
Foto copertina: Unsplash.
Si chiama Tilly Norwood l’attrice generata con l’intelligenza artificiale che sta spaventando alcune star di Hollywood.
Con oltre 50mila seguaci su Instagram, la pagina e i video caricati stanno facendo discutere attori e sindacati statunitensi, che vedono in questa situazione un precedente pericoloso.
Dalla creazione
La produttrice olandese Eline van der Velden ha guidato il progetto realizzato da Xicoia, il dipartimento IA della propria agenzia di produzione video Particle6.
La presentazione ufficiale è avvenuta lo scorso settembre, durante lo Zurich Film Festival nella capitale Svizzera. Van der Velden sta ora cercando un agente che possa seguire Norwood e ne promuova la partecipazione in film di Hollywood.
Come si legge in un’intervista di Bbc, l’idea sarebbe quella di creare una “prossima Scarlett Johansson” dice van der Velden, creando “non un rimpiazzo per l’uomo, ma un lavoro creativo – un pezzo d’arte”.
Così no
L’attrice inglese Emily Blunt – conosciuta, fra gli altri film, per Il Diavolo Veste Prada, Oppenheimer, A Quiet Place – è venuta a conoscenza di Tilly Norwood durante un podcast di Variety e si è subito espressa a riguardo.
“E’ un’IA? Signore, siamo fregati”, ha detto. “Tutto questo è molto, molto spaventoso. Agenzie, non fatelo. Per favore fermatevi. Basta privarci delle nostre connessioni umane”.
Come Blunt, anche l’associazione di settore Screen Actors Guild – American Federation of Television and Radio Artists ha preso posizione in modo netto.
“Non è un’attrice, è un personaggio generato da un programma di computer addestrato sul lavoro di un numero infinito di professionisti”, si legge in una nota.
Il comunicato prosegue affermando che Norwood “non ha alcuna esperienza di vita a cui attingere, nessuna emozione e, da quanto abbiamo visto, il pubblico non è interessato a vedere contenuti generati al computer che siano scollegati dall’esperienza umana”.
Tuttavia, c’è anche chi non la pensa così.
Il professore della University of Southern California Yves Bergquist sostiene che Tilly Norwood non sia poi così tanto nociva per l’industria cinematografica e chi ne fa parte.
“La musica generata dall’IA è stata una possibilità per anni e non abbiamo ancora nessun artista di successo generato dall’IA”, ha detto Bergquist.
“Penso che sia solo un espediente… Ci saranno personaggi digitali in certi film in futuro? Sì, certo”, ha continuato. “Ma ci saranno davvero artisti digitali? No e anche no grazie”.
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Versione di van der Velden
In seguito al caos provocato dalla presentazione del progetto, riporta TechCrunch, van der Velden ha pubblicato un messaggio ufficiale sulla pagina Instagram di Tilly Norwood dove ribadisce alcuni punti chiave della sua idea.
“Non è un sostituto di un essere umano, ma un’opera creativa, un pezzo d’arte. Come molte forme d’arte che l’hanno preceduta, suscita conversazione e questo di per sé dimostra il potere della creatività”.
Aspettando Washington
Per ora, il governo degli Stati Uniti e, più nello specifico, il presidente Donald Trump – onnipresente sui social media –, non hanno preso una posizione ufficiale sulla questione.
Trump ha però dimostrato un particolare interesse per l’intelligenza artificiale, come dimostra la sua intensa attività sul tema.
In un’epoca di rivalità ancora più spietata tra Stati Uniti e Cina per chi si aggiudica il primo posto nella corsa all’IA, il presidente ha inftti firmato tre ordini esecutivi con il compito di velocizzare e semplificare la vita alle imprese americane che desiderano investire nell’IA.
Come si legge in un articolo del centro Human-Centered Artificial Intelligence di Stanford, la visione dell’attuale amministrazione si discosta da quella più ponderata dell’ex presidente Joe Biden.
Trump ha invece adottato un approccio decisamente più orientato al mercato, deregolamentando per cercare di semplificare la realizzazione di modelli e prodotti americani e aumentare l’influenza statunitense nel campo dell’IA nel mondo.