
Zohran Kwame Mamdani ha 33 anni, è musulmano, suo padre è un accademico ugandese e la madre è una regista indiana.
Appartenente alla corrente più radicale dei democratici, correrà alla carica di sindaco di New York per il suo partito, dopo aver vinto – provvisoriamente, i risultati verranno confermati a metà luglio – le primarie tenute martedì.
Esce sconfitto Andrew Cuomo, ex governatore dello Stato di New York, di cui la Grande Mela fa parte, ma non ne è la capitale.
Oltre a essere significativa per la città di New York, questa vittoria segna un importante momento per il partito democratico e, più in generale, la politica statunitense.
In un momento di crisi d’identità, la sinistra americana ha assistito a un cambiamento radicale sia nella maniera di fare campagna e promuovere le sue proposte, sia nell’indirizzo politico del proprio elettorato.

Zohran Mamdani, vincitore delle primarie democratiche come candidato sindaco della città di New York, durante un comizio nel 2024. Foto: Wikimedia Commons.
A tu per tu
La Cnn evidenzia come il sorprendente risultato elettorale sia stato frutto di una riuscita strategia comunicativa.
A ottobre del 2024, Mamdani era poco conosciuto, senza una lunga carriera politica alle spalle, a differenza del suo avversario Andrew Cuomo, ex governatore dello stato di New York.
In meno di un anno, però, l’outsider ha vissuto una forte evoluzione.
Ha guadagnato più di un milione di follower tra Instagram, Tiktok e X, tramite video virali, interviste concesse a podcast e new media e menzioni da parte di importanti personaggi come la deputata Alexandria Ocasio Cortez, che ha pubblicato una foto con lui proprio il giorno delle primarie.
Ma non si è limitato alla campagna in rete – che pure si è dimostrata essere fondamentale già alle presidenziali del 2024.
Per il senatore del Vermont Bernie Sanders, che ha dato il suo endorsement a Mamdani e occupa una posizione di particolare influenza nell’area radicale della sinistra americana, il capolavoro architettato dal giovane candidato trova le sue radici nel rapporto con l’elettorato.
Alcuni giorni prima del voto, Mamdani ha percorso l’intera isola di Manhattan a piedi, fermandosi a parlare con i passanti, qualunque fosse il colore politico, discutendo del futuro della città e del suo programma.
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Proposte radicali
Nella testa del giovane democratico il suo piano per New York era chiaro e radicale, come lo ha definito Linkiesta.
Identificandosi nel solco del pensiero del socialismo americano e definito dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, un “pazzo comunista”, Mamdani punta a creare una città più vivibile per i più poveri, eliminando le differenze che qui si fanno sentire più che in tutta la nazione.
Il primo obiettivo è quello di raddoppiare il salario minimo e aumentare la tassazione per i cittadini più abbienti.
Inoltre, per risolvere il problema abitativo che da anni affligge la città, vuole regolamentare gli affitti, in particolare calmierando i prezzi per zona.
Ha annunciato che vorrebbe varare questo provvedimento alcuni mesi fa con un video sui social media, in cui faceva il bagno nelle gelide acque di Coney Island in pieno inverno.
Per i senzatetto, Mamdani propone di creare dei centri di accoglienza nei locali in disuso della metropolitana.
Nel suo programma c’è anche la creazione di una catena di supermercati pubblici – di gestione e proprietà comunale – e la proposta di rendere gli autobus urbani gratuiti, per ampliare e migliorare i servizi pubblici.
Allo stesso tempo, ha dichiarato di voler dimezzare i fondi delle forze dell’ordine e ha condannato le azioni del governo di Israele a Gaza.
In particolare, hanno fatto discutere alcune sue dichiarazioni ambigue che si auguravano una “globalizzazione dell’Intifada”. Per queste parole, Mamdani si è dovuto difendere pubblicamente da accuse di antisemitismo.
Tra Obama e Sanders
Per Waleed Shahid, stratega della comunicazione democratico di lunga data, Mamdani con il suo programma e la sua comunicazione rappresenta un mix tra la combattività positiva dell’ex presidente Barack Obama e la rabbia populista ostinata di Sanders.
Una comunicazione fresca, una retorica anti-establishment e un programma finalizzato a un cambiamento radicale.
Con questa proposta, Mamdani sembra riuscire a crescere in popolarità con una velocità simile a quella del primo movimento Maga, seppure con visioni opposte.

Alcuni manifestanti durante le manifestazioni del movimento “No Kings” a New York, a giugno del 2025. Foto: Wikimedia Commons.
Verso il 2028
Queste primarie hanno dimostrato che, nonostante le recenti difficoltà, c’è fermento nel partito democratico.
A livello comunicativo, sono in atto molte innovazioni e si sta tentando un cambio di direzione sostanziale rispetto alla campagna elettorale di Kamala Harris, basata più sulla presenza sui media tradizionali.
Sul piano politico, invece, con il centro che diventa sempre meno influente, si stanno formando diverse correnti di indirizzo populista per contrastare le forze opposte del movimento Maga.
Con questa apertura degli elettori a personalità più vicine alla parte socialista del partito, si potrebbe aprire una grande opportunità anche per Ocasio-Cortez, da anni indicata come possibile candidata presidenziale.
Alle primarie del 2028 potrebbe ottenere un notevole successo, anche se molto dipenderà dai possibili avversari – tra i quali viene spesso annoverato anche il governatore della California, Gavin Newsom.
Mentre nel partito republicano emergono le prime fratture e si prepara lo scontro tra il vicepresidente JD Vance e il Segretario di Stato Marco Rubio, a sinistra si intravede una possibilità di successo per l’ala più radicale.
Da Washington attendono l’esito di questo esperimento.
L’esito delle primarie – e poi delle elezioni – della città di New York potrebbe rappresentare la scintilla per una svolta all’interno del partito democratico e, dunque, della politica statunitense.