
Foto copertina: il primo ministro del Regno Unito, Keir Starmer, e la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in un incontro bilaterale a Palazzo Chigi, a Roma, nel 2025. Foto: Flickr.
Giorgia Meloni lo avrebbe capito con largo anticipo. Per vincere le prossime elezioni nazionali non bastano programmi e leadership, serve un team di comunicazione ancora più forte.
È in questa cornice che si inserisce il nome di Gian Marco Chiocci, direttore del Tg1, indicato dal Foglio come possibile nuovo portavoce della premier.
La notizia ha fatto rapidamente il giro delle redazioni, alimentando il dibattito su un cambio di passo a Palazzo Chigi.
Chiocci ha subito raffreddato le indiscrezioni, parlando di “chiacchiere” e ribadendo di stare bene al Tg1. Nessuna investitura ufficiale, insomma, almeno per ora.
Precedente
Il ruolo che Meloni vorrebbe affidargli non è nuovo. Nel marzo del 2023 era stato Mario Sechi a ricoprire un incarico simile. Si trattava, in quel caso, il capo ufficio stampa della presidenza del Consiglio.
Un’esperienza durata appena tre mesi.
L’attuale direttore di Libero aveva lasciato l’incarico dopo tensioni interne, in particolare con la segretaria personale della premier, Patrizia Scurti, e dopo le critiche piovute sulla gestione della conferenza stampa di Cutro, dove si era verificato il naufragio che aveva causato la tragica morte di almeno 94 persone.
Team di comunicazione
L’arrivo di Chiocci, se confermato, andrebbe a rafforzare una squadra in cui sono già centrali Fabrizio Alfano, il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari e Tommaso Longobardi, quest’ultimo punto di riferimento per la comunicazione digitale.
Resta da capire quale ruolo concreto potrebbe ritagliarsi Chiocci in un meccanismo delicato come quello di Palazzo Chigi.

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni a Lampedusa. Foto: Wikimedia Commons.
Interrogativi e possibilità
Evitare gli scontri interni che hanno segnato l’esperienza di Sechi sarà il primo passo, perché il rapporto con l’entourage della premier – Scurti e Giovanna Ianniello in primis – resta decisivo.
Poi ci sarà la sfida del peso politico: Chiocci potrà davvero incidere come fece Rocco Casalino con l’ex premier e attuale presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte? Avrà quella libertà di azione che era stata negata a Sechi?
E infine il nodo dei linguaggi: un profilo istituzionale può bastare, o servirà affiancarlo a figure più giovani esperte di new media, per rafforzare il lavoro già avviato da Longobardi?
In gioco non c’è solo un portavoce, ma il controllo della narrazione che accompagnerà la presidente del Consiglio fino al voto.