L’Observer su internet dopo 233 anni

Di il 03 Maggio, 2025
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Dopo l'acquisizione da parte di Tortoise Media, startup che ha soltanto sei anni di vita, il nuovo proprietario punta a salvarne le sorti con il primo sito web, pur mantenendone il cartaceo

Il quotidiano della domenica più antico del mondo, The Observer, è stato acquisito da una startup, Tortoise Media, che ha in mente un piano preciso: dopo 233 anni, far sbarcare il giornale nel mondo del web.

Sembra fantascienza, eppure l’Observer ha resistito sinora alla tentazione dell’online. Ora ci penserà una startup nata da soli sei anni a decretare le sorti della testata, a quanto pare in perdita, secondo quanto si legge sull’Economist. Ha iniziato dotandola di un sito web mentre il nuovo proprietario del giornale trascina l’azienda fuori dal XVIII secolo e la proietta nel XXI.

James Harding, co-founder Tortoise Media. Foto: Tortoise Media.

Lunga storia

Il primo numero dell’Observer risale al 4 dicembre 1791, quando alla direzione c’era il fondatore W. S. Bourne, che per aprire la testata aveva chiesto 100 sterline in prestito, convincendo i suoi creditori che avrebbe fatto velocemente fortuna.

In realtà non è andata così: tre anni più tardi l’azienda aveva accumulato debiti per 1.600 sterline, situazione che ha spinto lo stesso Bourne a cercare acquirenti fra i gruppi antigovernativi londinesi.

Il tentativo, però, non aveva portato i frutti sperati, e per salvare il giornale è stato necessario l’intervento economico del fratello di Bourne, che voleva vendere la testata al governo.

Quest’ultimo ha rifiutato di acquistarlo, ma non si è tirato indietro di fronte alla possibilità di far avere contributi al giornale per influenzarne la linea politica e soprattutto per evitare gli editoriali di oppositori come Tom Paine, Thomas Spence, Francis Burdett e Joseph Priestley sulla rivista.

Nel 1814, l’Observer è stato acquisito da William Innell Clement, che allora controllava anche il Morning Chronicle, Bell’s Life in London e The Englishman e ha proseguito sulla linea favorevole alle posizioni del governo per ottenere in cambio i finanziamenti statali.

Nel 1857, il direttore Lewis Doxat era andato in pensione lasciando l’incarico a Joseph Snowe: sotto la sua guida, però, la diffusione dell’Observer è calata drasticamente, anche per effetto della decisione di schierarsi con i nordisti durante la Guerra civile americana.

Così, nel 1870 la proprietà del giornale è passata nelle mani di Julius Beer, che alla morte, nel 1891, lo ha lasciato al figlio Frederick.

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Foto: Flickr.

Da Harmsworth al Guardian

Nel 1911, dopo un breve passaggio sotto il controllo di Alfred Harmsworth – che lo aveva acquisito nel 1905 – il giornale è stato comprato da William Waldorf Astor.

La linea editoriale è rimasta la stessa fino al 1942, quando si è conclusa la direzione di James Louis Garvin, che aveva assunto l’incarico nel 1908: a quel punto il media si è dichiarato imparziale, una posizione rara in quel periodo.

La famiglia Astor ha controllato il giornale fino al 1977, con un ruolo centrale assunto da David Astor, che lo ha diretto per 27 anni assumendo posizioni molto dure – come l’opposizione all’invasione di Suez, che è costata al giornale numerosi lettori – e ha accolto sulle sue pagine firme di prestigio come George Orwell.

Astor ha ceduto la testata alla compagnia petrolifera statunitense Atlantic Richfield – poi rinominata Arco -, che a sua volta lo ha venduto al gruppo londinese Lonrho nel 1981 e, nel 1983, l’Observer è passato al gruppo Guardian News and Media, editore del Guardian.

Oggi l’Observer è sotto la Tortoise Media, che ha presentato un’offerta alla precedente gestione, la Scott Trust Limited, per acquistare la testata a 25 milioni di sterline – oltre 29 milioni di euro.

La proposta aveva innescato una forte contestazione da parte sia dei dipendenti dell’Observer sia di quelli della sua testata gemella, il Guardian.

Non sono bastati giorni di sciopero – i primi in 50 anni – di oltre 500 giornalisti sotto alla sede del Guardian a King’s Cross a Londra per cambiare le sorti dello storico periodico che oggi si avvia verso l’inizio di una nuova era guidato da James Harding, ex direttore del Times e della Bbc News.

Online ancora di salvataggio

Come molte testate, l’Observer ha visto crollare la sua tiratura cartacea, da circa 500mila copie nel 1993 ad appena 100mila oggi.

Ma mentre la maggior parte dei giornali ha aperto un sito web, i contenuti dell’Observer sono disponibili solo dal Guardian online.

Da ora in poi la musica cambierà e sotto la nuova gestione il nuovo sito sarà a pagamento.

Harding intende concentrarsi meno sulle ultime notizie e più sugli approfondimenti, promettendo di continuare a stamparlo per almeno cinque anni. Un connubio bizzarro tra una startup operativa da soli sei anni e un giornale secolare che innesca una scommessa tutta da giocare: l’online riuscirà a risollevare le sorti dello storico media?

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Chiara Buratti muove i suoi primi passi nel mondo del giornalismo nel 2011 al "Tirreno" di Viareggio. Nel 2012 si laurea in Comunicazione Pubblica e nel 2014 consegue il Master in Giornalismo. Dopo varie esperienze, anche all'estero (El Periódico, redazione Internazionali - Barcellona), dal 2016 è giornalista professionista. Lavora nel web/nuovi media e sulla carta stampata (Corriere della Sera - 7, StartupItalia). Ha lavorato in TV con emittenti nazionali anche come videoeditor e videomaker (Mediaset - Rete4 e Canale 5, Ricicla.tv).