Foto copertina: gli speaker dell’evento Oltre il click del 5 novembre 2025 alla Fondazione Corriere della Sera. Da sinistra a destra: Michela Rovelli, giornalista del Corriere della Sera, Carlo Castorina, direttore di Mediatrends, Ferruccio de Bortoli, presidente della Fondazione Corriere della Sera, e Riccardo Terzi, Head of news partnerships Southern Europe di Google.
Ieri, lasciando la sala Buzzati della Fondazione Corriere della Sera, si avvertiva una diffusa sensazione di ottimismo riguardo al futuro del giornalismo, alle prese con i cambiamenti portati dall’intelligenza artificiale.
Per oltre un’ora, Carlo Castorina, direttore di Mediatrends, Ferruccio de Bortoli, presidente della Fondazione Corriere della Sera ed ex direttore del Corriere della Sera e del Sole 24 Ore, e Riccardo Terzi, Head of news partnerships per il Sud Europa di Google, hanno risposto alle domande di Michela Rovelli, giornalista del Corriere della Sera, nell’evento Oltre il click, che ha affrontato il rapporto tra media e IA.
Mediatrends continua il suo viaggio degli appuntamenti dal vivo a Milano, dopo aver fatto tappa ad Aedicola Lambrate, al museo del Risorgimento, alla libreria Feltrinelli in piazza Piemonte e al teatro del Borgo.
Per il suo quinto incontro, tenuto nella serata di mercoledì 5 novembre, Mediatrends è stata affiancata dalla Fondazione Corriere della Sera, che ha ospitato il panel nella sua sala e nel foyer gremiti.
Oltre agli ospiti sul palco e ai saluti istituzionali di Alessia Cappello, assessora allo sviluppo economico e politiche sul lavoro del Comune di Milano, è stato proiettato un video realizzato da Gianluigi Bonanomi, docente di digital marketing e IA generativa all’accademia Santa Giulia di Brescia e formatore per Fastweb Digital Academy.
Scelta obbligata
Fin dal primo intervento di de Bortoli, è stato chiaro che le trasformazioni portate dall’IA all’industria dei media non sono reversibili, né passeggere.
“I grandi quotidiani non hanno avuto paura dell’innovazione, grazie a una nuova generazione di giornalisti con competenze tecnologiche più avanzate della media di altri settori che hanno a che vedere con la rivoluzione dell’IA”, ha esordito il presidente della Fondazione Corriere della Sera, sottolineando la reattività del settore ai cambiamenti tecnologici.
Ed è proprio grazie a questa nuova leva di professionisti, consapevoli dell’ineluttabilità del fenomeno, che l’attività giornalistica ha scongiurato la possibilità di essere soppiantata dall’IA.
“L’uso di strumenti di IA affina l’informazione, ma non può essere una forma di pigrizia della nostra informazione”, ha sottolineato de Bortoli, ammonendo tuttavia sul fatto che, “per certi versi, il loro utilizzo si sta trasformando in una forma di pigrizia, perché questi servizi vengono impiegati in maniera abbastanza vile, ossia come un motore di ricerca più avanzato”.
La fiducia incondizionata nei chatbot da parte del giornalista è infatti uno dei cortocircuiti più diffusi e dannosi.
Come ha detto in un’intervista a Mediatrends Charlie Beckett, professore della London School of Economics, direttore del centro di ricerca per il giornalismo Polis ed ex giornalista di Bbc e Channel 4, “l’IA funziona meglio quando le si chiede di fare cose specifiche”, supervisionata dalle competenze specifiche del reporter o dell’editor.
La combinazione ha successo quando ogni parte del processo di selezione delle fonti e produzione del contenuto, integrata e affinata dall’IA, rimane comunque sottoposta allo stretto controllo del giornalista.

L’evento Oltre il click, organizzato da Mediatrends e ospitato dalla Fondazione Corriere della Sera il 5 novembre 2025, ha fatto registrare il tutto esaurito.
Dai giornalisti ai giornali
Ragionando in maniera induttiva, gli speaker sul palco sono passati dal particolare al generale. In questo caso, dal giornalista al giornale.
“È in crisi questa editoria, non quella del futuro. Ogni processo va accettato, compreso e, soprattutto, governato”, ha detto Castorina, che ha evidenziato come la diffusione dei chatbot e, ancora di più, degli strumenti di IA di Google – AI Overview e AI Mode – stiano più che dimezzando il traffico esterno verso i siti di informazione.
In realtà, ha precisato il direttore di Mediatrends, “non stanno uccidendo il traffico, ma la sua parte vuota, ossia i contenuti nati esclusivamente per motivi di Seo o clickbait. Questo dovrebbe essere un incentivo per tutte le redazioni a creare prodotti di qualità, in un momento in cui lo storico modello basato su pubblicità e click è in crisi”.
Secondo Castorina, “i modelli di business sostenibili in futuro si dovranno basare sulla collaborazione e non sulla competizione fra uomo e macchina. L’IA ha sempre più bisogno di contenuti di qualità, originali e credibili e questa è un’opportunità per i giornalisti”.
Lo dimostra il fatto che, nell’epoca dell’IA per tutti, l’unità di misura per garantire la visibilità di un contenuto editoriale si stia trasformando dalla Seo – la Search engine optimization, ossia la serie di parametri per uscire tra i primi risultati di un motore di ricerca – alla Geo, cioè la Generative engine optimization.
Questo secondo acronimo racchiude le linee guida per far sì che il link a un articolo sia incluso nelle fonti delle risposte dei modelli linguistici di IA generativa, come ChatGpt, Claude o Gemini.

