GreenUpdates #6 – Sostenibilità significa competitività?

Di il 24 Settembre, 2024
In questa nuova edizione parliamo del complesso rapporto tra il settore sanitario e l'ambiente. Parallelamente, analizzeremo le sfide che le aziende affrontano nel perseguire obiettivi di sostenibilità, in un contesto in cui l'emergenza climatica e l'innovazione tecnologica richiedono un approccio più radicale. Approfondiremo come l'intelligenza artificiale, pur offrendo grandi opportunità, pone nuove sfide in termini di consumo energetico e impatto ambientale. Infine, discuteremo dell'importanza di un dialogo costruttivo tra aziende e attivisti climatici per accelerare la transizione verso un futuro più sostenibile

1. Sostenibilità e competitività: l’urgenza di un cambiamento nelle strategie aziendali

La sostenibilità sembra ormai parte integrante delle strategie aziendali delle imprese che aspirano a prosperare in un contesto globale sempre più critico. Tuttavia, nonostante gli impegni assunti nel tempo, molte aziende continuano a contribuire al deterioramento ambientale, evidenziato dall’aumento delle emissioni di carbonio e dalla crescita delle industrie fossili. 

L’attuale agenda ESG (Environmental, Social, Governance) si è rivelata insufficiente, richiedendo un ripensamento radicale delle strategie aziendali e dei mercati. Le aziende pionieristiche stanno fissando obiettivi ambiziosi per ridurre le emissioni, ma il settore ESG potrebbe mascherare progressi inadeguati. Diventa quindi cruciale riconsiderare la sostenibilità come un elemento di competitività piuttosto che una semplice responsabilità. 

Per un cambiamento significativo, è necessario ristrutturare i mercati affinché redditività e sostenibilità possano coesistere. La priorità attuale dei CEO però sembra essersi spostata verso questioni come l’intelligenza artificiale, la crescita del business e l’inflazione, mentre il 60% dei consumatori, secondo un rapporto di Bain & Co., manifesta una crescente preoccupazione per il cambiamento climatico. Inoltre, come riportato dall’ultimo report del global index MSCI, la maggior parte delle aziende non ha raggiunto gli obiettivi di riduzione delle emissioni, e le risposte climatiche attuali sono spesso inadeguate.

Diventa quindi sempre più urgente adottare pratiche aziendali più dirompenti e promuovere un attivismo climatico costruttivo, piuttosto che emarginare gli attivisti. Solo così si potrà affrontare l’emergenza climatica e garantire un futuro sostenibile. All’inizio di quest’anno, i dipendenti della Science Based Targets Initiative hanno persino opposto resistenza, scrivendo una lettera di protesta contro l’intenzione di consentire alle aziende di conteggiare i crediti di carbonio ai fini degli obiettivi net zero. In questo contesto, per le aziende potrebbe diventare strategico, insieme alla pianificazione di obiettivi concreti e raggiungibili, supportare un attivismo dirompente per il proprio benessere, non solo da raccontare ma da creare.

2. L’impatto ambientale dei rifiuti sanitari

La pandemia ha esacerbato la dipendenza degli ospedali dai dispositivi di protezione individuale (DPI) monouso, contribuendo a un aumento significativo dei rifiuti sanitari, già problematici prima dell’emergenza. Attualmente, circa l’1-2% dei rifiuti urbani proviene da strutture sanitarie, con il 15% di questi considerati pericolosi, contenendo materiali infetti e potenzialmente radioattivi. L’industria sanitaria è responsabile di oltre il 4% delle emissioni globali di CO₂, con circa l’80% di queste derivanti dalla plastica monouso.

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