Foto copertina: un’immagine del gruppo Wagner in Bielorussia. Fonte: Wikimedia Commons.
Alcuni tra gli z-blogger, che fanno propaganda per la Russia, sono finiti nel mirino del regime.
Secondo l’Economist, tra questi ci sono Roman Alyokhin, Tatyana Montana, Osanna Kobeleva, fermati dalla polizia, bollati come agenti stranieri, accusati sostanzialmente di aver criticato i funzionari russi.
Infatti, mentre gli z-blogger sostengono apertamente il fronte russo, contemporaneamente ci sarebbero delle frizioni con il ministero della difesa.
Il motivo della contesa sarebbe legato alle donazioni che i blogger riescono a ottenere, sempre con finalità belliche, e che il ministero vorrebbe gestire autonomamente.
Resta da capire perché questa tensione si sia acuita proprio adesso.
For much of the war complaints by “Z-bloggers” appeared to be tolerated so long as they created a veneer of public support for Vladimir Putin’s campaign. No longer https://t.co/rim4gDjnJI
— The Economist (@TheEconomist) November 19, 2025
Z-blogger e gruppo Wagner
Molti di loro sono legati alle reti ultranazionaliste, e hanno assunto particolare rilievo dopo la morte del leader del gruppo Wagner Yevgeny Prigozhin.
Prigozhin aveva assunto su di sé larga parte dell’attenzione mediatica, che il Cremlino provava a contendere.
Ma dopo quanto accaduto con il voltafaccia del gruppo paramilitare nel 2023, sembra che i funzionari di regime abbiano accresciuto le proprie preoccupazioni.
Infatti, molti dei blogger Z, la lettera simbolo dell’invasione russa, mostravano apertamente di essere ispirati dal carisma del capo della Wagner, schierandosi con lui nella lotta contro alcuni tra i vertici militari, tra i quali il generale Valery Gerasimov.
Già lo scorso anno, si leggeva su Rsi che i blogger contestavano la leadership di Mosca, considerata inadeguata a vincere il conflitto.
È in corso una lotta intestina tra canali informativi, una strana forma di guerra interna tra fazioni che tendono allo stesso fine.
Infatti, paradossalmente gli z-blogger hanno messo in luce le incongruenze delle strategie del Cremlino, ma questo non è sufficiente per definirli “alleati involontari” di Kiev.
Di certo, hanno contribuito a tenere viva la scomoda memoria di Prigozhin.

Vladimir Putin nel 2022 in una parata bellica nella Piazza Rossa di Mosca. Fonte: Flickr.
I fantasmi di Putin
Quanto accaduto resta comunque una spia importante, del fatto che anche in Russia si tiene in considerazione l’impatto dei social sul consenso.
L’acuirsi delle ostilità è difficile da comprendere.
Infatti, la disinformazione torna soprattutto utile in momenti di debolezza, in cui è meglio assicurarsi un silenzio ufficiale o un’omissione.
Ma come scrive il Guardian, in questo momento l’Ucraina è in difficoltà nella provincia di Donetsk, ed è un momento favorevole al fronte russo.
Infatti, nessuno degli z-blogger ha mai criticato apertamente Vladimir Putin, né fatto marcia indietro sulle ragioni del conflitto.
La retorica è anzi già vittoriosa, e alla Russia non mancano le risorse dalla leva volontaria, molto superiori ai numeri delle perdite.
Ma del resto, neanche Julian Barnes in Il rumore del tempo riusciva a spiegare, senza incorrere nell’ironia, il terrore del regime staliniano per un’opera come “Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk”, di recente messa in scena al Teatro La Scala di Milano.
O per restare in metafora, Putin, già in procinto di banchettare, vede davanti a sé tanti fantasmi.
E se si faranno carne e ossa, il loro destino sarà tutto da vedere.




