Quando l’informazione passa prima dai social. Il caso TikTok

Di il 26 Agosto, 2025
Aaron Parnas è un avvocato di professione ma anche content creator a caccia di notizie. Sul social di ByteDance conta oltre un milione di follower, ma non è l'unico
Foto: Pexels

Chi l’ha detto che i media oggi arrivino prima dei social nel mondo dell’informazione? A dimostrarlo sono diversi casi.

Su TikTok, ad esempio, il content creator e avvocato Aaron Parnas quando ha saputo che gli Stati Uniti avevano bombardato l’Iran, ha caricato un video di un minuto in cui leggeva il post del presidente Trump pubblicato sul suo social Truth che identificava i presunti siti nucleari presi di mira dagli Stati Uniti.

@aaronparnas1

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♬ original sound – Aaron Parnas

 

Nei suoi contenuti non ha aggiunto dettagli precisi o resoconti differenti rispetto a quanto stava uscendo nel frattempo sui canali di informazione ufficiali, ma il suo vantaggio è stato essenzialmente uno: la velocità, oltre a una profonda conoscenza della piattaforma di ByteDance.

Una combo che gli ha permesso di raggiungere un elevatissimo numero di utenti, posizionandosi tra i video più visti in quei giorni sul social cinese.

TikTok surclassa i media

Secondo un sondaggio del Pew Research Centeril 17% degli adulti – e il 39% degli adulti sotto i 30 anni – si informa regolarmente sull’app. Mentre è meno dell’1% la percentuale di account che su TikTok segue i media tradizionali americani.

I tiktoker preferiscono di gran lunga le newsfluencer come quelle di Parnas, ma anche sketch, video brevi e clip che spiegano in modo semplice notizie difficili.

Ma che cosa impara davvero chi si informa su TikTok?

Secondo The Atlantic, i fruitori abituali utilizzano questo canale per comprendere quello che sta succedendo nel mondo. Anche se devono estrapolare i fatti dai meme, la brevità e il valore di intrattenimento compensano la mancanza di dettagli.

Insomma, sui social si premia la semplicità rispetto all’approfondimento.

Ma si tratta, quindi, di superficialità? Non nel caso di Parnas, ad esempio. Avvocato di professione, all’Atlantic riferisce di essere sempre informato sugli ultimi casi giudiziari proprio grazie al network che si è creato durante il suo lavoro. Ma questo non basta.

I risultati del sondaggio condotto dal Pew Research Center

 

La potenza dei social

Parnas rivela al media americano di riuscire a essere “sempre sul pezzo” dopo aver abilitato le notifiche di X e Truth Social per i post di ogni membro del Congresso e dei principali leader mondiali.

In questo modo, gli basta prendere in mano lo smartphone per avere immediatamente contezza di quello che accade a livello globale. Considerando anche che X e Truth sono i principali canali di divulgazione per la maggior parte dei leader che oggi guidano il mondo.

Truth è, di fatto, il canale ufficiale del presidente Trump, su X Netanyahu ma anche Zelensky sono molto attivi e Telegram, fondata dal russo Pavel Durov, è il mezzo di comunicazione più utilizzato, appunto, dai leader russi come Lavrov.

Insomma, per restare sempre aggiornati su quello che accade basta avere sostanzialmente l’accesso a 3 applicazioni.

Una formula che a Parnas è valsa 4,2 milioni di follower su TikTok e più di 100 milioni di utenti americani negli ultimi sei mesi.

Secondo l’influencer molti dei suoi spettatori sono “giovani che non guardano le notizie, non l’hanno mai fatto e non lo faranno mai. Semplicemente non hanno la capacità di attenzione necessaria”, ha dichiarato all’Atlantic, aggiungendo che: “Non c’è più disinformazione su TikTok di quanta ce ne sia su Twitter, di quanta ce ne sia su Fox News, e a volte di quanta ce ne sia sulla CNN””.

Alcuni utenti di TikTok che seguono Parnas hanno dichiarato di apprezzarlo per capacità, velocità, competenze e per non essere “schierato” con alcun partito, nonostante abbia appoggiato la candidatura presidenziale di Kamala Harris l’anno scorso. Sempre al media americano Parnas ha affermato: “Vorrei che tornassimo al giornalismo basato sui fatti, in stile Walter Cronkite”.

Ma non è solo Parnas a essere tra i divulgatori più seguiti. C’è anche Jack Mac, da 1,1 milioni di follower, che usa il termine “journalisming” per descrivere il suo lavoro: commentare storie che trova interessanti o divertenti.

Foto: profilo TikTok Jac Mac

Un cambio di paradigma

In questo mare magnum di informazione, però, sono gli utenti che cercano le news o è il contrario? Secondo Robert Kozinets, professore presso l’Università della California del Sud che ha studiato il consumo di media della Generazione Z su TikTok, è l’algoritmo di TikTok a intercettare le preferenze degli utenti proponendo contenuti in linea con quello che cercherebbero.

L’Atlantic parla di “notizie algoritmicamente compatibili”.

Ma tutta questa attenzione da parte dell’utenza americana su TikTok potrebbe presto svanire a causa del ban che pesa sulla società madre, ByteDance, e che dopo diverse proroghe entrerà in vigore  il 17 settembre.

Al momento, per rilevare le operazioni statunitensi di TikTok c’è un accordo tra un gruppo di investitori non cinesi con l’idea di creare una nuova società che ne deterrà la proprietà, ma il futuro è incerto e da definire.

Intanto si parla già dei possibili amministratori delegati che potrebbero guidare la nuova società.

Chi sa se anche questa diventerà un nuovo canale di informazione per i giovanissimi.

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Chiara Buratti muove i suoi primi passi nel mondo del giornalismo nel 2011 al "Tirreno" di Viareggio. Nel 2012 si laurea in Comunicazione Pubblica e nel 2014 consegue il Master in Giornalismo. Dopo varie esperienze, anche all'estero (El Periódico, redazione Internazionali - Barcellona), dal 2016 è giornalista professionista. Lavora nel web/nuovi media e sulla carta stampata (Corriere della Sera - 7, StartupItalia). Ha lavorato in TV con emittenti nazionali anche come videoeditor e videomaker (Mediaset - Rete4 e Canale 5, Ricicla.tv).