La collaborazione con Amazon frutterà al New York Times almeno 20 milioni di dollari all’anno

Di il 13 Agosto, 2025
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Firmato a maggio, è il primo accordo di licenza sia per il quotidiano, sia per la società di Jeff Bezos. "Il giornalismo di qualità va pagato", ha scritto l'ad del gruppo editoriale in causa con OpenAI
Foto copertina: Unsplash.

Quando il New York Times ha deciso di aprirsi alla collaborazione con aziende esterne per l’utilizzo dei propri contenuti da parte di assistenti virtuali, è stata una novità rilevante per diverse ragioni. Innanzitutto perché ha scelto come primo partner Amazon.

Il quotidiano statunitense, infatti, non ha siglato i più comuni accordi con OpenAI, a differenza degli editori di varie testate – tra cui Washington Post, Guardian, Axios, Le Monde, Wall Street Journal, Financial Times, Politico e i quotidiani del gruppo italiano Gedi.

Anzi, a dicembre del 2023, l’omonimo proprietario della testata newyorkese ha fatto causa alla società guidata dall’amministratore delegato Sam Altman e al suo azionista più importante, Microsoft, accusando entrambi di aver sfruttato i propri articoli senza permesso per addestrare ChatGpt.

Da quel momento, il New York Times ha puntato sull’IA più a livello interno, introducendo strumenti per aiutare i giornalisti in diverse attività: la scrittura di testi per i social media, la creazione di titoli più efficaci a livello Seo, la programmazione di alcuni codici e la sintesi di testi e informazioni.

Quando, a fine maggio scorso, il quotidiano ha ufficializzato una collaborazione con Amazon per l’utilizzo dei propri contenuti editoriali da parte dell’assistente vocale Alexa, ci si è chiesto quali fossero i risvolti di quella scelta.

Ora, il Wall Street Journal lo ha fatto capire meglio: oltre 20 milioni di dollari all’anno versati al giornale dal gruppo fondato da Jeff Bezos.

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La sede del Wall Street Journal a New York. Foto: Flickr.

Quanto vale l’informazione (per un chatbot)

Anche questa informazione, in sé, è, almeno in parte, una novità, perché non si conoscono i dettagli economici della maggior parte delle collaborazioni fra OpenAI e gli editori.

Qualche confronto, però, può essere fatto.

Ad esempio, l’accordo stretto lo scorso anno fra OpenAI e NewsCorp – la società, di proprietà della famiglia Murdoch, che pubblica decine di titoli, tra cui il Wall Street Journal – porterà al gruppo editoriale 250 milioni di dollari in cinque anni.

Pochi mesi prima, a dicembre del 2023, l’intesa siglata fra l’azienda guidata da Altman e Axel Springer – società che pubblica, fra gli altri, Politico e Business Insider – ha fruttato all’azienda tedesca almeno 25 milioni di dollari.

Gli oltre 20 milioni di dollari che il New York Times riceverà ogni anno dall’accordo pluriennale con Amazon rappresentano circa l’1% del fatturato del gruppo editoriale, sottolinea il Wall Street Journal.

Anche per il gruppo di Bezos è stato il primo contratto per l’utilizzo di contenuti editoriali e ha fatto da apripista a una serie di collaborazioni con altri importanti conglomerati, come gli statunitensi Condé Nast e Hearst.

La collaborazione con Amazon, comunque, non cambia la ferma posizione del quotidiano in materia di IA.

Come ha scritto l’amministratrice delegata della New York Times Company, Meredith Kopit Levien, “l’accordo rispecchia il nostro principio di sempre: il giornalismo di qualità va pagato”.

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Journalist writing on European politics, tech, and music. Bylines in StartupItalia, La Stampa, and La Repubblica. From Bologna to Milan, now drumming and writing in London.

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