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C’è chi ama e c’è chi odia i social media. Ma c’è anche chi sta nel mezzo. Di certo, oggi le piattaforme hanno un potere senza precedenti.
I content creator non si limitano più a produrre contenuti ma stanno riscrivendo le regole della comunicazione e mettendo in discussione alcuni pilastri sinora considerati intoccabili.
Oggi assistiamo a un’evoluzione da creator media company a creator conglomerate che segna una svolta strategica nello scenario contemporaneo dove il contenuto è solo il punto di partenza per un ecosistema integrato di business, branding e community.

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Classe dirigente della comunicazione
Personaggi come Dhar Mann, imprenditore e produttore cinematografico americano, nonché fondatore di Dhar Mann Studios, società di produzione video distribuiti principalmente su YouTube, e MrBeast – pseudonimo di James Stephen Donaldson – youtuber da 444 milioni di iscritti, non sono più solo volti noti ma architetti di strutture comunicative complesse.
Con l’ingresso nel mondo dei social media di alti dirigenti di Mtv, Spotify e broadcast tradizionali come l’ex presidente di Mtv, Sean Atkins, la contaminazione tra linguaggi di espressione e modelli di governance è sempre più intensa.
Ci si muove verso la creazione di nuove business unit che vanno oltre la produzione di contenuti e assumono ex dirigenti esperti per guidare il cambiamento.
Non a caso, circa un anno fa, Mann ha nominato lo stesso Atkins alla guida di Dhar Mann Studios come presidente e amministratore delegato.
Sotto la sua direzione, l’azienda ha esteso il proprio raggio d’azione nel campo delle creator agency, dando vita alla 5th Quarter Agency: una struttura pensata per supportare i principali YouTuber nell’ottimizzazione delle strategie di monetizzazione e nella valorizzazione del proprio contenuto come asset comunicativo.
“Per tre anni dopo il 2020, abbiamo registrato un calo dei ricavi”, ha detto Mann, come si legge su DigiDay. “Poi, da quando Sean è entrato a far parte del nostro team, nemmeno due anni fa, abbiamo raddoppiato i ricavi”.
Se un tempo questi grandi leader erano principalmente conosciuti nel proprio settore, oggi la platea è molto più ampia e variegata.
E proprio per questo hanno bisogno di parlare un linguaggio caratteristico, personalizzato e sottoposto a un rigido coordinamento, poiché non gestiscono più soltanto contenuti ma fanno da mediatori tra creator, brand e piattaforme, spesso attraverso canali informali – come i gruppi di WhatsApp – dove si confrontano su trend e strategie.
Nuove linee di business
Le figure definite creator conglomerate hanno studiato attentamente le strategia di comunicazione da adottare nell’era dei nuovi media.
Anzitutto, alle spalle hanno un esercito formato da agenzie di rappresentanza, contratti di licenza per l’uso della proprietà intellettuale, eventi live e strategie di vendita.
Ognuno di questi pilastri è rappresentativo dei nuovi media.
Le agenzie di rappresentanza, come 5th Quarter Agency, trasformano il creator in un consulente per altri colleghi, ridefinendo il ruolo dell’agente tradizionale.
I contratti di licenza per l’uso della proprietà intellettuale diventano centrali: sono i nuovi asset comunicativi da distribuire su piattaforme Ctv e streaming, aumentando il contatto con il pubblico.
“Sia la trasmissione lineare, sia lo streaming ci stanno offrendo ulteriori opportunità di guadagno”, ha affermato Courtney Hirsch, ad di Jomboy Media, che ha firmato un accordo di licenza Ctv con Tubi ad agosto, scrive DigiDay.
La presenza resta fondamentale.
L’organizzazione di eventi live, da Smosh a Dude Perfect, sono nuovi contenuti da condividere, esperienze e leve di intrattenimento e creazione di gruppi fidelizzati per il brand.
Solo nel 2025, Real Good Touring ne ha programmati oltre 800 e poco più di una settimana fa a Dallas, in Texas, si è tenuto il Creators in Fashion, un grande evento che ha celebrato l’ascesa dei marchi di prodotti di consumo nel settore della moda.
Comunicazione uguale vendita
Si tratta della diffusione di un nuovo paradigma che ha anche l’obiettivo di trasformare la comunicazione in vendite. E per vendere serve presentare un prodotto in linea con i valori condivisi sui social.
Un esempio è la svolta di Palantir, azienda tech che ha recentemente lanciato l’omonimo brand di abbigliamento.
In questo segmento, il modello adottato procede dal marchio al consumatore. Non ci sono filtri nè intermediari: ci si interfaccia direttamente con il segmento di pubblico a cui si è interessati.
Per questa ragione, la condivisione di strategie comunicative è parte integrante del successo collettivo in cui il creator non è solo un narratore ma un brand vivente che promuove, anzitutto, valori legati all’azienda di riferimento.
Quali siano le nuove frontiere di queste strategie che studiano attentamente il popolo del web resta ancora un mistero: si tratta di un terreno per certi versi inesplorato.
Si sa, invece, che chi non riuscirà a stare al passo con questa continua evoluzione potrebbe rischiare di chiudere i battenti.