
Foto copertina: Flickr.
Gli influencer sono stati ospitati a Downing Street e hanno incontrato Keir Starmer.
La soffiata è arrivata dalla giornalista
Dopo che la Casa Bianca ha dedicato dei posti in sala stampa ai content creator e persino il Giubileo dei Giovani ha previsto un momento specifico per gli influencer cattolici, non sorprende la scelta di Downing Street.
Secondo Crowther, il palinsesto prevedeva un confronto su possibili collaborazioni, nell’ambito della comunicazione istituzionale, tra gli influencer e il governo di Londra.
Assieme agli invitati – trai 70 e i 90 circa – c’era anche Starmer, primo ministro del Regno Unito e leader del Partito Laburista.

Alcuni dei post condivisi dopo la Creator Reception. Fonte: Instagram.
Un governo laburista digitale
Sembra che la New Media Unit sia ben intenzionata a a sperimentare le piattaforme social in vari modi, e che la storia di collaborazione tra governo laburista e influencer sia già consolidata.
Sono stati aperti canali ufficiali del governo su Reddit e TikTok, e youtuber e influencer sono stati tenuti in considerazione per annunciare nuove politiche, come nel caso di Cam Whitnall e del Dipartimento governativo per l’Ambiente (DEFRA).
Gli strateghi di comunicazione hanno poi incoraggiato esponenti del governo a esporsi verso pubblici diversi.
Angela Rayner ha rilasciato un’intervista a Grazia, percorrendo un binario simile – cioè quello delle riviste di costume – a quello di Margaret Tatcher sulla rivista Woman’s Own, o di Elly Schlein, a cui Vogue aveva dedicato un parecchio discusso articolo.
Dopo l’intervista di Joe Rogan a Donald Trump, quella di Hugo Travers (in arte, HugoDécrypte) a Emmanuel Macron, ma anche la conversazione tra Cecilia Sala e Volodymyr Zelenskyy, non sembra inusuale che Starmer abbia parlato con il tiktoker Max Klymenko.
Il video ha totalizzato 1,9 milioni di visualizzazioni su TikTok. Un numero che aiuta a spiegare la scelta comunicativa di Starmer, anche alla luce della decisione del governo laburista di abbassare l’età di voto a 16 anni.
Va anche considerato, secondo quanto riporta l’Institute of Practitioners in Advertising, che nel Regno Unito i giovani tra i 15 e i 24 anni trascorrono circa cinque ore sugli smartphone e meno di due ore davanti alla tv.
Tuttavia, anche il consumo di YouTube da parte delle generazioni più adulte è in crescita.

Margaret Tatcher e Ronald Reagan a un vertice NATO del 1981. Foto: Flickr.
Non persone ma voti
Come scrive Stephen Bush sul Financial Times, su YouTube è possibile trovare anche del materiale che ha fatto la storia della televisione britannica, come alcuni documentari d’archivio, oggi irreperibili, della Bbc.
È la prova di quanto teorizzato da Marshall McLuhan, per cui in un ecosistema mediatico che si trasforma non c’è una sostituzione immediata di un medium con un altro.
Piuttosto, vecchi contenuti approdano sui nuovi media, e vecchie strategie di propaganda mutano forma per adattarsi a nuovi canali di comunicazione.
C’è un cortocircuito potenziale da tenere in considerazione: la politica è sempre andata dove c’erano non solo persone, ma potenziali voti.
Per convincere gli indecisi, c’era l’intermediazione di di mass media come radio popolari o rotocalchi, oppure si ricorreva alla presenza in certi quartieri di periferia o nelle fabbriche.
Seppure il marketing politico è un aspetto della propaganda accentuata dal carattere pubblicitario e personalistico dei social media, i fattori di complicazione che gli strateghi di comunicazione devono tenere in considerazione oggi sono notevoli.
Con i nuovi media e l’intelligenza artificiale, la capacità di generare narrazioni è diventata sempre più raffinata, anche a scopo di conservazione del potere.
Inoltre, gli effetti globali delle politiche – anche economiche, come i dazi -sono diventati immediati generando delle conseguenze non solo sul piano della politica interna ma, ad esempio, per la diplomazia.
In ultimo, va tenuto conto della crescita dell’astensionismo dovuta alla disaffezione verso la politica.
Questo alimenta una tendenza al cherry-picking delle politiche pubbliche, che porta gli elettori a conoscere – e magari approvare – singoli provvedimenti, senza inquadrarli dentro uno schema di valore.
Come l’informazione, si frammenta anche l ‘interpretazione del mondo.
Così come il tasso di conversione tra i follower e i libri venduti, o tra le views e i biglietti acquistati, è indefinibile, la vera sfida per gli analisti sarà comprendere quante di quelle interazioni passive diventeranno voti attivi.