Sul caso Epstein (e non solo) Trump e Maga si dividono

Di il 18 Luglio, 2025
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Il presidente e il movimento nazionalista stanno prendendo direzioni diverse anche su temi cruciali di politica estera. Forse il carisma non basterà a garantirgli ancora il sostegno
Foto copertina: Donald Trump, 45esimo e 47esimo presidente degli Stati Uniti, durante un comizio a Mesa, in Arizona, nel 2018. Foto: The Epoch Times, Flickr.
L’articolo è stato aggiornato domenica 2o luglio, alle ore 22:32, con la notizia della causa intentata dai legali di Donald Trump al Wall Street Journal, ai gruppi editoriali che ne detengono la proprietà, e a Rupert Murdoch.

Si sta consumando una frattura tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il movimento Maga – Make America Great AgainIl motivo è, soprattutto, il trattamento delle informazioni riservate legate al criminale pedofilo Jeffrey Epstein.

Su Epstein, Trump e il Maga sono divisi in tante fazioni inconciliabili, ma i motivi di disaccordo sono anche altri.

Per esempio, la politica internazionale.

Da un lato per l’atteggiamento altalenante di Trump rispetto all’Ucraina, e più di recente per il bombardamento dell’Iran, che aveva allontanato fedelissimi come Tucker Carlson e Steve Bannon.

La crepa sul caso dell’imprenditore arrestato per abusi sessuali e traffico di minori e morto suicida in carcere nel 2019 sembra essere ancora più profonda.

Le divergenze sono forse insanabili, tanto da spingere giornalisti e commentatori a dire che il presidente è vincolato soltanto a sé stesso e alle sue idee, anche e soprattutto quando queste cambiano.

Al contrario, il movimento Maga, fatto di presunti intellettuali, benefattori e attivisti da tastiera, ha convinzioni ben più radicate ed estreme.

Un sostenitore Maga indossa il berretto del movimento. Fonte: Flickr.

Epstein della discordia

Politico ha ricostruito otto fazioni interne al movimento Maga sul caso Epstein.

In più, il Wall Street Journal ha pubblicato il testo sconcio di una lettera che Trump avrebbe scritto per il 50esimo compleanno di Epstein, firmandola insieme ad altri amici.

I legali del presidente hanno risposto, nella giornata di sabato 19 luglio, facendo causa alla testata e ai suoi editori – Dow Jones e dunque la proprietaria News Corp – fino a Rupert Murdoch, chiedendo 10 miliardi di dollari.

Intanto, l’uscita di un rapporto congiunto dell’Fbi e del dipartimento di Giustizia ha stabilito che non esiste la fantomatica lista di Epstein.

Non ci sono, hanno affermato, i cosiddetti Epstein file, che avrebbero messo in serio pericolo gli i grandi ricchi del mondo conservatore americano.

Da tempo, infatti, si alimentano soprattutto su Truth e X le teorie del complotto secondo cui questa client list, composta da personaggi molto potenti, sarebbe la ragione dell’omicidio, e non del suicidio, di Epstein.

Per alcune di queste fazioni, ci sarebbe persino un collegamento tra Epstein e alcuni ex vertici del governo israeliano.

Le fila dei fedeli di Trump, che oltre a Carlson e Bannon ospitano anche i noti JD Vance o Joe Rogan, hanno tutti posizioni diverse tra di loro.

E soprattutto, diverse da quelle del presidente che vorrebbe mettere tutto a tacere, trovandosi in accordo con l’ex procuratrice generale della California Pam Bondi.

Ma in disaccordo con i suoi, tra cui l’influencer di estrema destra Laura Loomer, le cui opinioni sono tenute in grande considerazione proprio da Trump.

Infatti, il caso Epstein ha anche acceso uno scontro tra i vari poli mediatici della destra americana.

Scrive la Cnn che mentre testate di estrema destra come Breitbart e Newsmax hanno riportato le conclusioni del rapporto senza metterle troppo in discussione, piattaforme più radicali e cospirazioniste come Gateway Pundit o Infowars hanno parlato apertamente di insabbiamento e tradimento.

Nel mezzo, figure come Carlson hanno mantenuto una posizione ambigua, suggerendo che “forse non sapremo mai tutta la verità”, ma evitando di accusare direttamente Trump o Bondi.

Una crisi di fiducia e legittimità che potrebbe riversarsi non solo sul Presidente, ma sulla natura del partito repubblicano, sbrindellato in piccole fazioni difficili da ricomporre.

Donald Trump con un berretto Maga, nel 2016. Fonte: Wikimedia Commons

Leader carismatico

Trump per ora riesce a navigare bene le ambiguità, rinsaldando la base con dichiarazioni roboanti qua e là ma di fatto tenendola anche a bada, secondo il Financial Times.

Per il futuro, è possibile che il candidato repubblicano che voglia vincere debba invece allinearsi con questa visione nazionalista e radicale.

Tra i pamphlet più noti di Max Weber ce n’è uno interamente dedicato al leader carismatico, che spiega come l’autorità sia una risorsa di potere che si cede e si sottrae con altrettanta facilità.

Ed è una risorsa basata su questa specie di inspiegabile attrattività personale che è, appunto, il carisma.

Una qualità che Trump sa poi enfatizzare e moltiplicare sui media.

Su Epstein la tensione con Maga è alta, ma la personalità del presidente fa ancora da collante.

Ma tra quanto anche i sostenitori convinti si renderanno conto che su alcuni temi c’è uno scollamento di fondo? E come reagiranno?

L’ideologia ha tra le sue componenti un forte personalismo. Si può pensare ai vari leninismi, marxismi, stalinismi, tutte ideologie che cominciano con un cognome.

Ma c’è qualcosa di molto più forte in un sistema ideologico: i valori, le convinzioni, spesso così rigide e solide da portare al disconoscimento del leader che dovesse provare a scalfirle.

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Ludovica Taurisano è dottoranda di ricerca in Global History and Governance per la Scuola Superiore Meridionale di Napoli, con un progetto di ricerca sull’editoria popolare e l’informazione politica negli anni Sessanta e Settanta. Con una formazione in teoria e comunicazione politica, si è occupata di processi di costruzione dell’opinione pubblica; ha collaborato con l’Osservatorio sulla Democrazia e l’Osservatorio sul Futuro dell’Editoria di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli. Oggi è Program Manager per The European House – Ambrosetti. Scrive di politica e arti performative per Birdmen Magazine, Maremosso, Triennale Milano, il Foglio, Altre Velocità e chiunque glielo chieda. Ogni tanto fa anche cose sul palco.