Media politics. I bestseller perduti dell’economia

Di il 16 Agosto, 2025
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Alcune idee e teorie di grandi pensatori passati contribuiscono a plasmare la società e le scelte politiche di oggi, altre sono state dimenticate come i loro autori. Ma c'è chi ha ricostruito la storia
Immagine copertina: Francis Bacon, filosofo e politico londinese, vissuto tra il 1561 e il 1626. Immagine: Wikimedia Commons.
Nella storia del pensiero si riscontrano più idee economiche – e più economisti – di quanto comunemente si creda.

Alcuni di questi pensieri si sono radicati e hanno plasmato la società e la politica, sopravvivendo fino a oggi, molte altre sono morte o si sono inabissate – anche se, alla loro nascita, avevano avuto una forte presa sulle credenze del tempo.

Cosa ne è rimasto? Un tentativo di risposta si trova in 80 Economic Bestsellers before 1850: A Fresh Look at the History of Economic Thought, un paper firmato da un gruppo di accademici guidati dall’economista norvegese un Erik Reinert e pubblicato nel 2017.

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Il monumento a Pietro Verri realizzato nel 1844 dallo scultore veneto Innocenzo Fraccaroli, all’Accademia di Brera a Milano. Foto: Wikimedia Commons.

Antichi noti

Il lavoro mira a riscrivere la storia del pensiero economico attraverso un criterio empirico, il numero di edizioni pubblicate prima del 1850.

Reinert e i tre coautori, Kenneth Carpenter, Fernanda Reinert e Sophus Reinert, sostengono che la popolarità editoriale sia un indicatore utile – seppur imperfetto – dell’influenza delle idee economiche nel loro tempo e presentano una lista di 80 opere pubblicate in almeno dieci edizioni, includendo testi in latino, greco, francese, inglese, tedesco, italiano, spagnolo e olandese.

La lista sfida la narrazione canonica centrata su pochi autori, come Adam Smith, David Ricardo, Thomas Robert Malthus, riportando alla luce figure spesso dimenticate ma influenti nella loro epoca.

I primi autori citati in ordine cronologico sono Aristotele e Senofonte – che chiunque troverebbe temerario definire economisti. L’ultimo, invece, è Adolphe Thiers, la cui opera citata è il saggio Della Proprietà, datato 1848.

In mezzo, personaggi come Francis Bacon, Veit Ludwig von Seckendorff, Jacques Necker, Samuel Pufendorf e Pietro Verri emergono come pensatori centrali nel dibattito economico pre-classico.

Altri italiani in classifica

Il lavoro documenta inoltre la geografia della diffusione delle idee: molte opere sono state tradotte in più lingue e pubblicate in città come Napoli, Vienna, Amsterdam, Londra, Parigi, Berlino e San Pietroburgo.

Un ruolo di primo piano è svolto dai pensatori italiani, che hanno trattato temi come lo sviluppo urbano e la grandezza delle città, come nel caso di Giovanni Botero, la moneta e il valore, nel lavoro di Bernardo Davanzati, e il commercio e la politica economica, al centro dell’opera di Antonio Genovesi, Girolamo Belloni, Ferdinando Galiani e Pietro Verri. E ancora, la legislazione e la giustizia economica, studiata da Gaetano Filangieri, e la politica industriale e il protezionismo secondo Francesco Mengotti.

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Una vista di Seoul, la capitale della Corea del Sud. Foto: Canva.

80 + 1

A proposito di bestseller, Reinert è proprio l’autore di Come pochi paesi sono diventati ricchi e perché gli altri rimangono poveri (2023), nel quale sostiene che la teoria economica classica, in particolare il principio del vantaggio comparato di Ricardo, abbia secondo lui in realtà danneggiato i Paesi in via di sviluppo.

L’autore afferma che gli Stati diventano ricchi non perché seguono il libero scambio, ma proprio perché lo evitano, almeno finché non sono pronti ad attuarlo.

Inoltre, secondo lui, i Paesi che producono beni industriali con rendimenti crescenti accumulano ricchezza più facilmente rispetto a quelli che esportano materie prime con rendimenti decrescenti.

Da qui la critica di Reinert al Washington Consensus, poiché le politiche di liberalizzazione, privatizzazione e deregolamentazione imposte ai Paesi poveri, scrive, avrebbero spesso peggiorato le loro condizioni economiche, mentre nazioni opulente come Regno Unito, Germania, Stati Uniti e Corea del Sud hanno storicamente usato protezionismo, investimenti pubblici e politiche industriali per edificare la propria ricchezza.

Reinert attribuisce l’idea seminale di questa costruzione intellettuale a uno sconosciuto autore calabrese del sedicesimo secolo, Antonio Serra, che non è compreso nella lista perché il suo lavoro principale, il Breve trattato delle cause che possono far abbondare li regni d’oro e argento dove non sono miniere, è stato scritto in carcere senza avere alcuna fortuna, per poi essere riscoperto dopo un secolo.

Ma per la sua opera, così come per tutte le altre 80, vale l’aforisma di John Maynard Keynes, secondo il quale “gli uomini pratici, che si ritengono completamente liberi da ogni influenza intellettuale, sono generalmente schiavi di qualche economista defunto”.

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Alberto Paletta si occupa di comunicazione e relazioni istituzionali presso un gruppo finanziario. Pur attratto dalla politica attiva, preferisce dedicarsi a quella contemplativa. Milanese d'adozione e di elezione, un po' come Stendhal.