
Notizie veloci e senza giri di parole per fare il punto sulle novità annunciate in settimana dalle società di social media (e non solo).
SOCIAL NEWS
L’Australia valuta di estendere il ban per minori di 16 anche a YouTube
Stando al Financial Times, la commissaria per la sicurezza online australiana Julie Inman Grant ha chiesto l’inclusione nel divieto di YouTube, inizialmente escluso dal ban dei social media, dopo una ricerca che mostra come quasi il 40% dei bambini tra i 10 e i 16 anni abbia incontrato contenuti dannosi sulla piattaforma. Ha criticato gli algoritmi di YouTube e i tagli al personale dedicato alla sicurezza. Google ha risposto che il sito è utile per i più giovani e ha definito incoerente la posizione della commissaria. Il governo esaminerà la richiesta ma non ha ancora preso una decisione. Altri paesi, come la Francia, osservano con interesse questo approccio pionieristico dell’Australia.
YouTube integra Veo 3 in Shorts per rivoluzionare la creatività
Presentata dall’amministratore delegato Neal Mohan al festival Cannes Lions, la novità promette di offrire agli utenti la possibilità di creare video e suoni partendo da semplici prompt testuali. Hollywood Reporter scrive che l’ad ha sottolineato come questa tecnologia potenzierà la creatività umana e darà ai creator strumenti mai visti prima. Veo 3 rappresenta un’evoluzione importante rispetto alle versioni precedenti, già usate per funzioni come Dream Screen. L’integrazione di Veo 3 negli short arriva mentre YouTube cerca di rafforzare la sua posizione nel mercato dei video brevi, oggi dominato da TikTok e Instagram Reels. Con oltre 200 miliardi di visualizzazioni giornaliere per Shorts, l’iniziativa potrebbe dare un ulteriore slancio alla piattaforma e trasformare radicalmente la produzione di contenuti online.
Il Congresso degli Stati Uniti vieta WhatsApp sui dispositivi governativi
Come riporta Axios, secondo l’Ufficio per la cybersicurezza della Camera, l’app presenta mancanza di trasparenza sulla protezione dei dati, assenza di crittografia dei dati memorizzati e rischi di sicurezza. I dipendenti saranno contattati per rimuovere l’app se presente sui dispositivi gestiti dalla Camera. Meta, proprietaria di WhatsApp, ha contestato duramente la decisione, ricordando che i messaggi sono crittografati end-to-end. Altre app di messaggistica, come Signal, iMessage, FaceTime e Microsoft Teams, sono invece considerate accettabili. Il provvedimento si inserisce in una serie di restrizioni del Congresso su tecnologie considerate rischiose, tra cui anche alcune applicazioni di IA.

Sam Altman, amministratore delegato di OpenAI, all’evento TechCrunch Disrupt nel 2019. Foto: Flickr.
WEB NEWS
OpenAI apre alla pubblicità e annuncia la versione Gpt5
Sam Altman, amministratore delegato di OpenAI, ha annunciato per l’estate 2025 l’uscita della versione aggiornata del chatbot, promettendo un notevole miglioramento. Anche se non ha fornito una data precisa, alcuni tester parlano già di un salto qualitativo “significativo”. Altman ha anche dichiarato di non essere contrario all’introduzione di pubblicità su ChatGpt, ma ha avvertito che influenzare le risposte del modello in base agli sponsor sarebbe devastante per la fiducia degli utenti. Piuttosto, ha proposto l’idea di inserire annunci fuori dal flusso di output, ad esempio in un sidebar, purché siano utili e chiaramente distinti dal contenuto generato dall’IA.
Meta vince una causa per presunta violazione del copyright della sua IA
Un tribunale federale statunitense ha stabilito che Meta ha agito legalmente, utilizzando milioni di libri online per addestrare i suoi modelli di intelligenza artificiale, rientrando nel principio del fair use. Il caso era stato intentato da un gruppo di autori, che sostenevano che i loro diritti d’autore fossero stati violati. La corte ha chiarito però che il verdetto si basa sul fatto che gli autori non hanno presentato argomentazioni valide, e non che l’uso da parte di Meta sia in assoluto lecito. È la seconda vittoria in pochi giorni per le aziende di IA, dopo un verdetto favorevole ad Anthropic. Il giudice ha comunque avvertito che l’uso dell’intelligenza artificiale potrebbe minacciare la creatività umana e i mercati culturali, inondandoli di contenuti generati automaticamente.
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