Shein e il caso Luigi Mangione, comunicazione senza controllo

Di il 09 Settembre, 2025
Per alcuni utenti si tratta di un episodio “diabolicamente assurdo” anche per il fatto che lo stesso e-commerce abbia scelto di scaricare la responsabilità su terzi senza affermare che invece si trattava di un deepfake
Foto copertina: immagine circolata sui social e poi rimossa da Shein.

Testimonial: un presunto assassino. È il caso del rivenditore cinese online di fast fashion Shein, che ha coinvolto il presunto killer Luigi Mangione, accusato di omicidio volontario con finalità di terrorismo per l’assassinio di Brian Thompson, amministratore delegato di UnitedHealthcare, il 4 dicembre 2024 a Manhattan.

Un deepfake è stato usato come modello su Shein per vendere una camicia che è andata subito a ruba, terminando i pezzi dopo pochissimo tempo.

Il caso ha riacceso l’attenzione su diversi aspetti dell’episodio e di quello che ne è seguito.

In primo luogo sulla stessa vicenda Mangione, tenendo in considerazione il fatto che l’uomo rischia anche la pena di morte dopo il processo che si terrà il 16 settembre.

C’è poi l’aspetto riguardante la potenza della comunicazione sui social e l’uso dei nuovi strumenti di intelligenza artificiale. Capaci, in casi come questo, di ingannare gli utenti.

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Foto: Unsplash.

Altro caso Mangione

Shein, in questo caso, non ha saputo gestire bene la comunicazione, scatenando uno shit storm.

Mangione è diventato involontariamente protagonista di una campagna di vendita con un’immagine che sembra essere stata generata tramite deepfake o modificata con Photoshop, ma non è ancora chiaro quale tecnologia sia stata usata.

Così, in pochissimo tempo il prodotto è andato sold-out, probabilmente grazie alla notorietà online di Mangione, che è diventato oggetto di culto su internet.

Shein ha rimosso rapidamente l’articolo, dichiarando che l’immagine era stata caricata da un fornitore terzo e non autorizzata.

Ma online Mangione è diventato una figura quasi mitologica: meme, merchandise, video celebrativi e persino fan che si fotografano nei luoghi dove lui era stato ritratto.

La comunicazione di Shein

Shein ha gestito la comunicazione del caso Luigi Mangione con una strategia piuttosto difensiva e reattiva, cercando di contenere i danni reputazionali.

In particolare, dopo avere rimosso immediatamente l’immagine, ha dichiarato pubblicamente di averla cancellata.

Ha poi adoperato una strategia volta a scaricare le proprie responsabilità, additandola a un venditore terzo e affermando che era stata caricata senza autorizzazione.

Infine, ha annunciato l’apertura di un’indagine interna per verificare come sia potuto accadere il fatto e ha promesso di rafforzare i controlli sui contenuti caricati dai fornitori.

Il portavoce ha sottolineato che Shein applica “standard rigorosi” per tutti i prodotti sulla piattaforma, cercando di rassicurare il pubblico sulla serietà dell’azienda, come si legge su RaiNews.

Reazioni e percezione pubblica

Sui social, però, come era immaginabile, si sono scatenate le polemiche: molti utenti hanno definito l’episodio “diabolicamente assurdo” e hanno criticato l’uso dell’intelligenza artificiale per generare immagini controverse.

Il caso ha, così riacceso le critiche verso Shein per altre pratiche che erano già state contestate in passato, come il greenwashing e la gestione dei diritti d’immagine.
Nonostante la rimozione, la camicia è andata quasi sold-out, segno che la comunicazione non ha, comunque, impedito la viralità del prodotto.

Shein ha provato a minimizzare l’accaduto attraverso una comunicazione basata su tre leve: rimozione rapida, attribuzione a terzi e promessa di controlli.

Ma non ha affrontato direttamente il tema più delicato: l’uso dell’intelligenza artificiale per generare volti realistici, né ha proposto misure concrete per evitare futuri abusi.

E in un’epoca in cui l’etica digitale è sotto i riflettori, questo silenzio pesa.

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Chiara Buratti
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Chiara Buratti muove i suoi primi passi nel mondo del giornalismo nel 2011 al "Tirreno" di Viareggio. Nel 2012 si laurea in Comunicazione Pubblica e nel 2014 consegue il Master in Giornalismo. Dopo varie esperienze, anche all'estero (El Periódico, redazione Internazionali - Barcellona), dal 2016 è giornalista professionista. Lavora nel web/nuovi media e sulla carta stampata (Corriere della Sera - 7, StartupItalia). Ha lavorato in TV con emittenti nazionali anche come videoeditor e videomaker (Mediaset - Rete4 e Canale 5, Ricicla.tv).