La fusione mai avvenuta tra Warner Bros. Discovery e Fox

Di il 04 Settembre, 2025
Grand_Entrance_-_Warner_Bros._Movie_World
Secondo John Malone, a luglio dello scorso anno ci sarebbero state "discussioni serie" che si sarebbero poi arenate per l'impossibilità di far convivere Fox News e Cnn all'interno dello stesso gruppo
Foto copertina: l’entrata del parco Warner Bros. Movie World nel Queensland, in Australia. Foto: Wikimedia Commons.

La notizia sarebbe stata di quelle grosse: una fusione tra Warner Bros. Discovery. e Fox, andando a creare il conglomerato televisivo e giornalistico più influente d’America. Alla fine, però, l’idea è morta tra le chiacchiere, senza mai concretizzarsi.

Lo ha raccontato al Financial Times John Malone, 84enne presidente emerito e azionista, con circa lo 0,7%, di Warner Bros. Discovery, nonché consulente fidato dell’amministratore delegato del gruppo, David Zaslav.

Fondatore e presidente del consiglio di amministrazione di Liberty Media, Malone è tra le figure più influenti nell’industria dei media. Pioniere della tv via cavo alla guida di Tele-Communications Inc. – Tci, ha intessuto una lunga relazione di amicizia e rivalità con Ted Turner, fondatore della Cnn.

Un’altra figura a cui il presidente emerito di Warner Bros. Discovery è molto legato è proprio Rupert Murdoch. I due, definiti “migliori e peggiori amici”, si conoscono da oltre 40 anni, durante i quali si sono incrociati spesso.

Malone ha detenuto in passato il 32% di News Corp, il gruppo editoriale di Murdoch che pubblica, tra gli altri, il Wall Street Journal, arrivando a sfidare il magnate australiano per la governance della sua società, prima di arrivare a un accordo che ha visto il fondatore di Tci cedere le sue quote in cambio di altri asset, fra cui DirecTv e alcune reti sportive locali statunitensi.

Rupert_Murdoch_22962005304_2015_wikimedia_free

Rupert Murdoch, fondatore di Fox e News Corp, nel 2015. Foto: Wikimedia Commons.

La fusione che non fu

Secondo quanto raccontato da Malone al Financial Times, i colloqui per valutare una possibile fusione tra Warner Bros. Discovery. e Fox si sono tenuti a luglio dello scorso anno in presenza di Zaslav e di Lachlan Murdoch, presidente di News Corp e figlio prediletto di Rupert, per poi arenarsi a causa di motivazioni non precisate nell’intervista.

I colloqui, descritti dal magnate come “discussioni serie”, si sarebbero concretizzati “se avessimo pensato che Fox News e Cnn potessero convivere sotto lo stesso tetto”.

L’ostacolo che si è rivelato troppo ingombrante sembra dunque essere stato di tipo editoriale.

Le due emittenti, entrambe colpite dalla crisi della tv via cavo – più Cnn che Fox News – rappresentano infatti due poli opposti del giornalismo statunitense, in uno scontro mediatico e culturale che si è nettamente esacerbato con la rielezione alla Casa Bianca di Donald Trump.

Dopo la vittoria elettorale dello scorso novembre, il presidente, acerrimo nemico dei media tradizionali, ha ingaggiato una lotta aperta contro testate ed emittenti, colpevoli, secondo lui, di diffondere soltanto notizie false contro la sua amministrazione. Tutte, a eccezione della tv di Murdoch.

Una seconda opzione minore citata da Malone sarebbe stata la cessione di Fox Broadcasting – escludendo Fox News – a Warner Bros. Discovery, una mossa che avrebbe permesso al gruppo guidato da Zaslav di espandersi in maniera significativa sul lato dell’offerta sportiva.

Anche in questo caso, non se ne è fatto nulla.

Gate_4_Warner_Bros._Studios_free_wikimedia_commons_Burbank, California

I Warner Bros Studios a Burbank, in California. Foto: Wikimedia Commons.

Intanto, in Warner

Fox a parte, Warner Bros. Discovery sta comunque attraversando una fase di cambiamenti strutturali.

La società, frutto della fusione tra Warner Media e Discovery nel 2022, dovrebbe suddividersi in due gruppi quotati.

Il primo, chiamato Global Networks, includerebbe i servizi di televisione tradizionali e i canali associati alla Cnn, comprese le trasmissioni sportive.

L’altro ramo, denominato Streaming and Studios, avrebbe invece il controllo degli studi di produzione di film e le serie televisive, oltre al servizio di streaming Hbo.

Ed Sullivan Theatre in New York City_Stephen_Colbert_2019_free_Flickr

L’Ed Sullivan Theatre, a Manhattan, sede del Late Night Show with Stephen Colbert. Foto: Flickr.

E altrove

Più in generale, è un periodo turbolento per i conglomerati statunitensi dell’industria dei media.

Di recente, la Federal Communications Commission, l’agenzia governativa statunitense che gestisce il mercato e le operazioni finanziarie nel settore delle telecomunicazioni, ha approvato l’unione di Paramount e Skydance – società guidata da David Ellison, figlio di Larry, fondatore e presidente esecutivo di Oracle – sotto il controllo della seconda.

L’accordo, dal valore di otto miliardi di dollari, annunciato a luglio del 2024, non aveva ancora ricevuto il via libera della Casa Bianca, che si è prima assicurata che il nuovo assetto editoriale dei programmi di Paramount non sia troppo critica nei confronti del presidente.

Le garanzie, riporta il Wall Street Journal, sono state ottenute attraverso tre punti principali: il pagamento di 16 milioni di dollari della Cbs – di proprietà della stessa Paramount – a Trump, per chiudere la causa intentata contro il montaggio dell’intervista a Kamala Harris al programma 60 Minutes, la cancellazione del Late Show with Stephen Colbert e la promessa che nessuna iniziativa di diversità, equità e inclusione – Dei – verrà più messa in atto.

Tutte rigorosamente rispettate.

Devi essere loggato per lasciare un commento.
/ Published posts: 105

Journalist writing on European politics, tech, and music. Bylines in StartupItalia, La Stampa, and La Repubblica. From Bologna to Milan, now drumming and writing in London.

Twitter
Linkedin