
Ieri, lunedì 5 maggio, alla Columbia University di New York sono stati consegnati i premi Pulitzer del 2025. Com’era prevedibile, alcuni dei riconoscimenti sono stati assegnati a giornalisti e testate per la loro copertura del tentato assassinio del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. E, più in generale, le vicende e i temi politici al centro della nuova amministrazione americana sono ben presenti agli Oscar del giornalismo.
Tra le testate che hanno ricevuto il maggior numero di premi, ci sono il New York Times con quattro, il New Yorker con tre e il Washington Post con due.
Nonostante le recenti svolte del Washington Post per ammorbidire la propria linea editoriale nei confronti del governo e renderla più aperta verso nuove categorie di pubblico non di sinistra, si tratta di giornali che fanno parte a pieno titolo della stampa tradizionale tanto odiata da Trump.
Oltre agli Stati Uniti, i contenuti premiati hanno toccato il ritiro dell’esercito americano dall’Afghanistan, il conflitto in Sudan, le sofferenze della popolazione a Gaza, il racconto del carcere di Sednaya, in Siria, e il massacro di 24 civili iracheni da parte dei soldati statunitensi nel 2005.
Come evidenziato da Axios, sia quest’anno sia nel 2024 c’è stata una scarsa rappresentanza dei giornali locali tra i vincitori.

Alcune manifestanti per la tutela del diritto all’aborto in Minnesota, negli Stati Uniti, nel 2019. Foto: Flickr.
Aborto e fentanyl
Per il secondo anno consecutivo, l’organizzazione noprofit di giornalismo investigativo ProPublica si è aggiudicata il premio più significativo e famoso, quello del “giornalismo per il bene pubblico”.
Kavitha Surana, Lizzie Presser, Cassandra Jaramillo e Stacy Kranitz hanno descritto le difficoltà e le lunghe tempistiche che hanno portato alla morte di donne incinte in alcuni Stati americani in cui le leggi sull’aborto sono molto rigide.
Si tratta di un tema al centro del dibattito politico negli Stati Uniti, che aveva guadagnato ulteriore spazio nel corso dell’ultima campagna elettorale, quando Trump aveva dichiarato che i democratici “vogliono uccidere i bambini al nono mese”.
Nei primi mesi della sua amministrazione, il governo e alcuni giudici statali di orientamento politico vicino alla Casa Bianca hanno cercato in diverse occasioni di ostacolare l’accesso alle cure mediche per l’aborto.
Tuttavia, di recente, il Dipartimento di giustizia ha chiesto a un giudice federale di respingere una causa intentata dagli Stati dell’Idaho, Kansas e Missouri volta a limitare l’accesso un farmaco utilizzato per l’aborto farmacologico.
Un’altra tematica più volte citata e utilizzata politicamente da Trump e al centro dei premi Pulitzer nel 2025 è l’utilizzo del fentanyl negli Stati Uniti.
Il presidente ha più volte detto che i dazi su Canada e Messico sono un modo per punire i due Paesi per aver consentito la diffusione dell’oppioide negli Stati Uniti e non aver attuato politiche più restrittive ai confini.
Eppure, le morti per overdose da fentanyl erano nettamente diminuite già lo scorso anno, ben prima della sua rielezione.
Per le loro inchieste su questa piaga, la redazione di Reuters ha vinto nella categoria del giornalismo investigativo, mentre Alissa Zhu, Jessica Gallagher e Nick Thieme del Baltimore Banner e del New York Times hanno ottenuto il riconoscimento dedicato alla cronaca locale.
Butler, Musk e una vignetta sgradita
Altri due premi Pulitzer sono andati al Washington Post e al fotografo Doug Mills del New York Times per il loro lavoro sull’attentato a Trump dello scorso 13 luglio nella città di Butler, in Pennsylvania, durante un comizio elettorale.
La redazione del Washington Post si è aggiudicata la categoria delle breaking news, mentre Mills quella della fotografia sempre inerente alle breaking news, per la serie di foto durante e dopo lo sparo.
Il quotidiano è stato protagonista – anche se non in positivo – di un altro premio, quello che si è aggiudicato la sua ex vignettista Ann Telnaes, grazie all’efficacia delle sue illustrazioni.
A gennaio, il suo giornale si era infatti rifiutato di pubblicare una vignetta che mostrava gli amministratori delle big tech – tra cui il proprietario del Washington Post, Jeff Bezos – prostrarsi ai piedi di Trump per ottenere il suo favore.
Telnaes aveva quindi deciso di licenziarsi, così come diversi suoi ex colleghi, che se ne sono andati a seguito dei cambiamenti nella linea editoriale della testata.
A cartoonist shows the way for courage and principle, while a major newspaper tramples on freedom of expression and humiliates itself in the process: @AnnTelnaes leaves the @washingtonpost after the rejection of a cartoon showing @JeffBezos kowtowing to Trump. 👇 pic.twitter.com/QjWHOUFpiC
— Chappatte Cartoons (@PatChappatte) January 4, 2025
Infine, nella lista non poteva mancare Elon Musk.
La redazione del Wall Street Journal ha ricevuto il premio per la cronaca nazionale grazie ai suoi reportage sulla “svolta a destra di Musk, il suo uso di droghe legali e illegali e le sue conversazioni private con il presidente russo Vladimir Putin”.
Curiosamente, l’uomo più ricco del mondo era stato l’oggetto degli articoli di Reuters che erano valsi all’agenzia londinese lo stesso premio per il national reporting lo scorso anno.
In quel caso, però, le inchieste riguardavano le aziende di Musk e non il suo legame personale con la politica.
L’elenco completo dei premi Pulitzer 2025 è disponibile sul sito dell’evento.