L’ultimo bersaglio della censura di Putin è YouTube

Di il 04 Febbraio, 2025
Dopo aver bloccato i social media occidentali, il Cremlino ha nel mirino la piattaforma di Google per completare la strategia di "splinternet". Ma la Vpn aiuta ad aggirare le restrizioni

Se YouTube e Google “intendono operare qui, devono conformarsi alle leggi della Federazione Russa”, ha risposto il presidente Vladimir Putin alla domanda di Vlad Bumaga, un influencer che gli aveva chiesto perché il Cremlino stesse rallentando la piattaforma.

Putin ha bloccato Facebook, Instagram e Twitter nel 2022, adottando un livello di censura che non si vedeva dai tempi dell’Unione Sovietica, ha scritto il New York Times.

L’ultimo obiettivo del presidente russo è YouTube.

Per ora, il Cremlino non ha vietato il social media di Google, ma dalla scorsa estate ne ha rallentato il funzionamento per rendere più complicata la visione dei contenuti ai cittadini russi.

Il complesso del Cremlino a Mosca, residenza del presidente russo. Foto: Wikimedia Commons.

La versione di Putin

Mosca ha giustificato questo peggioramento del servizio di YouTube in due modi.

In primo luogo, ha incolpato l’azienda madre della piattaforma. “YouTube è di proprietà di Google”, ha detto Putin.

“Quando ha iniziato a operare in Russia, ha creato le sue filiali locali, entità legali sotto la sua gestione. Ha collaborato con queste succursali fino a quando l’Occidente ha introdotto restrizioni e sanzioni, spingendo Google a interrompere o ridurre i finanziamenti e la fornitura delle attrezzature necessarie, causando così problemi a sé stessa”.

In più, ha aggiunto Putin, “YouTube e Google devono rispettare le nostre leggi ed evitare attività online scorrette”.

Secondo il presidente russo, infatti, la piattaforma viene utilizzata “per promuovere gli obiettivi politici dei governi” occidentali, in primo luogo quello statunitense.

Putin ha quindi lasciato intendere che questo uso di YouTube, considerato fuorviante dal Cremlino, sia stato la causa di ulteriori limitazioni del social media.

La realtà dei fatti

“Questo crollo improvviso e sostanziale è al 100% artificiale”, ha dichiarato al New York Times Philipp Dietrich del German Council on Foreign Relations, uno dei più importanti centri di ricerca politica tedeschi.

Il governo russo non ha bloccato in modo totale il sito perché, sostiene il quotidiano newyorkese, YouTube è una piattaforma troppo grande per essere spenta da un giorno all’altro.

Secondo l’agenzia di ricerca MediaScope, prima dell’inizio dei rallentamenti, la piattaforma era visitata in media ogni mese da circa 96 milioni di russi sopra i 12 anni, vale a dire il 79% della popolazione nazionale oltre i 12 anni.

Oggi, il traffico è meno di un terzo di quello precedente e Mosca sta cercando di promuovere VK e RuTube, piattaforme video locali controllate dallo Stato.

russia youtube

Chi persiste e chi no

Nel suo approfondimento, il New York Times ha spiegato lo scopo della strategia applicata dal Cremlino.

Secondo Anastasiya Zhyrmont, responsabile delle politiche per l’Europa orientale e l’Asia centrale di Access Now, un’organizzazione statunitense per la tutela dei diritti civili in ambito digitale, si tratta del fenomeno di “splinternet”.

Danneggiando i servizi di YouTube – dopo aver bloccato gli altri grandi social media occidentali -, Putin sta tentando di “frammentare internet e costruire un proprio ecosistema”.

Secondo Ilya Shepelin, un giornalista russo in esilio, l’obiettivo principale di questo piano è far sì che tutti i cittadini non impegnati a livello politico desistano dall’utilizzo di YouTube per guardare video e passino quindi alle piattaforme statali.

I dati dicono che il trasferimento di utenti è già a buon punto.

Il Cremlino sta convincendo una parte importante della popolazione, che oggi usa la piattaforma di Google più per svago che per altro, a spostarsi sui social media controllati dal governo.

Il risultato sarebbe la creazione di “una sorta di bolla informativa”, in cui i content creator occidentali non riusciranno più “a raggiungere il russo medio”, ha sottolineato Shepelin.

Restano fuori dall’equazione i cittadini russi più impegnati a livello politico – e le persone contrarie al regime di Putin – che vogliono continuare a utilizzare YouTube tramite le Vpn.

Secondo la no-profit Internet Protection Society, circa 60 milioni di russi – oltre la metà della popolazione che utilizza internet – sanno cos’è una Vpn e dicono di saperla usare.

google flickr free

La sede di Google a Mountain View, in California. Foto: Flickr.

L’invasione dell’Ucraina

Nelle settimane immediatamente successive all’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina a febbraio del 2022, la domanda di Vpn nel Paese è aumentata di oltre il 2500% rispetto ai livelli precedenti, riportava l’ente indipendente Top10Vpn.

In quel periodo, i rapporti fra Google e il Cremlino si sono ulteriormente deteriorati, poiché il gruppo californiano ha deciso di rispettare le sanzioni imposte dall’Unione Europea alla Russia, rimuovendo i video di musicisti e artisti favorevoli al regime.

Altri metodi utilizzati dalle testate occidentali per sfuggire alla censura di Putin, ricorda The Atlantic, sono i canali Telegram, aperti da testate come il New York Times e il Washington Post nei giorni successivi all’inizio dell’invasione.

La Bbc ha incoraggiato le persone a usufruire di strumenti come la Vpn Psiphon e Tor, un browser che previene il tracciamento e la sorveglianza degli utenti.

Ma c’è anche chi ha scelto di assecondare, almeno in parte, alcune richieste del Cremlino.

Ad esempio, Apple, ricorda il New York Times, ha rimosso decine di Vpn dall’App Store in Russia, mentre Google Play, il suo equivalente per Android, non ha ceduto a possibili pressioni di Mosca.

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Journalist writing on European politics, tech, and music. Bylines in StartupItalia, La Stampa, and La Repubblica. From Bologna to Milan, now drumming and writing in London.

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