GreenUpdates #1 – Teorie e pratiche di sostenibilità

Di il 06 Aprile, 2024

1.Un impatto che sia reale

L’evoluzione della CSR ha aperto le porte a nuovi impegni per le aziende nel mondo. La grande sfida risiede nell’esecuzione efficace o meno di queste pratiche. La sperimentazione gioca un ruolo fondamentale per una CSR d’impatto, con ricadute positive sia per le aziende che la implementano sia per quelle che monitorano esternamente queste attività, come gli investitori e le agenzie di rating ESG. Grazie alla sperimentazione le aziende, infatti, acquisiscono le conoscenze necessarie sugli effetti locali delle loro pratiche di CSR e le utilizzano per adattare queste su base continua, arrivando così a raggiungere concretamente gli obiettivi di sostenibilità prefissati. Creando una cultura organizzativa condivisa, capace di collegare la retribuzione dei dirigenti alla realizzazione degli obiettivi di CSR, ci si impegna per valorizzare l’importanza di queste pratiche anche oltre i loro effetti finanziari a breve termine. Proprio sul monitoraggio e la valutazione dell’impegno delle aziende sui temi di sostenibilità stanno prendendo vita nuove normative. La Securities and Exchange Commission (SEC) ha emanato ad inizio mese una nuova norma che richiederà alle società di comunicare dati su emissioni e di informare gli investitori sui fattori di rischio ed impegni in termini di clima. Questa nuova regola ha ricevuto critiche e apprezzamenti, in quest’ultimo caso dalle piccole e medie imprese dopo che la SEC ha deciso di fare marcia indietro su alcuni requisiti di rendicontazione. Un cruciale elemento di discussione a livello globale è la rendicontazione delle emissioni Scope 3, riferite a fornitori, collaboratori e più in generale alla catena di approvvigionamento di un’azienda. Molte società hanno scelto infatti di concentrare gli sforzi sulle proprie emissioni, piuttosto che su quelle dei propri fornitori e clienti (scope 3). Gli obiettivi nelle Scope 3, sicuramente più complesse, impongono la collaborazione della value chain necessaria per aumentare l’impegno sul clima. Nell’insieme, le azioni per mitigare e rendicontare l’impegno delle aziende verso la transizione e il clima sono molteplici e diversificate ma è necessario far sì che queste diventino sempre più concrete, condivise e reali verso il territorio, l’ambiente e le comunità, dove una leadership climatica ambiziosa da parte delle grandi aziende potrà svolgere un ruolo determinante.

 

2. Un percorso ancora lungo

L’Unione europea gode della legislazione verde più avanzata al mondo ma gli Stati membri non sono ancora sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi climatici. Il commissario europeo per il clima Wopke Hoekstra ha dichiarato che i Paesi dell’UE ridurranno le emissioni del 51% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, mancando dunque l’obiettivo fissato del 55%. Ma mentre la corsa globale alle tecnologie pulite si fa sempre più veloce, L’Unione europea sta lottando per concretizzare l’ambiziosa agenda sul clima in un settore industriale che soffre il peso dell’alta inflazione, delle tensioni commerciali e della crescente e statica regolamentazione. Il think tank sull’energia Ember ha rilevato che i piani nazionali non sono ancora sufficienti a soddisfare il fabbisogno di energia rinnovabile entro il 2030 per l’intera popolazione. Con l’avvicinarsi delle elezioni europee del prossimo giugno, i legislatori temono che le politiche verdi si trasformino in propaganda, con il rischio dunque di allontanarsi dall’urgente concretezza che richiedono. In questo contesto, le leggi UE sul ripristino della natura rischiano infatti di cadere a causa del ritiro del sostegno di alcuni Stati membri (in particolare Svezia, Paesi Bassi, Italia e di recente Ungheria mentre Austria, Belgio, Finlandia e Polonia hanno dichiarato che si asterranno) che non permetterebbero di raggiungere la maggioranza nel voto. Nello scenario globale, si assiste a diverse evoluzioni delle politiche green, promosse da un lato ma rallentate ed osteggiate politicamente da un altro. I repubblicani americani, ad esempio, mettono in atto la tecnica del bipensiero di George Orwell, sostenendo che le società che considerano i fattori ESG e che si uniscono alle alleanze industriali per il clima ignorano le esigenze dello sviluppo industriale ed economico dei mercati. Episodi come questi dimostrano quanto sia facile manipolare il linguaggio, negare fatti di base ed indirizzare dunque dibattiti e consenso politico a proprio favore nonostante, come ormai evidente dai principali studi a livello globale, i dati indichino l’urgenza di politiche rapide e concrete per il percorso di transizione.

 

3. Un 2023 da bollino rosso

 Secondo l’ONU il 2023 è stato l’anno più caldo mai registrato, con la comunità scientifica divisa tra chi pensa che si tratti di un’accelerazione della crisi climatica e chi invece pensa che le temperature toccate nell’anno appena passato siano in linea con le previsioni. In ogni caso tutti concordano sul fatto che gli eventi climatici estremi diventano sempre più comuni e intensi a causa del riscaldamento globale. Sono solo sette i paesi nel mondo che rispettano gli standar...

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