L’AI mode di Google nell’era Gemini non convince gli editori

Di il 21 Maggio, 2025
Nonostante i miglioramenti, non tutti gli utenti si fidano dell'evoluzione guidata da Sundar Pichai e non dimenticano il caso della pizza con la colla consigliata dall'IA del motore di ricerca

“Sono particolarmente entusiasta dei rapidi avanzamenti del modello. Il punteggio Elo, che misura la performance dei grandi modelli linguistici, è cresciuto di oltre 300 punti rispetto a Gemini Pro di prima generazione. Oggi, Gemini 2.5 Pro domina la classifica di LMArena in tutte le categorie”.

Così l’amministratore delegato di Google, Sundar Pichai, ha aperto Google I/O 2025, l’evento di punta del gruppo, dedicato agli sviluppatori.

Sono già due anni che l’azienda ha dimostrato di voler continuare a puntare sull’intelligenza artificiale. E nel corso di uno dei keynote, i dirigenti di Google hanno anticipato l’arrivo di nuove funzionalità IA all’interno di prodotti di ogni tipo: da Android a Gemini fino agli occhiali intelligenti di Mountain View.

Ma ci sono importanti novità che interessano da vicino anche editori e specialisti di Marketing, come l’evoluzione di AI mode.

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Sundar Pichai, ad di Google, all’edizione del 2017 dell’evento Google I/O. Foto: Wikimedia Commons.

AI mode

Nell’era dell’IA, Google punta sulla ricerca più intelligente e personalizzata.

Così AI Mode si rinnova e ripensa la funzione di ricerca grazie a capacità di ragionamento più avanzate per generare risposte complete basate su siti web indicizzati.

Questa evoluzione inciderà anche su editori e professionisti del marketing, che dovranno nuovamente adattare le loro strategie di ricerca.

L’azienda guidata da Pichai ricorda che, dal lancio dello scorso anno, AI Overview è stata estesa a oltre un miliardo e mezzo di utenti in 200 paesi e territori.

“Nei nostri mercati principali come Stati Uniti e India, AI Overview sta generando più del 10% di crescita. E questa crescita continua ad aumentare nel tempo. Si tratta di una delle novità di maggior successo nell’ultimo decennio”, ha dichiarato l’ad.

AI Mode è la risposta di Google al lancio di motori di ricerca di startup della Silicon Valley come OpenAI e Perplexity, che forniscono risposte in stile “chatbot” a domande e query.

Per esempio, sarà possibile chiedere ad AI Mode domande più lunghe e complesse. Gli early tester lo stanno già facendo.

“AI Mode è già disponibile per tutti gli utenti negli Stati Uniti. Grazie agli ultimi modelli Gemini, le risposte IA raggiungono standard elevatissimi di qualità e accuratezza, in linea con quelli della Ricerca, e sono inoltre le più rapide del settore.

Da questa settimana, ha sottolineato Pichai, “Gemini 2.5 arriverà nella ricerca. L’ho usata molto spesso e ha trasformato radicalmente il mio modo di fare ricerche”.

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La sede di Google a Mountain View, in California. Foto: Wikimedia Commons.

Scetticismo

L’anno scorso la big tech di Mountain View aveva lanciato il precursore di AI Mode, AI Overview, che è poi stato duramente criticato per aver fornito risposte errate.

Un esempio eclatante fu quello di consigliare ad alcuni utenti che avevano chiesto come fare la pizza, di usare la colla.

Ora Google ha perfezionato i suoi strumenti di riepilogo basati sull’intelligenza artificiale e ha sviluppato una versione personalizzata del suo modello Gemini 2.5 che suddivide le domande in più query per creare i risultati visualizzati in modalità AI.

Ma nonostante i miglioramenti, non tutti gli utenti si fidano di AI mode.

Come si legge su Wired, a causa del modo in cui i modelli linguistici di grandi dimensioni elaborano le informazioni, i bot tendono a introdurre informazioni false.

Oltre alle preoccupazioni sull’accuratezza, molti esperti di motori di ricerca dicono essere ancora scettici sul fatto che gli utenti controllino effettivamente i siti web citati nella risposta di un chatbot, rispetto alla tradizionale ricerca Google.

E mentre gli editori sembrano preoccupati soprattutto per l’intelligenza artificiale che dirotta i visitatori i quali, altrimenti, andrebbero direttamente alle fonti di informazioni online, alcuni esperti di marketing stanno scoprendo che chi finisce sui loro siti promozionali è ancora più targetizzato.

“Le metriche di coinvolgimento, come il tempo trascorso sul sito e i tassi di conversione, sono in aumento”, ha affermato Jim Yu, fondatore e amministratore delegato di BrightEdge, una piattaforma SEO per gli esperti di marketing.

Per Lily Ray, responsabile della strategia SEO dell’agenzia di marketing Amsive, l’idea di un minor numero di visitatori apparentemente di qualità superiore è ancora insufficiente e rappresenta una minaccia esistenziale.

“Come faranno editori, creatori di contenuti e chi guadagna con annunci display e traffico a generare profitti in futuro?”, si chiede.

Una possibile risposta può arrivare dalle partnership che i grandi gruppi editoriali stanno stringendo con le big tech dell’AI.

Nuovo Gemini

Duranto Google I/O, la società ha presentato l’evoluzione della sua IA e l’ad ha svelato una serie di aggiornamenti, tra cui spicca Gemini Live.

La nuova funzione combina gli input provenienti dalla fotocamera dello smartphone e i comandi vocali con una capacità di effettuare ricerche sul web, telefonare e raccogliere informazioni simile a quella di un agente AI.

“Questo miglioramento del modello è reso possibile dalla nostra infrastruttura leader a livello globale. La nostra TPU di settima generazione, Ironwood, è la prima progettata per supportare su larga scala i carichi di lavoro dell’intelligenza artificiale orientata al ragionamento e all’inferenza”, ha detto Pichai.

“Offre prestazioni dieci volte superiori rispetto alla generazione precedente e integra un’incredibile capacità di calcolo. La solidità della nostra infrastruttura, che arriva fino al livello delle Tpu, è quello che ci consente di offrire modelli significativamente più veloci, anche in un contesto di forte riduzione dei costi”.

Ma Gemini si sta facendo largo anche nella suite di applicazioni per la produttività di Google.

Un esempio su questo fronte è una nuova funzione di Gmail, “Personalized smart replies” – risposte intelligenti personalizzate –, che sfrutta l’intelligenza artificiale per assorbire lo stile di scrittura individuale attingendo ad appunti, email, documenti e fogli di calcolo, in modo da generare risposte lunghe che riflettono il modo in cui scrivono gli utenti.

“Con Personalized smart replies, posso essere un amico migliore”, ha dichiarato Pichai, confermando di utilizzare la funzione per rispondere ai messaggi che altrimenti trascurerebbe per impegni lavorativi.

Insomma, per Google – e non solo – la personalizzazione è il futuro.

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Chiara Buratti muove i suoi primi passi nel mondo del giornalismo nel 2011 al "Tirreno" di Viareggio. Nel 2012 si laurea in Comunicazione Pubblica e nel 2014 consegue il Master in Giornalismo. Dopo varie esperienze, anche all'estero (El Periódico, redazione Internazionali - Barcellona), dal 2016 è giornalista professionista. Lavora nel web/nuovi media e sulla carta stampata (Corriere della Sera - 7, StartupItalia). Ha lavorato in TV con emittenti nazionali anche come videoeditor e videomaker (Mediaset - Rete4 e Canale 5, Ricicla.tv).