Dal web alle strade: l’impatto delle fake news sui reati d’odio

Di il 05 Aprile, 2024
Qual è l’impatto della diffusione delle teorie del complotto sui crimini che avvengono nelle nostre città? Esiste una connessione tra la paura e la rabbia alimentate online da queste narrazioni e le aggressioni, le violenze e i pestaggi nella realtà effettiva?

Immaginate un mondo oscuro e segreto, dove le élite si muovono nell’ombra, tra politici corrotti e celebrità di Hollywood. Personaggi potenti che non si accontentano di una vita ordinaria: bramano qualcosa di più. Qualcosa di soprannaturale. I bambini sono la loro risorsa più preziosa. Li rapiscono, li nascondono e poi prelevano il loro sangue. Ma non è solo il sangue che cercano. È qualcosa di più profondo, di più misterioso: l’adrenocromo. L’adrenocromo è una sostanza che si ottiene dall’ossidazione dell’adrenalina nel sangue dei bambini. Un elisir di giovinezza, scrivono alcuni. Si dice che rallenti l’invecchiamento e fornisca un’energia sovrumana. Ma a quale costo? Stanze buie, grida soffocate, anime innocenti sacrificate per un segreto che in pochi conoscono. E mentre il mondo resta ignaro, queste élite continuano a procurarsi il loro prezioso adrenocromo. Chi sono davvero i membri di queste élite? Cosa li spinge a compiere tali atti orribili? E cosa succede quando la verità viene svelata?

Il Piano Kalergi è invece uno di quei misteri che si insinuano nelle pieghe della storia europea e il nome stesso del suo ideatore, Richard Nikolaus Di Coudenhove-Kalergi, risuona come un enigma. Nel corso della sua vita, questo politico e filosofo austriaco ha tessuto una tela intricata per sostituire le popolazioni europee con immigrati africani e asiatici.

Nulla di tutto ciò è vero. L’adrenocromo viene legalmente prodotto nei laboratori farmaceutici e Richard Nikolaus Di Coudenhove-Kalergi fu in realtà un pioniere dell’Unione Europea. Il prelievo di sangue di bambini per ottenere l’adrenocromo e il Piano Kalergi sono solo due delle numerose teorie del complotto diffuse online. Una teoria del complotto è una spiegazione alternativa di eventi o situazioni in toto o in parte effettivamente esistenti spesso basata su ipotesi non verificabili o costruita in assenza di prove concrete. Le teorie del complotto implicano spesso manipolazioni segrete, cospirazioni o interessi nascosti da parte di gruppi di potere. La segretezza dei cospiratori è una componente importante, perché in qualche modo giustifica la mancanza di prove concrete o l’impossibilità di dimostrarne il fondamento. Le teorie del complotto sono una delle forme di inquinamento informativo che caratterizza la comunicazione digitale contemporanea.

Queste narrazioni si diffondono online per diversi motivi. Gli algoritmi dei social media favoriscono la circolazione di contenuti controversi e carichi di emozioni, aumentando la visibilità di teorie sensazionalistiche. Inoltre, la disinformazione si propaga rapidamente online grazie alla facilità con cui le informazioni possono essere condivise senza verifica. Gli utenti tendono a rimanere in quelle che vengono definite camere dell’eco cioè situazioni in cui ciascuno seleziona e ascolta solo le notizie e i commenti con cui già concorda, che ripetono quindi ciò che già crede, esponendosi solo a opinioni che rafforzano le proprie credenze. La sfiducia nelle istituzioni e la scarsità di fact-checking rendono queste teorie più credibili. Inoltre, il vasto e decentralizzato spazio di internet rende difficile controllare e moderare i contenuti, facilitando la diffusione di teorie complottistiche e disinformazione.

La ricerca scientifica mostra come la diffusione di simili teorie costituisca una minaccia per la coesione sociale e la salute democratica. Alimentano la polarizzazione, le teorie complottistiche erodono la fiducia nelle istituzioni e possono avere gravi conseguenze sulla salute pubblica e l’economia. Sfruttano le emozioni e le paure delle persone, si diffondono facilmente online e possono essere strumentalizzate per scopi politici o economici.

