Una start up vuole comprare l’iconico uccellino blu dei tweet

Di il 22 Dicembre, 2025
Operation Bluebird ha chiesto di cancellare il brevetto Twitter. Se l'operazione nostalgia andasse in porto, nel panorama informativo emergerebbe un nuovo competitor, pronto a ospitare gli utenti ma soprattutto i brand
Foto copertina creata con Sora.

Operation Bluebird ha chiesto di cancellare il brevetto Twitter.

La start up della Virginia ha presentato una petizione presso l’Ufficio Brevetti e Marchi degli Stati Uniti, chiedendo all’agenzia federale  di cancellare il marchio legato alle parole “Twitter” e “tweet”, dopo il cambio di nome della piattaforma voluto dal suo proprietario Elon Musk.

Accanto al cambio di nome, infatti, è avvenuta una rivoluzione nell’identità visuale del brand, che ha portato all’abbandono permanente dell’uccellino blu.

Nonostante ancora si senta circolare nel linguaggio comune la parola “tweet”, la X Corporation ha ormai preso una via ben distante dalla storia del social.

Foto: Unsplash.

Tale proprietario, tale social

Operation Bluebird ha un progetto chiaro in mente: appropriarsi del brevetto Twitter, dopo che è stato dismesso da Musk.

Il fondatore Michael Peroff ha detto ad Ars Technica che quello che vogliono comprare non è solo un nome: ma un brand. La questione si fa interessante perché se dal punto di vista legale Peroff, che è un avvocato, saprà come giocare le proprie carte, sotto il profilo dell’uso sociale delle piattaforme, le evoluzioni sono imprevedibili.

Ma è davvero possibile riportare in vita Twitter?

E con quali caratteristiche, dato che il mondo dell’informazione è stato rivoluzionato nell’ultimo decennio?

Per oltre dieci anni, come ha scritto il Reuters Institute dando il proprio commiato al social dei cinguettii, Twitter è stato un punto di riferimento per il giornalismo.

La realtà non era senza ombre: già diversi utenti si lamentavano del grado di disinformazione e della mascolinità imperante che circolava nel dibattito sul social.

Nel frattempo, dal 2012 al 2022 molte cose sono cambiate.

Social come Instagram e YouTube sono cresciuti, TikTok è sorto come nuovo competitor e dopo la pandemia il mondo si è iperdigitalizzato.

La rivoluzione dell’intelligenza artificiale ha cambiato le regole di ingaggio, e conflitti come quello ucraino hanno visto potenziarsi fenomeni come il citizen journalism  con una rivitalizzazione dei contenuti bellici, ma anche in tempi di pace si è assistito al crescente reclutamento di influencer a fini propagandistici, come nel caso cinese.

Poi è arrivato Musk, che con 44 miliardi di dollari ha acquistato Twitter nel 2022.

Nel frattempo, ha tentato di modificare la piattaforma a sua immagine e somiglianza, con tutto il portato di conflitti di interesse relativi alla sua alleanza con il DOGE.

Ha scelto di eliminare le Community Notes, sull’ondata del generale rigetto del fact-checking dopo le elezioni americane, e ha dovuto gestire le dimissioni dell’amministratrice delegata Linda Yaccarino, cercando contestualmente un esperto di pubbliche relazioni.

Ma nonostante le difficoltà, competitor come Threads o Bluesky si stanno solo lentamente avvicinando a pari livello, perché la legacy costruita dall’ex-Twitter sta ancora giovando Musk.

Donald Trump e Elon Musk al Kennedy Space Center nel 2020. Foto: Flickr.

Il segreto del successo

In attesa che la vicenda trovi una conclusione, è inevitabile chiedersi che cosa sia veramente un brand e quali siano i segreti del successo di una piattaforma.

Se X non è più Twitter, perché ha assunto il nuovo corso del suo proprietario, significa che gli utenti si sono passivamente adattati al nuovo stato di cose?

Significherebbe che una piattaforma è soltanto un’infrastruttura tecnica, e che è destinata a perdurare sulla scorsa del successo acquisito negli anni precedenti.

E si dedurrebbe che c’è una resistenza inerziale e acritica allo sviluppo dell’ecosistema digitale: una conclusione poco plausibile se si pensa a come le abitudini di consumo dell’informazione siano cambiate, trasferendosi repentinamente dai giornali di carta ai social media – neanche alla loro versione digitale.

Ma l’obiettivo di Bluebird sembra essere un altro, e probabilmente non ha niente a che fare con la qualità del dibattito pubblico, e più con la volontà di attrarre gli utenti in un unico posto ed esporli a nuova pubblicità.

Secondo Peroff, infatti, il marketing è riluttante a passare da X per via del clima che si respira sulla piattaforma, eppure sono bloccati lì perché non hanno un posto dove andare.

Si legge su Wired che mentre il Threads di Meta ha iniziato a testare gli annunci all’inizio di quest’anno, solo di recente ha raggiunto la scala—circa 400 milioni di utenti attivi mensili—che Twitter aveva al momento dell’acquisizione da parte di Musk. Né Mastodon né Bluesky, che sta scommettendo sul fediverso, hanno al momento alcuna pubblicità.

Il successo dell’operazione potrebbe largamente dipendere dalla scelta consapevole degli utenti.

A prescindere dalle conseguenze sul concetto stesso di proprietà intellettuale, basta davvero acquistare il brevetto Twitter, un nome e un simbolo, per accreditarsi come piattaforma meritevole di fiducia?

L’operazione di Operation Bluebird vuole fare leva sulla nostalgia e su un irrazionale sentimento di attaccamento. Ma del resto, c’è forse poco di razionale nelle scelte che stiamo compiendo ogni giorno per la nostra dieta mediatica.

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Ludovica Taurisano
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Ludovica Taurisano è dottoranda di ricerca in Global History and Governance per la Scuola Superiore Meridionale di Napoli, con un progetto di ricerca sull’editoria popolare e l’informazione politica negli anni Sessanta e Settanta. Con una formazione in teoria e comunicazione politica, si è occupata di processi di costruzione dell’opinione pubblica; ha collaborato con l’Osservatorio sulla Democrazia e l’Osservatorio sul Futuro dell’Editoria di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli. Oggi è Program Manager per The European House – Ambrosetti. Scrive di politica e arti performative per Birdmen Magazine, Maremosso, Triennale Milano, il Foglio, Altre Velocità e chiunque glielo chieda. Ogni tanto fa anche cose sul palco.