L’industria dell’intrattenimento in Cina sfida la censura

Di il 12 Dicembre, 2025
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Microdrammi, videogiochi e film di animazione cinesi stanno diventando virali in tutto il mondo, ma la censura del Partito Popolare scoraggia gli investimenti e il coraggio.
Foto copertina: il merchandise prodotto dall’universo di Ne Zha 2. Fonte: Wikimedia Commons.

L’industria dell’intrattenimento in Cina si sta affermando in tutto il mondo.

L’ondata creativa cinese è inarrestabile, e la sua esportazione può generare ricavi importanti per il paese.

Fenomeni mondiali come il film d’animazione “Ne Zha 2” o il videogioco “Black Myth: Wukong”” ne sono un esempio.

Molto popolari sono anche i drammi brevissimi: soap opera condensate in formato verticale, in stile TikTok, della durata di massimo due minuti.

Il Partito Comunista cinese si trova perciò davanti a un dilemma: e se la censura avesse conseguenze economiche indesiderabili?

Xi Jinping, segretario generale del Partito Comunista Cinese dal 2012 e presidente della Repubblica Popolare Cinese dal 2013. Foto: Wikimedia Commons.

Un’industria promettente

L’indotto dell’industria dell’intrattenimento in Cina resta alto nonostante il governo abbia scelto di dare priorità agli investimenti in scienza e tecnologica.

Ad esempio, i ricavi generati dalle serie dei microdrammi, composte da mediamente 90 microepisodi, hanno superato la vendita dei biglietti cinematografici, riporta l’Economist.

Al contrario, i giganti tecnologici come Tencent, continuano a destinare importanti somme anche all’intrattenimento.

Il risultato è che gran parte di questi contenuti vengono fruiti su smartphone e altri dispositivi mobili.

Tutto rigorosamente in versione locale: Douyin e Bilibili sono alcuni esempi di app molto popolari nel paese, in sostituzione delle internazionali TikTok e YouTube.

Su queste app, i contenuti vengono monetizzati soprattutto tramite e-commerce, piuttosto che con pubblicità o abbonamenti.

Le vendite e i ricavi derivano soprattutto da progetti di merchandising, ma anche da eventi di live-streaming e performance dal vivo.

Prendersi qualche rischio

I commentatori si chiedono se questo tipo di intrattenimento sarà capace di creare fenomeni duraturi e destinati a permanere nell’immaginario.

Al momento, si tratta di brevi e improvvise fiammate alimentate da un’eccellente macchina pubblicitaria e divistica, piuttosto che dalla solidità dell’estro creativo.

Il paradigma tutto commerciale dietro le produzioni è quindi evidente agli addetti del settore e ai critici, e forse lo sarà anche al Partito Comunista.

Per ora la censura resta severa, perché il governo richiede che film e programmi TV aderiscano a un certo schema valoriale, e vieta i contenuti più scabrosi, come sesso, superstizione e violenza.

Questo genera anche un’avversione al rischio da parte dei creativi stessi, a cui si chiede di coprire eventuali danni derivanti dalla censura.

Un sistema che scoraggia in principio idee radicali e dirompenti.

Ma neanche il Partito Comunista cinese può restare intaccato dal cambiamento che incombe travolgendo l’industria dell’intrattenimento in Cina.

Per ora, ha investito in enormi parchi di intrattenimento e sostenuto sgravi fiscali per il comparto. Più in generale, la Cina sta spingendo sul soft-power, anche attraverso il reclutamento di influencer filogovernativi.

 Anche la revisione dei contenuti, soprattutto per gli adattamenti stranieri, si sta ammorbidendo, sia per gli show che per i videogiochi.

Questioni economiche a parte, c’è chi si chiede se, tra una riunione e l’altra, anche i leader di partito non facciano un  po’ di scrolling tra i microdrammi.

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Ludovica Taurisano
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Ludovica Taurisano è dottoranda di ricerca in Global History and Governance per la Scuola Superiore Meridionale di Napoli, con un progetto di ricerca sull’editoria popolare e l’informazione politica negli anni Sessanta e Settanta. Con una formazione in teoria e comunicazione politica, si è occupata di processi di costruzione dell’opinione pubblica; ha collaborato con l’Osservatorio sulla Democrazia e l’Osservatorio sul Futuro dell’Editoria di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli. Oggi è Program Manager per The European House – Ambrosetti. Scrive di politica e arti performative per Birdmen Magazine, Maremosso, Triennale Milano, il Foglio, Altre Velocità e chiunque glielo chieda. Ogni tanto fa anche cose sul palco.