Le ricerche da desktop basate sull’intelligenza artificiale crescono molto più del previsto

Di il 04 Agosto, 2025
A giugno, negli Stati Uniti, più di cinque ricerche su 100 fatte da browser sono state effettuate tramite chatbot, come ChatGpt o Perplexity, che iniziano a insidiare i motori di ricerca
Foto copertina: Pexels.

Chatbot e intelligenza artificiale sono due strumenti complementari. Uno l’implementazione dell’altro, sono una guida per l’utente che, attraverso i motori di ricerca, ha a disposizione informazioni già rielaborate da un’intelligenza esterna che riflette singolarità e preferenze.

E così, l’IA sta crescendo molto più rapidamente di quanto ci si aspettasse: consigliere, docente, amico per alcuni. Sono tanti i nuovi ruoli di questo strumento sempre più pervasivo.

Se il prezzo da pagare per i signori del web è l’indebolimento del predominio della ricerca tradizionale, i brand devono evolvere le proprie proposte ai clienti sulla base della nuova IA.

Tenendosi, quindi, costantemente aggiornati sulle ultime novità e dedicando tempo e risorse allo studio di come sfruttare al meglio questo strumento che cresce, di continuo.

Foto: Pexels.

Lenta transizione

Secondo Datos, una società di intelligence di mercato che monitora il comportamento degli utenti del web, a giugno 2025, circa il 5,6% del traffico di ricerca statunitense sui browser desktop è andato verso modelli linguistici di grandi dimensioni – Llm – basati sull’IA, come ChatGpt o Perplexity.

Dunque, su 100 ricerche fatte dal desktop di un computer, tra cinque e sei sono state effettuate tramite chatbot.

Un fenomeno in voga soprattutto tra i cosiddetti early adopter, i consumatori che avevano già iniziato a utilizzare Llm nei browser desktop.

Una percentuale che è, comunque, raddoppiata da giugno 2024, quando si attestava al 2,48%, ed è più che quadruplicata rispetto a gennaio 2024, quando era di poco inferiore all’1,3%, come scrive il Wall Street Journal.

In ogni caso, si tratta di un dato che è molto più basso rispetto al 94,4% del totale che si sono accaparrati i motori di ricerca tradizionali come Google di Alphabet o Bing di Microsoft, i quali hanno cercato di contrastare la nuova concorrenza aggiungendo riepiloghi basati sull’IA in cima ai loro risultati di ricerca.

Secondo Eli Goodman, amministratore delegato e co-fondatore di Datos, la rapida crescita delle ricerche basate sull’intelligenza artificiale potrebbe segnare un cambiamento radicale nel comportamento online degli utenti.

Un’evoluzione che, per alcuni aspetti, ricalca l’impennata riscontrata all’avvento del motore di ricerca Google o delle prime piattaforme di social media.

Foto:Perplexity.

Llm verso il futuro

Sempre secondo le indagini condotte da Datos, il 40% delle visite da browser desktop è stato effettuato tramite Llm, algoritmi di intelligenza artificiale capaci di comprendere e generare testo in linguaggio naturale.

Anche in questo caso parliamo di un numero vicino al raddoppio rispetto al 24% di giugno 2024.

Il futuro saranno, quindi, proprio gli Llm? David Parry-Jones, chief revenue officer della startup tedesca di IA DeepL, ha detto a Mediatrends che “la prossima sfida dell’IA sarà la personalizzazione”.

La sua scaleup, che oggi raccoglie milioni di utenti per un fatturato di circa 185,2 milioni di dollari nel 2024, si occupa di traduzione simultanea.

Nel nuovo mondo degli Llm la partita è dura: a comandare sono i big come come OpenAI, Microsoft e Google. Ma, a detta degli esperti, a fare la differenza è – e sarà – sempre di più proprio la personalizzazione.

Per le aziende, infatti, la differenza più importante tra Llm e browser sta nel fatto che i primi mostrano una sola risposta anziché un elenco di link e per questa ragione le società stesse sono terrorizzate all’idea di non essere incluse nelle risposte basate sull’intelligenza artificiale.

Un punto di svolta potrebbe essere rappresentato dalla diffusione della pubblicità nelle ricerche dell’IA, che per potrebbe essere una nuova opportunità per entrambi le parti coinvolte.

Devi essere loggato per lasciare un commento.
/ Published posts: 81

Chiara Buratti muove i suoi primi passi nel mondo del giornalismo nel 2011 al "Tirreno" di Viareggio. Nel 2012 si laurea in Comunicazione Pubblica e nel 2014 consegue il Master in Giornalismo. Dopo varie esperienze, anche all'estero (El Periódico, redazione Internazionali - Barcellona), dal 2016 è giornalista professionista. Lavora nel web/nuovi media e sulla carta stampata (Corriere della Sera - 7, StartupItalia). Ha lavorato in TV con emittenti nazionali anche come videoeditor e videomaker (Mediaset - Rete4 e Canale 5, Ricicla.tv).