
Questo articolo è il primo di un approfondimento in due parti, incentrato sulla figura dell’amministratore delegato di Meta, Mark Zuckerberg.
Dalla vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali americane a novembre, molti capi d’azienda, specialmente nel mondo delle big tech, hanno adottato una comunicazione favorevole al presidente.
Molte società hanno stravolto i propri ideali riguardo ad argomenti sensibili – come sostenibilità o politiche inclusive – e preso decisioni strategiche per avvicinarsi all’amministrazione.
Tra tutti, però, Meta e il suo fondatore e amministratore delegato Mark Zuckerberg sono stati un caso eclatante.
Il creatore di Facebook è storicamente stato legato ai movimenti progressisti e liberali, dopo aver supportato il partito democratico e le sue istanze.
Da qualche mese a questa parte, però, Zuckerberg ha attuato un cambiamento radicale all’interno e ai vertici del suo gruppo, mentre a livello personale ha mostrato in maniera esplicita la sua apertura alla presidenza Trump.
Trasformazione che è stata raccontata in maniera dettagliata dalla giornalista esperta di Silicon Valley Hannah Murphy in un editoriale per il Financial Times.

Mark Zuckerberg, ad di Meta, nel 2019. Foto: Flickr.
Maga Mark
Un tempo impacciato e nervoso mentre rispondeva alle domande al Congresso, oggi Zuckerberg si mostra sicuro e spavaldo, ostenta la propria ricchezza, senza preoccupazione per il giudizio altrui.
Questa è l’essenza del cambiamento secondo l’opinionista del quotidiano inglese.
Ma non è solo questione di immagine.
Durante la campagna elettorale, il fondatore di Facebook ha organizzato diversi comizi e raccolte fondi per il candidato republicano, a cui spesso faceva visita nella residenza di Trump a Mar-a-Lago, in Florida.
Poi, a due settimane dal giuramento del 47esimo presidente, Meta ha preso una serie di decisioni opposte al suo passato liberal e progessista.
Il gruppo ha innanzitutto abbandonato i propri programmi di fact–checking esterno e indipendente, demolendo le iniziative per la moderazione dei contenuti.
All’interno dell’azienda, sono state abbandonate molte delle politiche tanto avverse al mondo Maga come quelle relative alla Dei, ossia diversità, equità ed inclusione.
Nel frattempo, Zuckerberg, ospite al podcast di Joe Rogan, ha affermato che le società stanno creando un mondo neutrale e che dovrebbero ritornare a dei concetti di mascolinità e forza.
Pochi giorni dopo, durante un’intervista con il comico e podcaster Theo Von, anch’egli vicino al movimento Maga, ha dichiarato di essere fan dell’impero romano – proprio come il proprietario di Tesla Elon Musk e lo stratega della comunicazione, Steve Bannon.
Murphy ha chiesto di poter intervistare l’ad di Meta, per avere dei commenti che potessero chiarire la contrapposizione con il suo passato.
Questo incontro è stato negato alla giornalista e Zuckerberg si è giustificato dicendo di preferire le interviste sui podcast piuttosto che sui media mainstream.

Foto: Unsplash.
Rivincita dei nerd
Così, il quotidiano inglese si è affidato alle parole di colleghi, conoscenti ed ex collaboratori di Zuckerberg, molti dei quali sotto anonimato per paura di subire ripercussioni.
Secondo alcuni di loro, il cambiamento è stato provocato dagli attacchi subito da parte del mondo accademico, gli attivisti e l’amministrazione Biden.
Un fattore fondamentale nel cambio di preferenze politiche, scrive il Financial Times, è stato il mancato invito a maggio 2023 al summit con i leader nel mondo dell’intelligenza artificiale, organizzato dall’allora presidente degli Stati Uniti Joe Biden.
Stando a queste dichiarazioni, la trasformazione in “Maga Mark” – appellativo nato negli Stati Uniti da qualche mese – è dovuta a una sorta di senso di rivincita.
Per altri invece la storia è tutta diversa.
A ogni costo
Nel film sulle origini di Facebook The Social Network, diretto dal regista David Fincher, uscito in sala nel 2010, si era già avuto un assaggio della nuova versione di Zuckerberg. Freddo e calcolatore, ossessionato dalla vittoria, a costo di rinnegare i propri – presunti – ideali.
Pur di raggiungere i propri obiettivi, si ricorda nel film, l’ad di Meta avrebbe deciso di utilizzare le idee dei gemelli Cameron e Tyler Winklevoss, che lo avevano inizialmente assunto come programmatore per il loro social network HarvardConnection.com, con principi simili a quelli del social di Meta.
I due avevano poi denunciato Zuckerberg per aver rubato loro l’idea di social network alla base di Facebook.
Per ingraziarsi una quantità maggiore di investitori e fondi, l’ad ha perfino deciso di abbandonare il suo migliore amico e co-fondatore di Facebook, Eduardo Saverin, preferendogli Sean Parker, fondatore di Napster, che vantava più agganci nel mondo della Silicon Valley e risorse.
È proprio ripercorrendo il suo passato che molti giornalisti hanno elaborato la seconda teoria riguardo alla recente evoluzione di Zuckerberg in Maga Mark: non si tratterebbe di un cambiamento, ma di una rivelazione.
Stufo di recitare la parte del calmo e misterioso fondatore di società di tecnologia in Silicon Valley, si è ricongiunto con la sua naturale propensione al cinismo e alla vittoria.
Continua su Mediatrends.