Nella corsa all’IA, Meta mescola i team per competere con Google e OpenAI

Di il 29 Maggio, 2025
Mentre Mark Zuckerberg pensa ad accelerare il lancio di nuovi prodotti e funzionalità suddividendo la squadra dedicata all'intelligenza artificiale, OpenAI progetta il suo social media

Meta scombina le carte per concorrere con i giganti dell’intelligenza artificiale, in particolare Google e OpenAI. Così, secondo quanto si legge su Axios, il gruppo guidato dall’amministratore delegato Mark Zuckerberg pensa a scindere il team interno dedicato all’IA, suddividendolo in due gruppi.

Cambiando l’ordine degli addendi, cambierà anche il risultato?

Grandi ambizioni

In particolare, l’ad di Meta ha pensato di dividere in due la squadra che attualmente si occupa di AI.

Una, guidata da Connor Hayes, studierà i prodotti, mentre l’altra, co-diretta da Ahmad Al-Dahle e Amir Frenkel, si dedicherà allo sviluppo del modello linguistico di grandi dimensioni Llama, per migliorarne le capacità.

Lo scopo è accelerare il lancio di nuovi prodotti e funzionalità intelligenti per provare a ridurre il divario con i concorrenti top come Google, OpenAI, la cinese ByteDance – la società madre di TikTok – e la francese Mistral.

Foto: Flickr.

A ufficializzare la decisione di Zuckerberg è stato il responsabile dei prodotti, Chris Cox, che ad Axios ha illustrato la nuova struttura.

In particolare, il team dei prodotti di intelligenza artificiale sarà responsabile dell’assistente Meta AI, di Meta AI Studio e delle funzionalità IA all’interno di Facebook, Instagram e WhatsApp.

L’altra unità, Agi Foundations, coprirà invece una gamma di tecnologie, tra cui i modelli Llama dell’azienda, oltre a migliorarne le capacità di ragionamento, multimedialità e voce.

L’unità di ricerca sull’intelligenza artificiale dell’azienda, conosciuta come Fair – Fundamental AI Research –, rimane separata dalla nuova struttura organizzativa.

Zuckerberg ha rassicurato che nessun dirigente se ne andrà a seguito dei cambiamenti, né verranno tagliati posti di lavoro, anche se l’azienda ha assunto alcuni professionisti senior da altri reparti per guidare i team preposti.

Tutti questi cambiamenti per puntare ancora più in alto, in una gara a chi arriva primo allo sviluppo del miglior Llm al mondo.

Secondo i piani di Meta, suddividendo il grande team in unità più piccole, lo sviluppo del prodotto verrà accelerato e l’azienda vanterà una maggiore flessibilità man mano che assumerà nuovi professionisti.

“La nostra nuova struttura punta a dare a ciascuna organizzazione maggiore responsabilità, riducendo al minimo, ma rendendo esplicite, le dipendenze tra i team”, ha affermato Cox in una nota.

Chris Cox, responsabile dei prodotti Meta, durante l’evento Facebook F8 Conference. Foto: Ian Kennedy, Wikimedia Commons.

A OpenAI il suo social

Intanto, mentre Zuckerberg mette in ordine la casa e pensa a potenziare la sua IA, sembra che Sam Altman di OpenAI stia lavorando al suo social media.

Al momento, il progetto sarebbe in fase iniziale, anche se fonti interne hanno riferito che esiste già un prototipo utilizzato per generare immagini su ChatGpt dotato di un social feed, una sorta di bacheca condivisa per i contenuti.

Nel caso il progetto proseguisse, sarà fondamentale capire se l’ad di OpenAI intenderà sviluppare un’app separata o integrare la funzione all’interno di quella di ChatGpt, che nel mese di marzo è stata la più scaricata al mondo.

Secondo il giornalista del New York Magazine John Herrman, una piattaforma social rappresenterebbe per OpenAI una mossa strategica per alimentare la crescita e le capacità di ChatGpt, che ha superato 400 milioni utenti settimanali medi.

La presenza di un social media associato all’app non solo favorirebbe questo effetto, ma potrebbe contribuire ad aumentare il tempo di permanenza sull’applicazione.

Il giornalista sottolinea anche che una nuova piattaforma di questo tipo consentirebbe a OpenAI di immagazzinare in modo più semplice e diretto dati freschi, aggiornati e gratuiti – generati dagli utenti – per l’addestramento dei suoi modelli.

Sempre che questa integrazione non vada a discapito della qualità – non sempre sufficiente – delle risposte di ChatGpt, spesso alle prese con i cosiddetti problemi di “allucinazione“.

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Chiara Buratti muove i suoi primi passi nel mondo del giornalismo nel 2011 al "Tirreno" di Viareggio. Nel 2012 si laurea in Comunicazione Pubblica e nel 2014 consegue il Master in Giornalismo. Dopo varie esperienze, anche all'estero (El Periódico, redazione Internazionali - Barcellona), dal 2016 è giornalista professionista. Lavora nel web/nuovi media e sulla carta stampata (Corriere della Sera - 7, StartupItalia). Ha lavorato in TV con emittenti nazionali anche come videoeditor e videomaker (Mediaset - Rete4 e Canale 5, Ricicla.tv).