
La comunicazione dei democratici americani sta virando su YouTube.
Secondo Axios, i democratici hanno concepito il Daily Blueprint, un nuovo programma in onda sul canale ufficiale del partito, come un appuntamento live quotidiano, con l’obiettivo di chiarire la propria posizione politica su alcuni temi, principalmente commentando l’operato del Presidente Donald Trump.
Andrà in onda per 15 minuti dal lunedì al venerdì e sarà ospitato da Hannah Muldavin, vicedirettrice della comunicazione del Comitato nazionale dei democratici – Dnc.
Daily Blueprint è anche un tentativo dichiarato di ottenere supporto concreto al partito, nell’ottica ormai consolidata di una campagna di propaganda permanente.
NEW: We’re launching The Blueprint, a daily show that’ll keep YOU up-to-date on Republican chaos and how you can help Democrats fight back and win.
Watch the first episode on our YouTube channel at 10am EDT: https://t.co/N9KubCeP32 pic.twitter.com/cty3RqyJ8Q
— Democrats (@TheDemocrats) June 9, 2025
Gabinetto di guerra mediatico
Da aprile, il Dnc ha potenziato fortemente la media war room, per controbilanciare l’aggressiva strategia mediatica dei repubblicani.
I leader di partito, segnala Axios, non sono contenti dei risultati ottenuti finora, di certo incomparabili rispetto alla visibilità che i podcaster più seguiti hanno garantito ai competitor, in particolare durante le ultime elezioni.
Il Daily Blueprint è, infatti, anche un modo per mobilitare la base.
Gli obiettivi a lungo termine sono diversi e contemplano alleanze con influencer anche più piccoli per una comunicazione più capillare a livello locale.
Nell’era della rapidità per eccellenza, la nuova comunicazione dei democratici americani punta innanzitutto a una risposta immediata alla comunicazione della Casa Bianca, per controbattere in tempo reale e impedire che i contenuti diventino virali.
O, viceversa, proprio per cavalcarne l’ondata di viralità.
È previsto anche un People’s Cabinet, un’iniziativa che riunisce esperti a livello nazionale con voci rappresentative delle comunità locali.
Il suo scopo principale è quello di analizzare l’agenda Trump e controbattere le notizie false e fuorvianti promulgate dall’amministrazione. Un’attenzione particolare sarà dedicata agli impatti delle politiche per le famiglie della working class americana.
A guidare questa nuova comunicazione dei democratici americani, assieme a Ken Martin e Roger Lou, rispettivamente presidente e direttore esecutivo del Dnc, ci sarà Tim Hogan.
Con oltre 15 anni di esperienza da comunicatore politico, ha diretto la campagna presidenziale della senatrice Amy Klobuchar nel 2020, ed è stato portavoce di Hillary Clinton nel 2016 con il programma Hillary for America.
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Tutti liberi su YouTube
Negli ultimi mesi, i democratici si stanno dimostrando più attenti ai nuovi media e chissà se Hogan è dietro alcune di queste scelte, particolarmente felici.
Il nome più in vista è quello di Gavin Newsom, governatore della California, che si sta distinguendo per un sapiente uso dei meme dopo i fatti di Los Angeles.
Oppure il senatore del New Jersey Cory Brooker, che – oltre ad aver tenuto il discorso più lungo della storia nel Senato degli Stati Uniti, 25 ore e cinque minuti – incoraggia i suoi follower ad andare su Twitch.
Gli esperti di comunicazione del partito sono stati tra i primi a incoraggiare la diffusione del Taco meme, acronimo che sta per “Trump always chickens out” e che si è diffuso in particolare in ambienti finanziari per riferirsi alla tendenza del presidente americano di fare marcia indietro sulle proprie scelte, una volta resosi conto delle conseguenze economiche negative.
Ma su YouTube la partita da giocare è ben più delicata.
Infatti, la piattaforma, che quest’anno ha compiuto vent’anni, si è da sempre distinta per un’attenta moderazione dei contenuti.
Di recente, sono state apportate modifiche silenziose alle linee guida, alcune delle quali prevedono che i moderatori non censurino contenuti che violano le regole di YouTube – ad esempio sull’uso di un linguaggio violento – se questi sono considerati di interesse pubblico.
Un cambiamento mai annunciato pubblicamente, ma svelato dal New York Times dopo aver guardato il materiale di formazione presente in azienda.
Su questa marcia indietro e sulla definizione di interesse pubblico si apre la vera partita.
“Riconoscendo che la definizione di interesse pubblico è in continua evoluzione, aggiorniamo le nostre linee guida”, ha detto la portavoce della piattaforma, Nicole Bell, specificando gli obiettivi per YouTube: “proteggere la libertà di espressione, mitigando al contempo i danni più gravi”.
E se torneranno a essere consentiti comizi, conversazioni e ogni altro contenuto politico – anche moderatamente offensivo – questa volta i democratici vogliono farsi trovare pronti, proprio a partire da Daily Blueprint.
Solo chiacchiere e distintivo
Per la nuova comunicazione dei democratici americani si presentano sfide notevoli.
Innanzitutto, come già dimostrato anche nella storia politica italiana, per larga parte della seconda repubblica, lo stile e l’agenda della comunicazione – anche e soprattutto quella dei suoi avversari politici – era dettata dall’ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.
L’opposizione, rimasta intrappolata a parlare quasi sempre e solo del fondatore di Forza Italia, spesso non è riuscita a definire i propri messaggi, a prescindere dal rivale.
È infatti molto difficile costruire un’identità chiara a partire dalle reazioni.
Anche il fact-checking in presa diretta, basato su argomentazioni razionali, sondaggi e dati, rischia di essere ignorato a favore di slogan roboanti e semplicistici.
C’è un ultimo punto davvero critico: i democratici americani rischiano di confondere la politica con la comunicazione politica.
Se il loro contenuto sarà diretto, come dichiarato, a evidenziare soltanto gli effetti negativi della politica vicina al movimento Make America Great Again, resterà un vuoto da colmare per portare gli elettori dalla propria parte.
Quel vuoto è la proposta politica. Senza una concreta visione di mondo, il gabinetto della guerra mediatica potrebbe non bastare.