Ma qual è l’impatto della diffusione delle teorie del complotto sui crimini che avvengono nelle nostre città? Esiste una connessione tra la paura e la rabbia alimentate online da queste narrazioni e le aggressioni, le violenze e i pestaggi nella realtà effettiva? Questa è una delle domande alle quali sta provando a rispondere il progetto di ricerca internazionale FERMI.

FERMI è un progetto Horizon Europe, il programma quadro dell’Unione Europea per la ricerca e l’innovazione, finanziato dalla Commissione Europea. Grazie alla cooperazione tra università, forze dell’ordine, centri di ricerca e aziende tecnologiche, FERMI mira a sviluppare tecnologie per rilevare e monitorare il modo in cui le varie forme di disinformazione si diffondono, sia in termini di luoghi che all’interno di diversi segmenti della società, e per mettere in atto contromisure di sicurezza pertinenti ed efficaci.

Insieme ai colleghi Michael Lo Giudice e Ali Shadman, ricercatori presso Transcrime, il centro interuniversitario su criminalità e innovazione dell’Università Cattolica, abbiamo sviluppato una serie di modelli di deep learning per predire l’impatto della diffusione di una serie di teorie complottistiche sui reati d’odio nelle città degli Stati Uniti che, a differenza delle città italiane, rendono i dati sulla criminalità disponibili e facilmente consultabili ai ricercatori e ai cittadini.

I modelli di deep learning possono analizzare grandi quantità di dati raccolti dai media digitali e da altre fonti online per identificare pattern e correlazioni tra la diffusione di teorie del complotto e l’aumento dei reati d’odio. Attraverso l’apprendimento automatico, questi modelli sono inoltre capaci di riconoscere tendenze, sentimenti e argomentazioni specifiche che potrebbero influenzare comportamenti criminali. Analizzando queste dinamiche nel tempo, i ricercatori possono prevedere dove e quando i reati d’odio potrebbero aumentare in risposta alla diffusione di teorie complottistiche.

Fig.1 – Esempi di comparazioni tra il numero di reati effettivamente avvenuti e le predizioni dei modelli

La ricerca è ancora in corso, ma i risultati preliminari del progetto indicano che i modelli sono in grado di predire i crimini con maggiore accuratezza quando si tiene in considerazione la diffusione di alcune teorie del complotto. Questi risultati suggeriscono che questa forma di disinformazione abbia un collegamento effettivo con i reati d’odio che avvengono offline. Questo è vero per alcune teorie del complotto, ma non per tutte. Per esempio, la teoria complottista sull’adrenocromo contribuisce a spiegare i reati d’odio registrati in Michigan, uno stato centro-occidentale degli Stati Uniti. Altre forme di complottismo, invece non hanno nessun effetto.

Fig.2 – Andamento temporale delle ricerche online per la “teoria dell’adrenocromo” e i reati d’odio in Michigan

Questi risultati, per quanto preliminari e bisognosi di ulteriori conferme empiriche, dipingono un quadro oscuro e inquietante di come la disinformazione e le teorie del complotto possano influenzare il mondo reale, non solo distorcendo la percezione della realtà ma anche potenzialmente alimentando azioni violente come i crimini d’odio. Questo scenario sottolinea l’importanza di combattere la disinformazione attraverso la ricerca, l’istruzione e lo sviluppo di tecnologie capaci di identificare e contrastare la diffusione di false narrazioni.

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Alberto Aziani è ricercatore di Criminologia presso la Facoltà di Scienze Politiche e Sociali dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e ricercatore a Transcrime, centro interuniversitario su criminalità e innovazione. I suoi principali temi di ricerca sono i crimini transnazionali, il crimine organizzato, i mercati illegali, i flussi finanziari illeciti, i modelli predittivi del crimine. Su questi temi, ha pubblicato numerosi articoli scientifici e ha sviluppato studi finanziati da organizzazioni internazionali e sovrannazionali. alberto.aziani@unicatt.it X:@AlbertoAziani