
Questo articolo è il primo di un approfondimento in due parti sull’evoluzione del traffico esterno verso i siti d’informazione, spinta dal crescente uso degli assistenti virtuali basati su IA generativa per accedere alle notizie.
La seconda parte è stata pubblicata su Mediatrends il 9 luglio 2025.
Secondo un rapporto dell’agenzia di analisi e monitoraggio dati Similarweb, i riferimenti a siti di informazione forniti da ChatGpt stanno crescendo.
Eppure, il calo di traffico dovuto alla propensione a cercare informazioni su ChatGpt, quindi il reperimento delle notizie direttamente da strumenti di intelligenza artificiale, non è ancora controbilanciato.
I gruppi editoriali temono infatti che i chatbot, permettendo agli utenti di leggere direttamente i riassunti generati dall’IA, finiscano per sostituire le loro homepage e, quindi, togliendo visibilità alle testate stesse.
A questo si aggiunge l’ulteriore riduzione degli accessi dovuta alle nuove funzioni di Google basate sull’intelligenza artificiale.
Infatti, come scrive TechCrunch, dopo il lancio degli AI Overview di Google nel maggio 2024, il numero complessivo di ricerche che non hanno prodotto alcun clic verso i siti di news negli Stati Uniti è aumentato dal 56 % al 69% in un anno.
Di conseguenza, il traffico verso i siti di informazione è diminuito, passando da oltre 2,3 miliardi di visite nella metà del 2024 a meno di 1,7 miliardi nel maggio 2025.
Nel periodo compreso tra gennaio e maggio 2025, la percentuale di ricerca delle informazioni su ChatGpt è cresciuta del 212 %rispetto allo stesso periodo nell’anno precedente.
Tuttavia, l’aumento di visite ai siti delle testate guadagnato attraverso il chatbot di OpenAI – oltre a giovare in modo rilevante soltanto ad alcuni media e a contribuire alla perdita complessiva di afflusso di lettori sulle homepage dei giornali – non è paragonabile al traffico perso a causa degli strumenti IA di Google.

L’andamento del traffico verso i siti di informazione negli Stati Uniti tra gennaio 2024 e maggio 2025. Fonte: Similarweb.
Quanti sforzi, ChatGpt
Bisogna ammettere però che, almeno secondo Similarweb, negli Stati Uniti ChatGpt ha aumentato di 25 volte i riferimenti a siti di news nel fornire informazioni agli utilizzatori.
Un’impennata considerevole: da meno di un milione – nel periodo compreso fra gennaio a maggio del 2024 – a oltre 25 milioni nello stesso periodo del 2025.
Però, ChatGpt non è Google e, mentre prima per conoscere il contenuto di un articolo bisognava per forza cliccare su un link generando accessi a un sito, ora è evidente – e a tratti paradossale – che si possono citare delle fonti senza averle mai consultate.
E Google ha immediatamente pensato a un modo per rassicurare gli editori e quindi mantenere la propria posizione di motore di ricerca indiscusso.
Prima con la funzione Discover, che lo scorso anno ha convogliato un quarto del traffico esterno totale verso le testate, premiando contenuti originali e più leggeri e, di conseguenza, riuscendo a influenzare le scelte editoriali di alcune redazioni.
Poi introducendo Offerwall, uno strumento di monetizzazione per i gruppi editoriali.
Infine, stringendo proprio con il rivale un accordo per cui Google Cloud fornirà a OpenAI ulteriore capacità di calcolo da integrare con l’infrastruttura esistente per l’addestramento e il funzionamento dei modelli IA, secondo Reuters.
Difficile pensare che basti questo per risolvere la crisi del modello di business, ma è un tentativo.

I siti di informazione a cui ChatGpt fa più riferimento nelle sue risposte agli utenti. Fonte: Similarweb.
Benefici diversi
Alcuni siti, comunque, beneficiano maggiormente della crescita dei cosiddetti referral da parte di ChatGpt. In termini annuali, Reuters registra una crescita dell’8,9 %, il New York Post del 7,1 % e Business Insider del 6,5 %.
Il New York Times vede un modesto incremento del solo 3,1 %. Forse – o forse no – a causa di una ripicca per la causa intentata lo scorso anno, assieme ad altri otto giornali importanti, contro OpenAI e Microsoft.
Non a caso, il Guardian ha scelto la via del compromesso, siglando un accordo con la società guidata da Sam Altman proprio il giorno dopo aver fatto causa all’azienda canadese di IA Cohere per lo sfruttamento non autorizzato dei prodotti giornalistici e, dunque, violazione del copyright, assieme a 13 editori – fra cui Condé Nast, The Atlantic, Forbes Media e Politico.
Un solo vincitore
Ma a coronare questa crescita c’è proprio OpenAI, perché cercare le informazioni su ChatGpt è una pratica che si è più che raddoppiata negli ultimi sei mesi, mentre le visite al sito web sono aumentate del 52%.
Le questioni sul tavolo restano spinose e aperte. Almeno cinque sono particolarmente urgenti.
A fare accordi con le piattaforme di IA saranno sempre più grandi conglomerati di giornali, a discapito degli attori minori?
I social prenderanno il posto delle testate locali per l’informazione di prossimità?
Quali conseguenze ci saranno per i posti di lavoro del settore, che Sam Altman considera una ineluttabile necessità, come ha detto nella puntata del noto podcast del New York Times, Hard Fork?
Come si evolverà il modello di sostentamento economico dei giornali, già scosso dalla diffusione degli assistenti virtuali sugli smartphone?
E ancora, la propensione all’approfondimento degli utenti, tramite un metodo rigoroso di confronto delle fonti e di lettura comparata, verrà sempre di più delegato all’IA?
Continua su Mediatrends.