Instagram Reels sta aprendo le porte ad un fenomeno che intreccia intelligenza artificiale, criptovalute e contenuti offensivi.
Meme provocatori vengono creati e diffusi non per fare satira ma per attirare attenzione su nuove memecoin.
I fatti mostrano una dinamica chiara. Questi contenuti generano engagement, l’engagement produce visibilità, e la visibilità viene monetizzata attraverso criptovalute altamente speculative.
Secondo Adam Aleksic, linguista e divulgatore noto online come Etymology Nerd, il problema va oltre la truffa finanziaria e riguarda il modo in cui Internet sta ridefinendo il significato stesso dei meme.

Fonte: Freepick
Contenuti IA per promuovere memecoin
A partire da gennaio, su Instagram sono comparsi personaggi ricorrenti creati con strumenti di IA e accompagnati da narrazioni coinvolgenti.
Queste figure, spesso ispirate a persone reali o eventi sensibili, vengono utilizzate per promuovere criptovalute nate esclusivamente per cavalcare la viralità.
Il meccanismo è relativamente semplice. Una nuova coin viene registrata su piattaforme che semplificano la creazione e lo scambio di token digitali.
Successivamente, gruppi ristretti di investitori coordinano la produzione di contenuti provocatori, spesso generati con l’IA, per attirare attenzione.
Quando il valore della coin cresce grazie alla viralità, i creator iniziali vendono, lasciando gli altri con asset che rapidamente perdono valore.
Dal punto di vista fattuale, solo poche migliaia di persone acquistano realmente queste criptovalute.
Ma, allo stesso tempo, i contenuti raggiungono milioni di visualizzazioni, amplificando l’impatto ben oltre la platea degli investitori.
Perché lo shock viene premiato
Il fenomeno segue uno schema ricorrente e riconoscibile.
Nello specifico, personaggi come “George Droyd”, creato con l’IA e legato alla memecoin $FLOYDAI, o il “Kirkinator”, utilizzato per promuovere $KIRKINATOR, nascono in parallelo alla creazione delle rispettive criptovalute su piattaforme come pump.fun, che consentono di lanciare nuovi token in modo rapido e a basso costo.
Una volta registrata la coin, i promotori coordinano la diffusione di video estremi su piattaforme come Instagram, Telegram e X, per generare attenzione e spingere il valore del token.
Tra questi contenuti compaiono scene violente e offensive, come video in cui “George Droyd” viene rappresentato mentre viene ucciso all’interno di trame costruite ad hoc, oppure sequenze che fanno leva su stereotipi razzisti e antisemiti per aumentare commenti e tempo di visione.
Charlie Kirkinator gets shot by George Droyd and gets all his fent stolen
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Quando i meme smettono di essere autentici
È qui che entra in gioco la lettura di Adam Aleksic.
Da studioso del linguaggio digitale e autore di “Algospeak: How Social Media Is Transforming the Future of Language”, Aleksic sottolinea sul Financial Times come il fenomeno rappresenti una rottura profonda rispetto alla natura storica dei meme.
Secondo Aleksic, i meme non nascono più come espressioni spontanee di una comunità online, ma vengono sempre più spesso fabbricati a tavolino con l’unico scopo di manipolare le persone.
Questo rende impossibile distinguere ciò che è autentico da ciò che è progettato per ottenere vantaggi economici.
Aleksic osserva inoltre che anche meme nati in modo genuino possono essere rapidamente cooptati: ogni nuovo riferimento culturale può essere registrato quasi immediatamente come criptovaluta e promosso per generare profitto.

Fonte: Freepick
Un impatto culturale più ampio
Nella visione di Aleksic, il rischio più grande non è solo economico, ma culturale.
L’aumento di meme inventati rende gli utenti sempre meno ancorati a una realtà condivisa.
Se tutto può essere costruito per manipolare, diventa difficile fidarsi di ciò che circola online.
Inoltre, l’esposizione continua a contenuti estremi e offensivi rischia di normalizzare un tipo di narrazione che, in altri contesti, verrebbe considerata inaccettabile.
Non perché gli utenti lo approvino consapevolmente, ma perché l’algoritmo lo rende onnipresente.




