Media politics. La destra, nero su bianco

Di il 02 Giugno, 2024
L'analisi identitaria di Fratelli d'Italia partendo dai documenti programmatici e dal simbolismo che si legge sottotraccia

Il politologo ed ex deputato Carlo Galli ha dedicato un breve e denso saggio alla destra italiana, in particolare a quella salita al governo nel 2022 (La destra al potere, Raffaello Cortina Editore).

Galli affronta il tema in una prospettiva multidimensionale, analizzandolo da quattro angolazioni: il presunto legame con il fascismo, la proposta politica (intesa come identità), la genealogia intellettuale e le politiche (intese come policy).

In questa sede ci occuperemo del secondo punto, e in particolare vedremo come Galli “faccia parlare” i documenti programmatici di Fratelli d’Italia, un partito di formazione relativamente recente (2012), e come questi documenti presentino l’offerta politica del partito e la declinino attivando richiami simbolici che si modificano nel tempo.

I testi rivelano molto più di quanto comunemente si percepisca attraverso la comunicazione politica dei suoi leader o la mediazione della stampa e, per altro, Galli riconosce che il successo elettorale del 2022 è dovuto in gran parte all’efficacia personale di Giorgia Meloni.

L’identità di Fratelli d’Italia

Alla sua nascita, il partito si posiziona subito su posizioni radicali di destra sovranista e lepenista. Il testo elaborato per le elezioni politiche del 2013, Sfide per l’Italia, si basa sul tema della sovranità popolare sospesa dal governo tecnico di Mario Monti. Per inciso, le elezioni del 2013 vedranno la prima affermazione del Movimento 5 Stelle, l’altro partito considerato populista, che nel 2018 vivrà il definitivo exploit.

L’avversione ai governi tecnici si concretizza nella proposta dell’elezione diretta del capo dello Stato, in cui, spiega Galli, prevale l’istanza plebiscitaria sul momento della mediazione istituzionale. Il documento che accompagna il primo congresso di Fiuggi nel 2014 (In nome del popolo sovrano) è importante perché alcune posizioni sono più nette: troviamo ancora l’attacco ai governi tecnici, alla burocrazia europea (euro, Fiscal Compact, Mes) e all’immigrazione clandestina. Viene valorizzata la tradizione nazionale cristiana, che va difesa dall’islamismo e dal secolarismo.

Il secondo congresso, tenuto a Trieste nel 2017 (Tesi di Trieste), rappresenta un salto di qualità in termini di elaborazione intellettuale e, diremmo quasi, filosofica, poiché la forza della tradizione viene contrapposta alla moderna ragione illuministica, sostenendo che la destra si identifica pienamente con la Nazione.

Un discorso a parte merita Atreju, la manifestazione politica giovanile della destra, che esiste dal 1998. Atreju è il protagonista de La Storia infinita di Michael Ende, citato da Giorgia Meloni al congresso del 2014: è la difesa contro il Nulla che avanza, impersonato nel romanzo dal malvagio lupo Gmork. Scrive Galli: “C’è qui il nucleo più profondo della cultura di destra; un nucleo veicolato dal fantasy, in cui si esprime l’archetipo dell’eroe che da solo lotta per il Bene e la Verità, per salvare il mondo dalla menzogna e dal Male.”

Il fantasy è una presenza costante negli ambienti giovanili di destra, ed è importante non tanto come ideologia ma piuttosto come forma mentale per alleggerire l’impatto con la politica reale.

Giorgia Meloni e la vittoria nel 2022

Il programma elettorale del 2022 (Pronti a risollevare l’Italia), quello della vittoria, certifica che FdI è entrato nella configurazione finale: viene confermata la retorica populista, ma la postura è già governativa, le proposte di policy rassicuranti e trasversali, e gli impegni internazionali vengono confermati. Potrebbe essere il programma di un partito moderato cristiano, da “forza tranquilla” ma, conclude Galli, mantiene a basso volume le linee guida degli anni precedenti: “un conservatorismo riformista, spregiudicato a livello istituzionale, oscillante tra il corporativismo e il conformismo liberista in economia, pugnace a livello valoriale, entusiasta nella retorica.

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Alberto Paletta si occupa di comunicazione e relazioni istituzionali presso un gruppo finanziario. Pur attratto dalla politica attiva, preferisce dedicarsi a quella contemplativa. Milanese d'adozione e di elezione, un po' come Stendhal.