
Dopo i chatbot anti-woke su richiesta del presidente americano Trump, anche Hollywood abbandona definitivamente la cultura woke.
Amazon MGM ha appena acquistato una sceneggiatura da Joe Eszterhas, regista di “Flashdance”, “Jade”, “Sliver”, “Showgirls” e “Basic Instinct”, con un accordo da 2 milioni di dollari per scrivere quello che ha definito un reboot “anti-woke”.
“Non credo nel woke e non credo nel politicamente corretto perché penso che non sia la verità, e mi piace che la verità venga detta,” ha dichiarato Eszterhas come si legge sul New York Times.
Il film che realizzerà per due miliardi di dollari sarà incentrato su storie provocatorie, segnando, quindi, una rottura con il passato che ha caratterizzato la scena hollywoodiana degli ultimi anni.
La nuova Hollywood anti-woke
Anche per l’amatissima sitcom americana irriverente South Park il woke è morto. I creatori Matt Stone e Trey Parker lo hanno dichiarato apertamente nella prima puntata della 27esima stagione, diventata virale per aver mostrato il presidente Trump che striscia nudo nel deserto.
Nello stesso episodio, Cartman perde ogni speranza dopo aver scoperto che il “woke” è finito. E il suo preside, un tempo politicamente corretto, abbraccia improvvisamente la religione e invita Gesù nella scuola pubblica.
Dopo che il presidente Trump ha fatto dell’eliminazione delle politiche D.E.I. (Diversità, Equità e Inclusione) uno dei suoi obiettivi principali, ora quasi tutti i grandi studi del cinema americano hanno accantonato quelle politiche.
Hollywood, che per decenni è stata allineata ai valori D.E.I, con le nuove regole ha portato un vento nuovo nella nota contea di Los Angeles.
E il New York Times rivela che non sono stati pochi gli sceneggiatori affermati che si sono lamentati perché esclusi dalle principali agenzie di talento.
Nel processo di “ricentramento” operato da Hollywood, alcune persone si sono improvvisamente sentite messe da parte. E questo ha portato a una sorta di contraccolpo, dove a fare da padrona sembra essere la domanda di mercato che è fortemente cambiata rispetto al passato dopo la rielezione di Trump.
Se il pubblico si sposta, quindi, anche Hollywood lo fa.

Un frame dell’episodio 1 della 27esima stagione di South Park
Cambia il vento
Non si può quindi negare che l’industria cinematografica per eccellenza non risenta delle inclinazioni politiche, dei risultati del botteghino, degli abbonamenti ai servizi di streaming.
Dopo l’uccisione di George Floyd nel 2020 Hollywood aveva sposato completamente i valori D.E.I, ma dal 2023 la direzione è cambiata per andare in direzione opposta.
Nelle agenzie di talenti, dove gli operatori di Hollywood vendono sceneggiature e progetti, gli scrittori queer di colore, per esempio, non sono più tanto richiesti.
Così, mentre personaggi di spicco come il megaproduttore Brian Grazer dichiarano di aver votato per Trump, un dirigente Disney al New York Times rivela che dopo aver seguito i valori di diversità e inclusione per anni in film come “Coco, “Red”, “Elemental” “Soul”, “Elio”, oggi quei lavori sembrano tutti uguali.
Intanto, Trump ha premiato artisti a sua detta “non woke” come Sylvester Stallone e la band KISS, escludendo quelli considerati “troppo liberali” o “troppo woke” dai Kennedy Center Honors.
E il recente episodio che ha visto protagonista Sydney Sweeney nella pubblicità dei jeans di American Eagle è un altro esempio di quanto la direzione politica in America influisca in qualsiasi mercato, non solo nell’industria del cinema.