
Foto copertina: gli uffici di Netflix a Los Angeles. Foto: Unsplash.
Lo scorso martedì, 14 ottobre, Netflix ha ufficializzato una collaborazione con Spotify per portare sulla piattaforma di streaming una serie di podcast video a partire dai primi mesi del prossimo anno.
Come sottolinea Axios, la partnership rappresenta un tassello importante perché introduce una nuova categoria di contenuti e un ulteriore modello di distribuzione per i podcast video, i cosiddetti vodcast, su cui l’azienda guidata dagli amministratori delegati Ted Sarandos e Greg Peters sta investendo con decisione.
In particolare, riporta il New York Times, Netflix potrà aggiungere 16 programmi prodotti da Spotify Studios e The Ringer, una società di podcast fondata dallo scrittore e podcaster statunitense Bill Simmons.
Tra i titoli più popolari, oltre al Bill Simmons Podcast e The Rewatchables, co-condotti dallo stesso Simmons, ci sono Conspiracy Theories e Serial Killers, due podcast di true crime, e Big Picture, dedicato alla recensione cinematografiche.
In questa fase iniziale, i podcast saranno disponibili solo su Netflix negli Stati Uniti, ma il loro arrivo è previsto anche in altri Paesi.

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YouTube non ti temo
Che Netflix stesse puntando sui podcast è cosa nota.
Questa strategia, segnalava il Wall Street Journal, ha fatto balzare il fatturato di Netflix del 16% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, raggiungendo 11,08 miliardi di dollari, mentre l’utile netto è aumentato del 46%, a 3,1 miliardi.
Il motivo è altrettanto evidente: provare a spodestare YouTube, piattaforma preferita dai podcaster, o quantomeno intaccarne il primato.
Per ora, però, l’azienda guidata dall’ad Neal Mohan resta lontana.
Le rilevazioni di agosto di Nielsen mostrano infatti un divario netto tra i due competitor. YouTube detiene il 13,1% della quota complessiva del tempo di visione televisiva, rispetto all’8,7% di Netflix, terzo in classifica dopo Disney, con il 9,4%.
“Il podcasting si sta evolvendo sempre di più verso il video”, ha detto Sarandos all’evento Time 100 Summit della rivista statunitense. “Il pubblico sembra apprezzarlo e noi cerchiamo sempre nuovi formato in cui poter offrire un vero valore aggiunto”.
Il co-ad sembra voler rimarcare quella che secondo è la differenza fondamentale tra i podcast disponibili sulla sua azienda e i contenuti disponibili su YouTube: mentre Netflix punta su contenuti di qualità, il suo concorrente, ha lasciato intendere, si affida a video più leggeri.

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Quanta strada
Axios ha evidenziato quanto questo mercato sia affollato.
E non soltanto per il predominio di YouTube, che da sola catalizza un terzo degli ascoltatori settimanali di podcast negli Stati Uniti, secondo i dati di Edison Research.
Altri grandi gruppi si stanno affacciando al settore.
Amazon, ad esempio, ha di recente aggiunto al proprio catalogo il podcast New Heights, condotto dai fratelli Jason e Travis Kelce, quest’ultimo fidanzato di Taylor Swift, la quale ha scelto proprio lo show per annunciare il loro matrimonio.
Anche la società di broadcasting statunitense SiriusXm ha stretto delle collaborazioni con diversi podcast, fra cui programmi di spicco come Call Her Daddy, a cura della presentatrice Alex Cooper.
Tuttavia, con la loro partnership, Netflix e Spotify – entrambi forti concorrenti di YouTube – uniscono le forze per offrire “maggiore libertà ai creator” e aprire “un’opportunità di distribuzione del tutto nuova”, ha dichiarato in un comunicato Lauren Smith, vicepresidente di Netflix.
C’è però un ulteriore elemento a complicare il quadro per le due aziende – e che, invece, va a favore di YouTube.
Con il contributo fondamentale di TikTok, infatti, guardare i podcast significa sempre più spesso guardare video brevi, reel, che riportano uno spezzone significativo di una puntata molto più lunga.
Dunque, a differenza del passato, il successo di uno show non può più essere misurati solo in base ai download, parametro utilizzato per per stimare le visualizzazioni e determinare il costo degli spazi pubblicitari.
Conta di più, oggi, l’engagement sui social media. E su questo punto, YouTube mantiene un vantaggio innegabile.