La startup Every scommette sull’IA che aiuta i giornalisti senza sostituirli

Di il 23 Maggio, 2025
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L'azienda fondata da Dan Shipper ha raccolto due milioni di dollari. Secondo l'ad, l'intelligenza artificiale è l'ultimo passo di un percorso secolare che ha avvicinato gli scrittori alle proprie idee

Dan Shipper è il cofondatore e amministratore delegato della startup multimediale Every, azienda nata cinque anni fa che sta giocando una partita tutt’altro che semplice e scontata: scommettere sull’intelligenza artificiale generativa per aiutare – e non sostituire – i giornalisti.

Every nasce per “scrivere ancora più bene”, ha affermato Shipper in un’intervista al New York Times.

In particolare, questa startup non solo si occupa di creare prodotti software, tra cui uno strumento di scrittura online, fondamentali per la sua attività, ma ha suscitato un grande interesse negli ambienti dei media, diventando una sorta di test di Rorschach per l’industria editoriale.

Un esempio di test di Rorschach. Foto: GetArchive.

Quale business

Con un tipo di business che presuppone una sottoscrizione da 200 dollari all’anno per l’accesso ai suoi strumenti, Every ha generato un fatturato annuo di circa un milione di dollari, secondo quanto comunicato dall’azienda.

Solo due settimane fa il team di Every ha annunciato di aver raccolto due milioni di dollari da un gruppo di investitori, tra cui Reid Hoffman, venture capitalist e cofondatore di LinkedIn.

Quel round ha portato la sua valutazione a 25 milioni di dollari, secondo quanto Shipper ha dichiarato al New York Times.

Questi ricavi sono di per sé esigui nel fiorente mondo dell’intelligenza artificiale, ma l’attività di Every può invece rappresentare una svolta per non lasciare a casa tanti giornalisti ma dargli gli strumenti giusti per utilizzare al meglio le nuove tecnologie.

“Ci siamo resi conto che stavamo fondamentalmente costruendo qualcosa di nuovo con un gruppo di editorialisti”, ha detto l’amministratore delegato.

Così, quando ChatGpt è stato lanciato nel 2022, Every ha cambiato rotta, trasformandosi in un mix tra rivista online, studio di sviluppo software e società di consulenza.

Il primo prodotto dell’azienda, Lex, un word processor basato sull’intelligenza artificiale, ha raccolto 25mila utenti in 24 ore.

L’ad sta anche fornendo consulenza ad altri dirigenti alle prese con l’ascesa dell’intelligenza artificiale.

Oggi questa divisione aziendale collabora con alcuni media come The Athletic e una divisione del New York Times su come utilizzare al meglio la propria tecnologia.

Cultura digitale

Brandon Gell, che gestisce la divisione di consulenza di Every, ha dichiarato di aver puntato sulla cultura digitale dei suoi potenziali clienti, andando a parlare con le persone per spiegargli che cosa avrebbero potuto fare con l’IA.

Tutto dipende, quindi, da una cultura digitale che ancora non si è affermata nel panorma internazionale e che Gell dice di non essere stata progettata per sostituire qualcuno, ma per aiutare aziende e dipendenti.

In particolare, Every aiuta ogni giorno le redazioni nella scelta dei titoli e nel supporto alla scrittura e all’editing degli articoli.

Oltre a Lex, la startup ha prodotto una serie di strumenti di intelligenza artificiale per gli abbonati: Sparkle, che organizza i file, Cora, che riassume le email per ridurre l’ingombro nella posta in arrivo, e Spiral, che genera automaticamente post sui social media per promuovere video e podcast.

Shipper sostiene che l’avvento dell’IA generativa sia solo l’ultimo passo di un percorso tecnologico secolare che ha avvicinato gli scrittori alle proprie idee ma che non potrà mai sostituire i professionisti del settore.

“Un esempio di una cosa che i giornalisti fanno e i modelli linguistici non possono fare è venire a parlare con me”, ha detto l’ad di Every al New York Times.

“Ogni giorno si esce e si parla con le persone, in un mondo in continua evoluzione. E i modelli linguistici non hanno accesso a queste informazioni, perché l’interazione non è disponibile su internet”.

Shipper ha affermato di aver persino utilizzato l’intelligenza artificiale per prepararsi alle interviste e di aver chiesto a ChatGpt di simulare un colloquio tra lui e un giornalista, come una sorta di prova per prevedere quali domande gli sarebbero state poste.

“È andata malissimo”, confessa.

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Chiara Buratti muove i suoi primi passi nel mondo del giornalismo nel 2011 al "Tirreno" di Viareggio. Nel 2012 si laurea in Comunicazione Pubblica e nel 2014 consegue il Master in Giornalismo. Dopo varie esperienze, anche all'estero (El Periódico, redazione Internazionali - Barcellona), dal 2016 è giornalista professionista. Lavora nel web/nuovi media e sulla carta stampata (Corriere della Sera - 7, StartupItalia). Ha lavorato in TV con emittenti nazionali anche come videoeditor e videomaker (Mediaset - Rete4 e Canale 5, Ricicla.tv).