
Questo articolo è il secondo di un approfondimento in due parti, incentrato sulla figura dell’amministratore delegato di Meta, Mark Zuckerberg.
La prima parte è stata pubblicata su Mediatrends il 25 giugno 2025.
Negli ultimi anni, nonostante i suoi social media rimangano tra i più utilizzati, Meta ha rischiato di perdere parte del suo appeal.
Facebook era – è ancora – in declino, senza la freschezza e l’attrattività di un tempo, in particolar modo verso le generazioni più giovani.
Tiktok si è rivelato un competitor senza precedenti per Instagram, che, nonostante la sua fama, ha dovuto condividere parte del suo pubblico e cederne altro.
Twitter, una volta acquistato da Elon Musk e diventato X, ha ottenuto grande successo – mantenendosi, nonostante l’eliminazione del sistema di fact-checking e il trattamento di favore riservato alle personalità e ai contenuti di estrema destra, il social per antonomasia della discussione politica e dei politici.
In questo scenario in rapida evoluzione, Meta ha provato a giocare la carta Threads, che però non sta soddisfando le aspettative.
In questo scenario affollato, il metaverso, su cui Zuckerberg aveva puntato forte e aveva grandi piani futuri, non sta riuscendo a ottenere il successo sperato e sta rimanendo un progetto dall’impatto più che trascurabile.
A complicare ulteriormente lo scacchiere è infine sopraggiunta l’intelligenza artificiale generativa e la rivoluzione dei chatbot.
La sfida dell’IA Zuckerberg non vuole perderla.

Foto: Flickr.
Mani al portafoglio
Dopo aver rivoluzionato la sua immagine e aver completato la trasformazione in Maga Mark, l’ad di Meta ha rivoluzionato la strategia per competere con OpenAI e gli altri giganti dell’intelligenza artificiale.
Non avendo le risorse interne necessarie a livello di programmazione ha deciso di guardare al di fuori della propria azienda – in maniera simile ad Apple, altro grande gruppo del tech rimasto indietro sui servizi basati sull’IA, alla ricerca di un accordo con il motore di ricerca Perplexity.
Per farlo è necessario trovare talenti, che sono però, per la maggior parte, già impegnati in altre società.
Pertanto, come rivelato da Sam Altman, amministratore delegato di OpenAI, Zuckerberg ha messo mano al portafoglio e offerto assegni fino a 100 milioni di dollari per reclutare i più importanti programmatori di ChatGpt.
Quando le clausole di non concorrenza e i veti da parte delle controparti entrano in gioco, la soluzione dell’ad di Facebook è semplice, scrive l’Economist.
Non potendo raggiungere gli individui, si vira verso l’acquisizione dell’intera organizzazione.
Seguendo questo principio, il 12 giugno, Meta ha annunciato l’acquisto del 49% di ScaleAI per 14,8 miliardi di dollari.
L’operazione mirava anche ad assicurarsi uno dei migliori talenti nel campo dell’intelligenza artificiale: Alexandr Wang, fondatore della startup.

Il logo di Meta AI. Immagine: Wikimedia Commons.
Trio delle meraviglie
Intanto, ci sono state due altre grosse novità nel mondo dell’IA.
Zuckerberg sta provando ad assumere Nat Friedman e Daniel Gross, imprenditori della Silicon Valley e investitori della venture capital Nfdg, considerata da molti esperti come la più lungimirante nel settore.
La formazione di questo trio, capitanato da Wang, insieme a Friedman – ex amministratore delegato di GitHub – e Gross – già amministratore delegato di Safe Superintelligence, una startup di IA che lo stesso Zuckerberg ha provato senza successo ad acquisire –, potrebbe dare luogo a un cambiamento rilevante nella rivoluzione dei chatbot e un grande vantaggio tecnico per Meta.
I due investitori, a differenza del fondatore di ScaleAI, sarebbero intrigati dall’offerta di Zuckerberg non soltanto perché mossi dal denaro e dalla forza del gruppo di Facebook.
Quello che potrebbe convincerli, secondo l’Economist, è anche la determinazione e la voglia di primeggiare di Zuckerberg, soprattutto in tempi di cambiamenti così profondi nel campo del digitale.
E il fondatore di Facebook – nel bene o nel male – sta dimostrando di voler vincere ancora. Di nuovo, a ogni costo.