OpenAI per le risorse umane. Altman prepara la sfida a LinkedIn

Di il 06 Ottobre, 2025
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L'azienda di ChatGpt sta lavorando a due progetti nel settore hr: una piattaforma di recruiting per professionisti con competenze nell'IA e un'accademia online per la formazione del personale
Foto copertina: Unsplash.

Spinta dalle crescenti domande dei suoi utenti, OpenAI si prepara a entrare in un nuovo mercato, quello delle risorse umane.

L’amministratore delegato Sam Altman ha delineato due iniziative principali, si legge in un articolo firmato da Fidji Simo, a capo dell’area Applications, che gestisce prodotti e applicazioni commerciali della società.

La prima, OpenAI Jobs Platform, punta a facilitare l’incontro tra imprese che cercano competenze in intelligenza artificiale e persone che le possiedono.

È poi in cantiere anche la OpenAI Academy, pensata per formare i candidati ideali per la Jobs Platform, offrendo corsi online gratuiti e certificazioni di competenza sugli strumenti di intelligenza artificiale, a diverso livello.

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Sam Altman, amministratore delegato di OpenAI, all’evento TechCrunch Disrupt nel 2019. Foto: Flickr.

OpenAI vs LinkedIn

Secondo alcune testate giornalistiche, tra cui Fast Company, l’ingresso della più nota società di intelligenza artificiale nel mondo delle risorse umane rappresenterebbe un attacco frontale a LinkedIn, la piattaforma di Microsoft che, con oltre un miliardo di utenti, è oggi la più importante risorsa per connettere persone e aziende.

Almeno nella fase iniziale, però, la concorrenza si limiterebbe ai mestieri che ruotano intorno proprio all’IA.

Il progetto di Altman non nasce infatti per coprire tutto il mercato del lavoro, come fa LinkedIn, ma per creare un ecosistema di formazione e collocamento mirato ai lavori che richiedono conoscenza degli strumenti di IA.

OpenAI, dunque, non punta – almeno per ora – a diventare una piattaforma di recruiting universale, ma il punto di riferimento per chi lavora con o grazie all’intelligenza artificiale.

Tuttavia, l’assunto può facilmente estendersi dal particolare al generale.

La scommessa di OpenAI, infatti, è che prima o poi la maggior parte dei mestieri richiederà competenze legate all’IA e, a quel punto, le sue iniziative saranno rivolte all’intero mercato del lavoro.

Già ora, nell’articolo di Simo – di fatto, il comunicato stampa di OpenAI – non si specificano a quali ruoli specifici si rivolga la Jobs Platform.

Questo lascia intendere che il progetto non voglia includere soltanto le professioni tecniche dell’IA – dal prompt engineering, al data analysis e al machine learning –, ma guardi anche posizioni meno specialistiche, che tuttavia devono integrare l’IA nelle attività quotidiane.

Si tratta, ad esempio, di ruoli in marketing, amministrazione, vendite e customer care.

La OpenAI Academy dovrebbe poi contribuire ad accrescere il numero di persone che, una volta formate da OpenAI stessa, entrerebbero a far parte dei potenziali candidati che potranno cercare un impiego tramite ChatGpt.

Un circolo che tenderebbe ad autoalimentarsi, inglobando un numero sempre maggiore di figure professionali.

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Foto: Flickr.

Non solo IA

Il vantaggio competitivo che LinkedIn si è costruito nel corso degli anni, però, non è soltanto legato alla sua funzione originaria di piattaforma di recruiting.

Il social media di Microsoft è diventato molto di più.

Come sottolinea Fast Company, gli utenti pubblicano aggiornamenti e risultati del proprio lavoro, interagiscono e si complimentano con colleghi e altri iscritti, incensando la propria azienda e talvolta anche i concorrenti.

Ma c’è altro: LinkedIn è diventato un posto per influencer.

Sono creator diversi, meno appariscenti di quelli presenti su TikTok, Instagram e YouTube, che trattano di temi legati al mondo del lavoro con un linguaggio più o meno professionale e offrono servizi di consulenza, in linea con il tono sobrio della piattaforma che li ospita.

Poi, a giugno dello scorso anno, LinkedIn ha reintrodotto i video brevi, seguendo la tendenza alimentata da TikTok.

In questo quadro sfaccettato, si inserisce anche il fatto che, nonostante la crescente automazione che ha coinvolto molti dipartimenti aziendali, l’area delle risorse umane ha  resistito ed è rimasta legata a logiche di assunzione meno legate all’IA, utilizzata più di frequente nelle prime fasi di screening dei candidati.

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Foto: Canva.

Secondo Steve Hunt, esperto nell’ambito, perfino OpenAI – nonostante la forza del marchio – potrebbe incontrare difficoltà a entrare in maniera efficace in un mercato così complesso e frammentato, in cui le aziende sono restie a cambiare metodi e processi che, per quanto obsoleti, continuano a funzionare.

Dunque, aggiunge Hunt, “anche se OpenAI creasse strumenti di selezione e formazione migliori di quelli oggi presenti sul mercato, impiegherebbe anni, se non decenni, per ottenerne un’adozione significativa”.

Altman dovrebbe quindi concentrarsi sull’offerta di servizi aggiuntivi e complementari a quelli esistenti, sottolinea il consulente.

E, soprattutto, dovrebbe rivolgersi alle imprese più piccole, che impiegano una parte significativa della forza lavoro statunitense.

Invece, come precisa il comunicato stesso di OpenAI, l’azienda sta sviluppando i nuovi progetti nel campo delle risorse umane in collaborazione con grandi gruppi, da multinazionali come Walmart a John Deere ai giganti della consulenza Boston Consulting Group e Accenture.

Per il resto, al momento, c’è ancora LinkedIn.

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Francesco Puggioni
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Journalist writing on European politics, tech, and music. Bylines in StartupItalia, La Stampa, and La Repubblica. From Bologna to Milan, now drumming and writing in London.

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