
Online finte proteste e disordini scuotono la città di Los Angeles contro la United States Immigration and Customs Enforcement – l’Ice, l’agenzia federale statunitense responsabile del controllo della sicurezza delle frontiere e dell’immigrazione, parte del Dipartimento della sicurezza interna degli Stati Uniti.
Nella realtà, la situazione non è delle migliori.
Anzi, in queste ore la protesta si è allargata anche ad altre città americane e le forze dell’ordine hanno arrestato finora circa 400 persone.
Ma a fare paura sono anche le pesanti fake news circolate sui social in questi ultimi giorni.
Video risalenti a molti giorni prima dati di nuovo in pasto agli algoritmi e, ancora peggio, produzioni completamente false, generate con l’intelligenza artificiale.
Anche in questo caso si conferma il potere dell’algoritmo stesso sulle piattaforme social e non solo.
HAPPENING NOW: protests through downtown LA have shutdown streets. People angered of immigration arrests in the city. Riot squads have been deployed with a city wide tactical alert calling all officers to remain on duty. @9NewsAUS pic.twitter.com/DQjxchhFqB
— Lauren Tomasi (@LaurenTomasi) June 7, 2025
Fake news e vita reale
Account non verificati su piattaforme come X e TikTok, nel tentativo di ottenere clic, hanno fatto leva sui timori di liberali e conservatori in merito agli scontri dello scorso fine settimana.
Molti post hanno creato la falsa impressione che l’intera città fosse travolta dalla violenza, quando gli scontri erano, anzitutto, limitati a una piccola parte – e, per di più, risalenti a giorni precedenti.
Oggi la situazione è peggiorata, scrive RaiNews, e non è ancora ben chiaro se le proteste siano anche state fomentate proprio dal desiderio di “ottenere click aldilà di qualsiasi etica”.
In particolare, in questi giorni sui più noti social come X, Facebook, TikTok e Instagram sono circolate immagini di manifestanti che lanciano pietre o altri oggetti contro le forze dell’ordine e danno fuoco alle auto, tra cui diversi taxi a guida autonoma Waymo, come si legge sul New York Times.
Immagini e video falsi hanno rilanciato vecchie teorie del complotto secondo cui le proteste sarebbero state una provocazione pianificata, non una risposta spontanea ai raid dell’immigrazione.
Social che vai, protesta che trovi
Come si legge sulla Cnn, su X, gli influencer vicini alla destra trumpiana denunciano i manifestanti anti-Ice come “agitatori e terroristi”, mentre su Bluesky, la maggioranza dell’utenza condanna l’invio della Guardia Nazionale da parte del presidente Donald Trump.
Gli esperti riferiscono che su X diversi account hanno esagerato l’entità reale dei disordini nella California meridionale, alimentando ulteriormente la confusione.
Addirittura, alcuni post diventati virali parlavano di un possibile “intervento militare” dal Messico verso Los Angeles. Martedì pomeriggio, questo post era già stato visualizzato da oltre due milioni di persone.
Secondo l’Institute for Strategic Dialogue, decine di contenuti su X hanno diffuso teorie del complotto secondo cui i manifestanti sarebbero stati sostenuti dal governo o finanziati da varie fonti.
Molti di questi hanno superato il milione di visualizzazioni e solo di alcuni è stata verificata l’identità tramite le note della community di X.
Riconoscendo come i post virali possano distorcere l’opinione pubblica e, potenzialmente, esacerbare la violenza, domenica sera l’ufficio del governatore della California Gavin Newsom ha implorato il pubblico di “controllare le proprie fonti prima di condividere informazioni”, in un post su X.
Anche l’ufficio del governatore ha smentito direttamente alcune informazioni.
Mentre domenica sera a Los Angeles le proteste si facevano più violente, il senatore repubblicano Ted Cruz ha condiviso un video di auto del Dipartimento di Polizia di Los Angeles in fiamme e ha scritto: “Questo… non è… pacifico” lasciando intendere che il contenuto fosse riferito alla situazione attuale.
Non era così: quel filmato risale al 2020, quando le proteste per la giustizia razziale erano sfociate in disordini.
Ad aumentare la confusione, domenica sera alcuni vandali hanno danneggiato diverse auto della polizia e incendiato alcune auto a guida autonoma.
L’attore James Woods ha condiviso un video credendo di riferirsi proprio a questi episodi. Il contenuto, ha però confermato Newsom, era del 2020.
This video is from 2020. https://t.co/92GdCdXJcy
— Gavin Newsom (@GavinNewsom) June 9, 2025
Non si salva nessuno
Tra le fonti fuorvianti sui social media figurano anche i resoconti del governo federale.
Lunedì mattina, un account affiliato al Dipartimento della Difesa ha affermato su X che “Los Angeles sta bruciando e i leader locali si rifiutano di rispondere”.
Ma al momento della dichiarazione non c’erano segnalazioni di incendi a Los Angeles.
“In linea con la loro copertura delle proteste del movimento Black Lives Matter del 2020, i mezzi di propaganda della Repubblica Popolare Cinese hanno sfruttato le proteste negli Stati Uniti per danneggiare l’immagine dell’America all’estero e insinuare che la risposta del governo statunitense alle proteste in patria assomigliasse poco al loro sostegno alle proteste all’estero”, ha detto alla Cnn Bret Schafer, ricercatore dell’Alliance for Securing Democracy.
Nel frattempo, il quotidiano russo Sputnik, controllato dallo stato, ha diffuso una foto, condivisa anche da James Woods, che mostra “pile di mattoni” in un luogo di protesta.
Ma, secondo la community di X, sembra provenire da un cantiere edile mentre un account su X recitava: “È la guerra civile!”
Il gioco a chi abbocca l’amo per primo è sempre in voga sui social. Chi sa se le community di esperti chiamate da X e Bluesky riusciranno mai a evitare del tutto questo fenomeno.