La sede centrale di Google a Mountain View, in California. Foto: Wikimedia Commons.
Versione di Google
Diversa la posizione di Terzi sulla riduzione dei clic sui siti dei giornali causata dal motore di ricerca.
Il manager ha ribattuto che AI Mode e AI Overviews “negli ultimi 12-18 mesi, sono stati un inizio di risposta di Google al bisogno, espresso dagli utenti, di effettuare ricerche molto più complesse. Se 20 anni fa gli utenti cercavano tendenzialmente una parola sulla barra di Google, ora sviluppano interrogatori o domande all’interno delle nostre piattaforme”.
L’azienda si è quindi adeguata a questa richiesta, mettendo a disposizione le sue due nuove funzioni, che finora hanno riscosso successo.
“Guardando ai dati degli ultimi 12 mesi negli Stati Uniti, AI Overviews piace molto e aumenta l’ingaggio con Google”, ha precisato Terzi. “Rispetto a una versione di ricerca senza AI Overviews, genera circa il 10-15% di query in più”.
Sul tema del declino delle visite ai siti delle testate, il manager ha anche replicato che i dati di Google non mostrano un calo deciso.
Tuttavia, ha precisato, “all’interno di una situazione in cui il traffico ci sembra stazionario, ci sono siti che scendono e altri che salgono, ma questo dipende dalla loro linea editoriale”.
Il motore di ricerca, ha aggiunto Terzi, sta rispondendo a un’esigenza degli utenti di rispondere a domande a cui prima erano pane quotidiano di blog e testate specifiche.
Eppure il maggiore interesse dei lettori per argomenti specifici può giovare ai giornali menzionati dalle risposte dell’IA di Google.
“È più probabile che un utente davvero disposto a espandere la sua conoscenza sul tema visiti i siti citati, cioè le fonti da cui noi abbiamo preso l’anticipazione dei contenuti”. E lo fanno spendendo più tempo su quei contenuti editoriali.
“È davvero una fase sperimentale per Google, che però rimane impegnata a garantire che il web rimanga open“, ha specificato Terzi.

Foto: Flickr.
Non solo riassunti
Nel corso dell’evento, c’è stato spazio anche per il contributo video di Bonanomi, che ha raccontato due strumenti sviluppati da Google per l’attività giornalistica: Pinpoint e NotebookLM.
Il primo, lanciato nel 2020, aiuta nella fase di raccolta e selezione delle fonti, consentendo di caricare fino a 200mila documenti di vario formato – da immagini, a file audio, fino a email – e cercare frasi specifiche, parole chiave, persone e luoghi.
NotebookLM, invece, è più recente e rappresenta uno servizio importante per diverse testate.
Si tratta di uno strumento IA che permette di analizzare dei documenti caricati dall’utente e rispondere a domande in merito, generare riassunti e creare diversi contenuti interattivi, basati soltanto sulle fonti selezionate.
Finora, hanno firmato collaborazioni per utilizzare NotebookLM testate come l’Economist e l’Atlantic e nuovi editori dovrebbero aggiungersi a breve.

Foto: Canva.
Per il lettore
Una seconda relazione, oltre a quella tra il mondo dell’informazione e l’intelligenza artificiale, è stata al centro della conversazione alla Fondazione Corriere della Sera: il binomio fra giornale e lettore.
Con l’imporsi e l’istituzionalizzazione dei new media e la capacità di personalizzazione dei contenuti derivante dall’IA, la dieta mediatica è cambiata.
Categorie specifiche di pubblico cercano il proprio formato e le redazioni devono essere in grado di adattarsi, offrendo prodotti su misura – dai podcast alle newsletter – alle diverse nicchie.
I lettori dei giornali cartacei sono in diminuzione, ma “le società editrici sono state in grado di segmentare la propria offerta informativa, trasformando quel pubblico indistinto in tanti pubblici di settore, quasi personalizzati, quasi unici”, ha confermato de Bortoli.
Come l’impiego e lo sfruttamento dell’IA da parte dei media, anche l’evoluzione nel legame tra le testate e i propri lettori non è un’opzione, ma un percorso obbligato ricco di opportunità e in grado di spingere in alto il livello dell’informazione.
La qualità e la fiducia di questo rapporto saranno infatti indicatori fondamentali per determinare il valore di una testata e della sua offerta editoriale, in attesa di discuterne al prossimo evento di Mediatrends.




