Anthropic e OpenAI lanciano le campagne pubblicitarie. Stesso obiettivo ma linguaggi opposti

Di il 02 Ottobre, 2025
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Mentre l'azienda dei fratelli Amodei punta su un tono etico e visionario, Sam Altman ha scelto una strada opposta per ChatGpt: niente IA, ma attimi di vita quotidiana ripresi su una pellicola 35 millimetri
Foto copertina: Unsplash.

Nell’ambito dell’intelligenza artificiale generativa, la comunicazione delle grandi società tecnologiche che dominano il mercato diventa terreno strategico.

Anthropic, l’azienda guidata dai fratelli Amodei – Dario, amministratore delegato, e Daniela, presidente – che ha dato vita al modello linguistico Claude, ha lanciato una campagna pubblicitaria diametralmente opposta a quella proposta da OpenAI, che ha persino rinunciato all’intelligenza artificiale per concentrarsi su spot girati utilizzando la pellicola 35 mm.

I due grandi protagonisti nel campo dell’intelligenza artificiale hanno così adottato strategie di comunicazione completamente differenti per promuovere i propri prodotti di punta.

SAN FRANCISCO, CALIFORNIA - SEPTEMBER 20: Anthropic Co-Founder & CEO Dario Amodei speaks onstage during TechCrunch Disrupt 2023 at Moscone Center on September 20, 2023 in San Francisco, California. (Photo by Kimberly White/Getty Images for TechCrunch)_free Wikimedia Commons

Dario Amodei, cofondatore e ad di Anthropic, all’evento TechCrunch Disrupt del 2023, a San Francisco. Foto: Flickr.

Scelta di Anthropic

Anthropic ha scelto di posizionare Claude come “l’IA dalla parte dell’utente” con “Keep Thinking”, una campagna che ribalta la narrativa sull’intelligenza artificiale.

Claude non è l’ennesimo assistente virtuale, ma un alleato per chi affronta problemi complessi, dai ricercatori ai designer, dagli sviluppatori agli innovatori.

Ideata dall’agenzia Mother e lanciata con un investimento multimilionario, si apre con un film di 90 secondi diretto dal regista britannico Daniel Wolfe, accompagnato dalla musica del rapper MF Doom.

Il tono è riflessivo e lo spot recita: “Anche se il mondo è pieno di problemi, non c’è mai stato un momento migliore per averne uno”.

Il messaggio è chiaro: Claude non risolve al posto dell’utente, ma amplifica le sue capacità.

Un posizionamento coerente con la missione di Anthropic di costruire sistemi IA sicuri, trasparenti e capaci di ragionare in tempo reale.

In questo modo, Anthropic intende andare verso una comunicazione ampia e crossmediale: TV, streaming, stampa, out-of-home e collaborazioni con creator e progetti artistici.

La campagna sarà trasmessa durante eventi sportivi in ​​diretta, piattaforme di streaming come Netflix e Hulu, pubblicazioni cartacee sul New York Times e sul Wall Street Journal, podcast e partnership con influencer, come si legge su Adweek.

OpenAI, invece

Ha adottato una narrativa opposta l’azienda guidata dall’ad Sam Altman, sorprendendo tutti con una scelta controcorrente: per la sua prima campagna di branding dedicata a ChatGpt ha rinunciato all’uso dell’intelligenza artificiale.

Il video, realizzato in pellicola 35 millimetri dall’agenzia Isle of Any con la regia del regista canadese Miles Jay, punta sull’emozione e sull’autenticità. Nessun deepfake, nessun voice-over sintetico: solo storytelling umano, tangibile, quasi nostalgico.

L’obiettivo è trasmettere la complessità e l’umanità dietro la tecnologia, in un’epoca in cui la fiducia nel digitale è spesso messa in discussione.

Comunicazione a confronto

Mentre Anthropic punta su una narrazione basata su valori ambiziosi con un tono etico e visionario, OpenAI ha scelto una strada opposta per la sua campagna su ChatGpt: niente IA, solo storytelling umano preferendo un omaggio all’autenticità, alla tangibilità, alla fiducia.

Un ritorno all’artigianalità per raccontare una tecnologia che spesso genera diffidenza.

Il contrasto tra “Keep Thinking” e la campagna di OpenAI è emblematico: da un lato, l’IA come partner di pensiero, dall’altro, come oggetto da umanizzare attraverso il racconto.

Due strategie, due linguaggi, una stessa sfida: costruire fiducia in un’epoca di trasformazione.

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Chiara Buratti
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Chiara Buratti muove i suoi primi passi nel mondo del giornalismo nel 2011 al "Tirreno" di Viareggio. Nel 2012 si laurea in Comunicazione Pubblica e nel 2014 consegue il Master in Giornalismo. Dopo varie esperienze, anche all'estero (El Periódico, redazione Internazionali - Barcellona), dal 2016 è giornalista professionista. Lavora nel web/nuovi media e sulla carta stampata (Corriere della Sera - 7, StartupItalia). Ha lavorato in TV con emittenti nazionali anche come videoeditor e videomaker (Mediaset - Rete4 e Canale 5, Ricicla.tv).