
La redazione di Politico sfida la dirigenza. Lo scorso anno era stato chiuso un contratto sindacale che regolava l’utilizzo dell’intelligenza artificiale all’interno della redazione e includeva regole su come l’organo di stampa avesse potuto impiegare l’IA.
Ora il sindacato sostiene che le disposizioni sull’intelligenza artificiale contenute nel contratto siano state violate e si sta preparando a una controversia legale senza precedenti con la direzione.
L’esito potrebbe creare un precedente su quanto i giornalisti possano effettivamente avere voce in capitolo su come l’IA viene utilizzata nelle loro redazioni.
Insuccessi dell’IA
L’anno scorso, Politico ha iniziato a pubblicare notizie in tempo reale generate dall’intelligenza artificiale durante grandi eventi come la Convention nazionale democratica e i dibattiti per la vicepresidenza degli Stati Uniti.
E a marzo aveva lanciato una suite di strumenti di intelligenza artificiale chiamata Policy Intelligence Assistance per gli abbonati, sviluppata in collaborazione con la startup Capitol AI.
Rachel Loeffler, dirigente di Politico, aveva descritto l’iniziativa come “un’integrazione perfetta dell’intelligenza artificiale generativa con la nostra ineguagliabile competenza politica” secondo quanto si legge su Wired.
Oggi il sindacato di Politico sostiene che questi strumenti abbiano violato il loro contratto in diversi modi.
In particolare, l’accordo stabilisce che le pubblicazioni devono utilizzare l’IA in modo conforme agli standard etici giornalistici dell’azienda. E il sindacato si chiede se ci sia sempre una supervisione umana adeguata sul contenuto IA che Politico pubblica.
Casi latenti
Sempre secondo Wired, in un caso specifico, un riassunto live generato dall’IA ha usato dei termini per descrivere l’immigrazione che ai giornalisti sono vietati, in particolare: “migranti criminali”.
“Ci sono stati anche errori fattuali inseriti dall’IA”, sostiene Arianna Skibell, vicepresidente del sindacato per l’applicazione dei contratti.
Il sindacato fa riferimento anche a un altro caso, sostenendo che l’IA abbia attribuito azioni intraprese dall’amministrazione Biden a Kamala Harris. Un post che, successivamente, è stato sostituito con altre versioni senza errori, secondo l’analisi condotta da Wired.
“A Politico, non è possibile rimuovere completamente articoli scritti dai giornalisti senza passare attraverso una serie di approvazioni, fino ai vertici della redazione. Ma questo non è avvenuto per i riassunti live dell’IA”, afferma Ariel Wittenberg, presidente del sindacato e reporter del quotidiano americano.
Partendo da questi presupposti, il sindacato afferma, quindi, che i post generati dall’IA siano stati gestiti in un modo che viola le politiche concordate.
Per fare un altro esempio portato alla luce dal team di Wittenberg, i giornalisti del quotidiano nel 2022 avevano diffuso la notizia che la Corte Suprema aveva votato per annullare la sentenza Roe v. Wade, ma un articolo sui diritti all’aborto generato dallo strumento Policy Intelligence Assistance nel marzo 2025 è stato scritto come se il diritto costituzionale fosse ancora in vigore.

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Richiesta sindacali
“L’azienda è tenuta a darci un preavviso di 60 giorni per qualsiasi uso di nuova tecnologia che avrà un impatto materiale e sostanziale sulle mansioni lavorative dell’unità negoziale”, dice Ariel Wittenberg, sostenendo che il sindacato non abbia ricevuto né il preavviso né l’opportunità di negoziare sull’introduzione dell’IA da parte di Politico.
“Questa non è solo una disputa contrattuale, è una prova per capire se i giornalisti abbiano voce in capitolo su come l’IA viene utilizzata nel proprio lavoro. In assenza di regole, i contratti sindacali rimangono uno dei pochi quadri applicabili per la responsabilità dell’IA su scala nazionale”, spiega Jon Schleuss, presidente di Newsguild.
La portavoce di Politico, Heather Riley, sostiene che la pubblicazione “prende sul serio gli obblighi derivanti dal suo accordo di contrattazione collettiva” e “continuerà a onorare tali obblighi, abbracciando al contempo rapidamente tecnologie trasformative come l’IA che rivoluzioneranno il modo in cui il nostro pubblico consuma notizie e informazioni”.
Da una parte, quindi, ci sono le redazioni che “assumono l’IA” e i giornalisti utilizzano il machine learning e l’intelligenza artificiale nel loro lavoro quotidiano.
In altri casi, però, qualcosa è andato storto, come quando il sito di notizie tecnologiche Cnet ha pubblicato articoli generati dall’IA pieni di errori che sono stati definiti un “disastro giornalistico” dal Washington Post.
Così, mentre le case editrici si schierano in primo piano nella corsa all’IA per integrare strumenti intelligenti ancora più potenti e pervasivi nelle redazioni, ci sono casi in cui giornalisti e reporter hanno poca voce in capitolo su come questa tecnologia venga adottata, in certi casi screditando anche il proprio lavoro.
Proprio come è successo con Politico.
Ora, questa battaglia appena avviata potrebbe cambiare la situazione, creando un precedente in tutto il settore.
“Rimaniamo fiduciosi di poter raggiungere un qualche tipo di accordo”, conclude Skibell. “Ma siamo anche pronti a lottare.”