
Sembra che l’evoluzione degli Llm – i modelli linguistici di grandi dimensioni – sia sempre più veloce e soprattutto difficile da monitorare.
Secondo Axios, il Congresso degli Stati Uniti non sta gestendo questo dossier in maniera idonea ed evoca il bisogno di una strategia nazionale per invertire la marcia.
In un articolo, Jim VandeHei, amministratore della testata ed ex cofondatore di Politico, e Michael Allen, direttore esecutivo e ideatore della famosa newsletter Playbook – sempre di Politico – fanno il punto della situazione, richiamando al secondo dopoguerra, alla ricostruzione dell’Europa e allo sviluppo delle armi atomiche.
Secondo la testata americana, l’intelligenza artificiale rappresenta una sfida – e un’opportunità – molto più grande di quelle affrontate in precedenza dal Campidoglio.
E così, mettendo insieme mesi di articoli, ricerche e interviste, hanno esposto la loro proposta per gestire questa rivoluzione tecnologica.

Jim VandeHei, ad di Axios e cofondatore di Politico. Foto: Wikimedia Commons.
Nuovo piano Marshall
Come prima cosa, i due giornalisti affermano che non c’è bisogno di un totale cambiamento o una pesante regolamentazione.
Serve però fare chiarezza sulla direzione futura – in particolare considerando in maniera razionale i rischi – e su come si vuole arrivare all’obiettivo finale: la superintelligenza artificiale, un concetto che parte dall’idea di intelligenza artificiale generale – Agi – e la supera.
Per farlo, il piano proposto comprende quattro punti cardine.
Innanzitutto, per battere la Cina in questa corsa, gli Stati Uniti devono riallacciare i rapporti con i propri alleati tradizionali in campo tecnologico.
Se le nazioni condividessero più informazioni e creassero regole e catene di approvvigionamento comune, lo sviluppo verrebbe valorizzato e sarebbe molto più rapido.
Il Congresso deve anche preparare l’economia e il commercio al cambiamento radicale che si vedrà nei prossimi anni, in particolare per quanto riguarda i minerali, le terre rare e la costruzione di centri dati.
Allo stesso tempo, seppure esercitare una regolamentarizzazione troppo stringente non sembra una strada percorribile per il vantaggio strategico che offrirebbe al governo di Pechino, il monitoraggio resta comunque necessario.
Per questo, al Campidoglio, scrivono i vertici di Axios, ci sarebbe bisogno di una commissione bipartisan e bicamerale per tenere sotto controllo le novità e i cambiamenti nel settore degli Llm.
Infine, è fondamentale studiare come l’intelligenza artificiale influenzerà il mercato del lavoro per preparare i giovani a navigare gli impatti che ci saranno.
IA federalizzata
Per l’amministrazione americana, la regolamentarizzazione dell’IA è un punto cruciale.
Secondo le due firme, potrebbe avere conseguenze devastanti sulla gara alla superintelligenza con la Cina, provocando danni economici e tensioni geopolitiche rilevanti.
Al momento, al Senato degli Stati Uniti è arrivata una proposta di legge, passata con molta difficoltà alla Camera, che vieta ai singoli Stati di approvare leggi riguardo allo sviluppo e l’utilizzo di Llm per i prossimi dieci anni.
Intanto, però, diversi governatori stanno puntando forte su questa tecnologia per risollevare l’economia locale.
In Texas, per esempio, gli investimenti da parte del governo, le università e le aziende si stanno concentrando sull’intelligenza artificiale e la struttura necessaria al suo sviluppo.
Il governatore della Pennsylvania Joshua Shapiro, intanto, ha annunciato di aver da poco concluso un accordo da 20 miliardi con Amazon AI per costruire nuovi centri dati.
A Washington si preoccupano che oltre a sfruttare le opportunità economiche, i governatori decidano anche di operare contro le grandi aziende per rallentare questo fenomeno.
Quale minaccia
I singoli Stati in questo momento stanno guadagnando da questa rivoluzione tecnologica, garantendosi miliardi di dollari di investimenti, nuovi lavori creati dallo sviluppo delle infrastrutture e molto altro.
Intanto, l’IA sta creando opportunità, accessibili a tutti, in diversi campi, semplificando molti compiti giornalieri o l’accesso alle informazioni.
Insomma, difficile vedere aspetti negativi.
La vera sfida, comunque, sta per cominciare.
Per Dario Amodei, fondatore di Anthropic, è necessario adottare una visione più lungimirante perché, se adesso non è ancora chiaro l’impatto che l’IA avrà sulla vita umana, presto sarà evidente.
E il mercato del lavoro dovrà adattarsi per ammortizzare il forte contraccolpo.
I neolaureati potrebbero avere più difficoltà a trovare lavoro in molti campi perché le posizioni lavorative iniziali, dove i compiti tendono a essere più standardizzati e analitici, verranno svolte dall’IA.
La capacità umana sarà presto pareggiata e superata in molti aspetti dai chatbot.
Gli stessi programmatori non saranno più strettamente necessari, perché gli Llm migliorano sempre di più nella conoscenza dei codici informatici e della loro scrittura.

Dario Amodei, cofondatore e ad di Anthropic, all’evento TechCrunch Disrupt del 2023, a San Francisco. Foto: Flickr.
Co-esistenza
Per Amodei, se si vogliono minimizzare impatti devastanti, bisogna iniziare a prepararsi già da adesso.
I lavoratori devono poter richiedere e ottenere le competenze necessarie, anche attraverso processi di reskilling. Le aziende dovrebbero aumentare la consapevolezza dei propri dipendenti su questi temi.
Nelle scuole occorrerebbe insegnare come massimizzare l’utilizzo di questi strumenti.
È dunque necessario trovare una quadra in cui l’IA non sia l’agente principale, ma il mezzo attraverso il quale l’uomo compie le azioni.
I governi dovrebbero collaborare con le aziende per assicurarsi che questa tecnologia vada nella giusta direzione.
Le abilità umane sono uniche e per questo la coesistenza con l’IA è possibile, ma difficile. I rischi vanno minimizzati e le opportunità sfruttate.
Se l’eccessiva burocrazia potrebbe rallentare il progresso della tecnologia e le sue applicazioni, è comunque necessario trovare un compromesso – tanto discusso anche nell’Unione Europea – fra legislazione e sviluppo, perché l’unico obiettivo dell’IA sia quello di restare a servizio dell’essere umano, non minacciarlo.