
Foto copertina: Jimmy Kimmel, conduttore di Jimmy Kimmel Live!, insieme agli attori Henry Cavill e Ben Affleck. Foto: Walt Disney Television, Flickr.
Lo aspettavano tutti. I fan, i critici, Donald Trump. Il ritorno di Jimmy Kimmel Live! su Abc ieri sera è stato un momento storico per la televisione americana e il monologo di apertura della puntata di ieri, martedì 23 settembre, passerà agli annali come uno dei più significativi nella storia dei late-night show.
A renderlo importante e, forse, unico è stata una serie di elementi che si sono avvicendati in un periodo in cui il presidente degli Stati Uniti sta cercando di strangolare la libertà di espressione, minacciando gruppi editoriali ed emittenti tramite il proprio potere politico e cause milionarie.
Dopo aver convinto Cbs – e dunque Paramount – a capitolare e cancellare la trasmissione di Stephen Colbert, Trump aveva profetizzato che il bersaglio successivo sarebbe stato proprio Jimmy Kimmel.
All’inizio, le cose erano andate secondo i piani della Casa Bianca.
Abc e la sua proprietaria, Walt Disney Company, avevano ceduto alla richiesta e alle minacce di Brendan Carr, capo della Federal Communications Commission, l’agenzia federale che regola le comunicazioni via radio, televisione e cavo, di sospendere Kimmel dopo le sue dichiarazioni in cui accusava gli esponenti del movimento Make America Great Again di strumentalizzare l’omicidio dell’attivista Charlie Kirk per il proprio tornaconto politico.
Ma poi, lunedì 22 settembre, Disney ha cambiato idea: Kimmel sarebbe tornato in onda.

La sede dei Walt Disney Studios a Burbank, in California. Foto: Wikipedia.
Kimmel o l’abbonamento
Il primo elemento di eccezionalità sta proprio nella decisione di Disney e della sua rete Abc, le stesse che lo scorso dicembre avevano accettato di pagare 15 milioni di dollari e chiesto all’anchor George Stephanopoulos di scusarsi per chiudere una causa intentata da Trump per una dichiarazione del giornalista nei suoi confronti.
E ancora, Abc a giugno ha sospeso e poi non ha rinnovato il contratto del suo corrispondente da Washington, Terry Moran, per aver definito Stephen Miller, consigliere politico del presidente, “world-class hater”.
Stavolta, invece, Disney ha deciso di tornare sui suoi passi e resistere alle pressioni della Casa Bianca.
Lo ha fatto nonostante le stazioni locali di Nexstar e Sinclair – che insieme rappresentano circa un quarto delle affiliate di Abc – abbiano confermato la propria decisione di non trasmettere lo spettacolo in città importanti come Seattle, Washington DC, Salt Lake City, Nashville e New Orleans.
A convincere Disney a fare un passo indietro sono state le forti proteste di molti dei propri clienti che, fin da subito, avevano iniziato un boicottaggio nei confronti del gruppo, cancellando i propri abbonamenti e incoraggiando altri a farlo.
In più, sottolinea il Foglio, i mercati hanno avuto un ruolo centrale nel difendere la libertà di espressione – incarnata, in questo caso, dal programma di Kimmel.
Nei cinque giorni tra la sospensione dello show e il passo indietro dell’azienda, il titolo Disney è crollato in borsa, perdendo quasi 3,9 miliardi di dollari.
Agli annali
A rendere il momento ancora più particolare ci ha pensato Kimmel stesso, con un monologo che ha incluso tutti gli ingredienti necessari a renderlo efficace e potente.
Non ha indietreggiato nei confronti delle minacce dell’amministrazione – facendosi portavoce di una causa più grande, quella per la salvaguardia del primo emendamento sulla libertà di espressione negli Stati Uniti, come ha sottolineato Hollywood Reporter.
Ha chiarito, senza chiedere scusa, le sue parole pronunciate sull’omicidio di Charlie Kirk, fraintese e strumentalizzate, ed elogiato il perdono della moglie dell’attivista, Erika, al presunto assassino del marito.
Ha difeso la propria trasmissione dalle ingerenze esterne, ringraziando anche la sua emittente che, dopo averlo abbandonato, è tornata sui suoi passi e ha deciso di sostenerlo in un momento di grande pressione.
E, soprattutto, il suo monologo è stato un appello a una rinnovata unità nazionale fondata sui valori civili e liberali della società statunitense.
Nel farlo, Kimmel ha incluso tutti quelli – democratici e repubblicani – che si sono espressi contro la censura del suo spettacolo.
Ha, infine, indicato una strada chiara per ritrovare quella solidarietà che i cittadini del suo Paese sembrano aver smarrito: lasciare da parte le differenze ideologiche per protestare ad alta voce contro chi, alla Casa Bianca, incarna valori autocratici e anti-americani.
Nel frattempo, il presidente in persona giurava di farla pagare di nuovo ad Abc per aver disobbidito al proprio volere.