
Nell’era della condivisione su Instagram, per la media company digitale statunitense Doing Things non tutti i canali sono uguali. Per raggiungere davvero la verità, i direct message contano più dei like.
Il vice-presidente dell’area creativa della stessa Doing Things, Sam Graviet, ha raccontato a Business Insider che la società si è adeguata alle nuove politiche di Instagram, secondo cui la misura del successo di un post non deriva più soltanto da metriche come il reach, i like, o il numero delle volte in cui viene salvato.
A fare la differenza, per l’algoritmo, è ora una condivisione più diretta: l’invio attraverso i dm, cioè il servizio di messaggistica su Instagram.
I like non bastano più a misurare il successo di un post.
Quello che conta, per il successo dei creator, è il numero di volte in cui un post viene direttamente inoltrato tramite la messaggistica su Instagram.
Regole auree
Adam Mosseri, a capo di Instagram, compare spesso sui social per condividere le regole del successo sulla piattaforma che gestisce e che è pronta a prendere il posto di TikTok nel caso di mancato accordo con l’amministrazione americana.
Ospite di podcast di successo come Build Your Tribe di Brock Johnson, Working Hard di Grace Beverley, è stato di recente intervistato anche dal famoso e giovanissimo giornalista francese Hugo Décrypte e dall’italiana Diletta Leotta.
Nelle ultime uscite, ha ribadito tre regole auree della condivisione su Instagram.
Mosseri ha elencato tre direttive di evoluzione della piattaforma.
Innanzitutto, il feed sarà sempre più importante delle storie.
A creare il contenuto che fa la differenza in termini di esposizione sono infatti i post sulla propria bacheca.
Ma questo non basta.
È bene non solo che i post ricevano interazioni come like o commenti, ma che vengano inviati tramite la funzione di messaggistica per aumentare il tasso di circolazione.
Infine, i testi che accompagnano i post dovranno sempre di più seguire regole di coerenza simili alla produzione della Seo, perché il team di Meta è alle prese con l’ottimizzazione della funzione di ricerca.
Anche l’amministratore delegato Mark Zuckerberg ha scelto un podcast per condividere questi aggiornamenti.
Su Stratechery di Ben Thompson, l’ad ha infatti specificato che “la vera interazione è quando trovi qualcosa di interessante e la condividi in chat con i tuoi amici”, alludendo anche all’altro social di proprietà di Meta, cioè WhatsApp.
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I prompt di Doing Things
Le indicazioni sono chiare tanto ai creatori quanto alle agenzie che li gestiscono.
Per Doing Things la condivisione su Instagram è più probabile se i video stimolano le persone a parlarne anche in spazi privati come i gruppi di famiglia.
Doing Things usa prompt come: “Qual è la cosa che ti irrita di più”, declinandolo in vari modi, per esempio “La cosa della tua famiglia che ti infastidisce di più”, per suscitare una reazione emotiva nei primi secondi del video e generare un impulso all’invio ad altre persone.
Anche video che ricreano scene di vita vera e luoghi comuni, come sul posto di lavoro o con i propri animali di compagnia, tendono a essere condivisi con frequenza e generano milioni di follower sugli account.
“Serve un gancio che fa guardare il video per intero, ma che già all’inizio ti pone in connessione con qualcun altro”, ha detto Graviet.