Tv e piattaforme streaming aprono alla pubblicità fai da te con l’IA

Di il 13 Ottobre, 2025
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Gruppi mediatici come Comcast e Channel 4, insieme alle loro concessionarie pubblicitarie, sfidano il monopolio delle inserzioni a basso costo delle big tech e dei social media
Foto copertina: la sede di Channel 4 a Westminster, Londra. Foto: Wikimedia Commons.

I gruppi televisivi hanno bisogno di pubblicità per sostentarsi, gli inserzionisti devono ridurre i costi di produzione e l’intelligenza artificiale può aiutare entrambi.

Per questo motivo, scrive il Wall Street Journal, conglomerati come Comcast e la britannica Channel 4, società di dispositivi smart come Roku e concessionarie pubblicitarie, tra cui Universal Ads – controllata dalla stessa Comcast –, stanno sviluppato strumenti basati sull’IA per ridurre i costi di produzione degli spot e semplificarne la distribuzione.

Ognuno lo fa a modo suo e, soprattutto, con obiettivi diversi.

Per i media

Comcast, Roku e Channel 4 stanno sviluppando strumenti di intelligenza artificiale e piattaforme self-service per rendere accessibile la pubblicità sulle tv in streaming anche alle piccole imprese.

Channel 4, in particolare, ha lanciato quest’estate un servizio di IA generativa che promette di ridurre fino al 90% il costo di uno spot da 30 secondi.

Per i gruppi mediatici, si tratta di un modo per contrastare il predominio dei servizi pubblicitari basati sull’IA di Google, Amazon e Meta nel segmento delle inserzioni a basso costo e, allo stesso tempo, compensare – almeno in parte – il calo dei ricavi provenienti dalle pubblicità tradizionali.

Secondo dati di eMarketer citati dal Wall Street Journal, la spesa pubblicitaria per la tv tradizionale e via cavo dovrebbe calare di oltre il 15% negli Stati Uniti entro fine anno, scendendo sotto i 50 miliardi di dollari.

Al contrario, la spesa per la pubblicità sulle smart tv – e quindi in streaming – è stimata in aumento di circa il 13%, fino a quasi 32 miliardi di dollari, e dovrebbe superare quella della tv via cavo entro il 2028.

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Il Comcast Center, la sede centrale di Comcast a Philadelphia. Foto: Canva.

Per Roku

Roku ha reso disponibile il proprio inventario pubblicitario – il cosiddetto ad inventory – su Universal Ads e su piattaforme di streaming come Peacock, Paramount+ e Hbo Max, che stanno a loro volta sperimentando strumenti di intelligenza artificiale per ridurre i costi di produzione delle inserzioni.

In più, lo scorso anno, la società statunitense di smart tv e dispositivi per lo streaming ha lanciato Roku Ads Manager, una piattaforma interna che consente di acquistare direttamente spazi pubblicitari sui propri dispositivi.

Ha inoltre sviluppato un AI upscaler, uno strumento che migliora la qualità dei video in bassa risoluzione, adattandoli agli standard richiesti dagli spot televisivi, e collabora con la startup di IA Spaceback, che offre servizi per trasformare post sui social media in inserzioni pubblicitarie.

La strategia su due binari di Roku – tra sviluppo interno e partnership con startup – sta funzionando, conferma il Wall Street Journal.

Secondo i dirigenti dell’azienda, infatti, l’ingresso delle piccole e medie imprese nei propri slot pubblicitari – sia attraverso i servizi delle grandi piattaforme di streaming, sia direttamente tramite Roku Ads Manager – ha contribuito a un aumento del 18% nella divisione piattaforme dell’azienda nel primo trimestre del 2025.

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Foto: Unsplash.

Per le agenzie pubblicitarie

A beneficiare di una possibile diffusione televisiva degli spot di piccole e medie imprese realizzati con l’intelligenza artificiale sarebbero anche le agenzie creative e le startup pubblicitarie, molte delle quali hanno già lanciato nuovi servizi per rispondere a questa domanda.

È il caso di Universal Ads, la concessionaria di Comcast, che insieme alla startup Creatify sta sviluppando AI Video Generator, un assistente ispirato ai progetti di Meta e progettato per automatizzare la produzione degli annunci.

E mentre nuovi inserzionisti iniziano a sperimentare questi strumenti, restano ancora diverse criticità da risolvere negli spot generati con l’IA.

Scrive infatti il New York Times che il livello di intelligenza artificiale impiegato in uno spot varia in base alla familiarità che le aziende hanno con queste tecnologie.

Restano poi i rischi etici legati ai mestieri creativi – come sceneggiatori e artisti – il cui ruolo potrebbe essere sostituito dall’IA, e alla possibilità che gli spettatori vengano tratti in inganno da contenuti troppo realistici.

Questi rischi, tuttavia, non stanno frenando il settore pubblicitario, che continua a investire nei nuovi strumenti.

Ricorda il New York Times come quasi il 90% delle agenzie che nel 2024 ha speso più di un milione di dollari in pubblicità video digitali utilizzi già, o prevede di farlo a breve, l’IA generativa per creare spot.

Pur tra incertezze e resistenze, il cambiamento è già in corso e la trasformazione dell’industria pubblicitaria appare essere profonda.

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Francesco Puggioni
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Journalist writing on European politics, tech, and music. Bylines in StartupItalia, La Stampa, and La Repubblica. From Bologna to Milan, now drumming and writing in London.

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