Immagine di copertina: Substack
Il Wall Street Journal ha inaugurato Free Expression, una nuova newsletter che si muove due binari: i canali proprietari del giornale e una presenza strutturata su Substack.
L’obiettivo è esplicito: ampliare la portata delle opinioni del WSJ oltre il tradizionale pubblico interessato a economia e finanza, intercettando una platea sempre più ampia che cerca contenuti di analisi, siano questi culturali, politici o di costume.
Paul A. Gigot, vicepresidente e curatore editoriale del Journal, in un’intervista ad Axios ha spiegato che: “Free Expression vuole raggiungere un pubblico più ampio, più giovane e più abituato a consumare contenuti d’opinione in ambienti digitali fluidi, non necessariamente legati alla lettura del quotidiano”.

Paul A. Gigot, vicepresidente e curatore editoriale del Journal. Foto: Wikimedia Commons
Un modello ibrido
La strategia del WSJ combina accesso gratuito e abbonamento premium. La newsletter sarà, infatti, inizialmente disponibile senza costi, mentre la versione completa diventerà un prodotto a pagamento: 5 dollari al mese per gli abbonati esistenti oppure inclusa in un pacchetto combinato da 20 dollari ogni quattro settimane per i nuovi iscritti.
La scelta rappresenta una novità perché introduce un modello “freemium” tipico delle piattaforme creator ma applicato a un brand legacy.
La versione gratuita su Substack funziona come vetrina, funnel e strumento di acquisizione: un “assaggio” settimanale pensato per attrarre lettori che non frequentano abitualmente il sito del Journal.
Ma Free Expression segna anche un ampliamento tematico: i contenuti non saranno più confinati alle analisi economiche, ma si estenderanno a vita quotidiana, cultura, politica e ai dibattiti che animano la società americana.
Una scelta che risponde alla crescente domanda di opinioni “generaliste”, capaci di interpretare il clima culturale oltre i numeri dei mercati.
Il progetto coinvolge nuovi editorialisti e collaboratori, e prevede un incremento del 25% della produzione complessiva di contenuti d’opinione del WSJ.
Si tratta di un investimento significativo, che punta a costruire un marchio autonomo, riconoscibile e distribuito su più piattaforme, inclusi audio e video pensati per i social.

Foto: Substack
Substack come nuovo punto di accesso ai lettori
La decisione del WSJ non è isolata. Negli ultimi mesi, diverse testate tradizionali hanno iniziato a sperimentare Substack: dal Washington Post al Financial Times, fino al New Yorker.
La logica è simile: presidiare un ambiente dove i lettori cercano già contenuti d’opinione, spesso in modo più diretto e personale rispetto ai siti dei giornali.
Gigot sintetizza così: “Substack è diventato un luogo naturale per chi vuole leggere opinioni. Per i media legacy, essere presenti significa intercettare un pubblico che rischierebbe di rimanere fuori dal loro ecosistema proprietario”.
Il caso Financial Times
Il Financial Times ha scelto Substack per rilanciare Alphaville, la sua storica sezione di analisi economico-finanziaria, come si legge su PressGazette.
Sarah Ebner, direttrice della crescita editoriale, ha spiegato che la decisione nasce da un dato di ricerca: Alphaville ha un forte impatto sui lettori più giovani, e portarli su Substack significa incontrarli nel luogo in cui già consumano contenuti.
Si tratta di un cambio di paradigma: non più aspettare che il lettore arrivi al giornale, ma portare il giornale nelle piattaforme che il lettore frequenta.
Anche gruppi editoriali come Reach, con un portafoglio di 450 newsletter, stanno usando Substack per lanciare prodotti gratuiti e tematici, pensati per ampliare la base di lettori.
Il Daily Mail ha fatto lo stesso con The Spotlight, una newsletter quotidiana gratuita, mentre figure mediatiche come Piers Morgan hanno scelto Substack per costruire un rapporto più diretto con il proprio pubblico.
Il filo rosso è chiaro: Substack non è più solo la piattaforma degli scrittori indipendenti, ma un ambiente strategico per i media che vogliono sperimentare nuovi formati, nuovi toni e nuovi funnel di acquisizione.

Un’immagine della newsletter The Spotlight su Substack
Substack laboratorio dei media tradizionali
La migrazione verso Substack risponde essenzialmente a tre esigenze chiave dei media tradizionali:
- Diversificare i punti di accesso dato che non basta più il sito proprietario ma si deve essere presenti dove si formano le conversazioni;
- Testare nuovi modelli di monetizzazione, dal freemium ai pacchetti combinati, fino alle membership ibride;
- Costruire un rapporto più diretto con i lettori: la newsletter è un formato intimo, personale, che riduce la distanza tra brand e pubblico.
Per i media legacy, Substack diventa un laboratorio controllato e un luogo dove sperimentare senza compromettere l’identità del giornale, ma ampliandone la portata.
La scelta del WSJ — come quella del FT e di altri gruppi — racconta un momento di transizione nel mondo dell’informazione.
I media tradizionali e le testate storiche stanno cercando di riconquistare centralità in un ecosistema dove l’opinione si è frammentata tra creator, newsletter indipendenti e piattaforme social.
Substack, con il suo mix di distribuzione, community e monetizzazione, offre un ponte tra il giornalismo tradizionale e le nuove abitudini di consumo e Free Expression è solo l’ultimo segnale di un trend destinato a crescere: l’ibridazione tra media legacy e piattaforme nate per i creator.




