Non va tutto bene. La nuova propaganda di Kim Jong-un mostra le crepe della società nordcoreana

Di il 14 Agosto, 2025
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Una nuova serie tv voluta dal leader supremo esibisce uno spaccato dei problemi più diffusi nel Paese: corruzione, difficoltà economiche e differenze nella qualità della vita tra campagna e città
Foto copertina: le statue di Kim Il-sung e Kim Jong-il, parte del grande monumento Mansudae, sulla collina Mansu a Pyongyang. Foto: Wikipedia.

Kim Jong-un fa autocritica a scopo di propaganda. Il dittatore della Corea del Nord ha infatti dovuto adattarsi a un fattore inevitabile: i cittadini del suo Paese, in particolare i giovani nelle città, riescono di nascosto ad accedere a fonti di informazione libere e spesso conoscono la realtà delle cose oltre i proclami del regime.

Non avrebbe quindi più senso dipingere la società e l’economia nordcoreane come perfette, sottolinea il Wall Street Journal.

Per questo motivo, il leader supremo ha deciso di cambiare strategia: mostrare le difficoltà dello Stato in tv, con una serie chiamata Una nuova primavera nella pianura di Paekhak.

Gli episodi, secondo il quotidiano newyorkese, sono uno spaccato dei problemi più diffusi in Corea del Nord, a partire dalla corruzione e dalle violenze degli amministratori locali, le debolezze strutturali dell’agricoltura e le grandi differenze della qualità della vita tra popolazione urbana e rurale.

In sintesi, le debolezze del regime, incapace di intervenire in modo efficace.

Non a caso, Chris Monday, professore alla Dongseo University in Corea del Sud, ha evidenziato al Wall Street Journal di non aver “mai visto le mancanze del partito e quelle personali rappresentate in maniera così cruda”.

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Il dittatore Kim Jong-un, leader supremo della Corea del Nord dal 2012. Foto: Wikimedia Commons.

Tv-verità a secondo fine

Una nuova primavera nella pianura di Paekhak è il primo programma televisivo che Kim consente di trasmettere in tv dal 2023.

Si tratta di 22 episodi ambientati appunto in una fattoria di Paekhak, un’area nella parte occidentale del Paese, nella quale un funzionario del Partito del Lavoro è incaricato di ottimizzare la produzione agricola.

Accanto alla vita professionale dell’uomo viene mostrata quella familiare, fatta di un matrimonio infelice e tradimenti.

La serie sembra essere stata apprezzata dal pubblico e questo successo dovrebbe far piacere a Kim, che ha messo in piedi l’operazione come primo tassello di una nuova fase della sua propaganda.

Secondo Jeon Young-sun, ricercatrice della Konkuk University di Seoul, la situazione si sta facendo più seria del previsto per il dittatore, disperatamente in cerca di “cambiare le cose” sul fronte della comunicazione.

Prima di lui, il nonno Kim Il-sung e il padre Kim Jong-il non avevano mai sperimentato la pubblicazione di contenuti definiti “provocatori” per attirare un audience maggiore alla televisione e sfruttare questa attenzione per promettere, sempre attraverso i media statali, miglioramenti delle condizioni di vita.

Accanto a questa forma più sottile di propaganda, comunque, resta presente quella tradizionale, fatta di scene di esagerata grandezza e spaccati utopici della vita quotidiana in Corea del Nord, in cui cittadini soddisfatti della propria condizione sono contenti di lavorare per la patria.

È un doppio standard che si rispecchia nella personalità di Kim, il quale da un lato ordina di sparare a vista a chiunque tenti di attraversare le frontiere e condanna a morte chi viene scoperto a informarsi su fonti giornalistiche straniere e, dall’altro, si fa riprendere mentre piange per non essere riuscito a risolvere le difficoltà economiche e alimentari del Paese.

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Pyongyang, capitale della Corea del Nord. Foto: Wikimedia Commons.

Dittature pop

Di recente, forse complice la politica isolazionista di Donald Trump negli Stati Uniti, sembrano essersi intensificati i tentativi da parte di alcuni regimi, in particolare quello cinese, di ripulire la propria immagine sfruttando i social media e provare a imporre il proprio soft-power fuori dai confini nazionali.

Pechino sta cercando di attrarre famosi influencer stranieri, soprattutto occidentali, pagando loro un tour in Cina per spronarli a raccontare in maniera positiva e coinvolgente il Paese.

È una scelta opposta rispetto a quella della Corea del Nord, che punta invece a sigillare i confini e a limitare le visite di giornalisti, creator e blogger.

Proprio questa impenetrabilità rende però la nazione una meta ambita proprio da creator e influencer, che sanno di poter attirare un pubblico notevole raccontando le storie nascoste di un luogo inaccessibile ai più.

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