La singolare comunicazione di Sam Altman sui nuovi media

Di il 08 Ottobre, 2025
Il fondatore di OpenAI ha una strategia precisa. Dialoga solo con alcune testate e quasi sempre in video interviste di lunga durata, sfruttando un'estetica vintage che sta funzionando
Foto copertina: Sam Altman all’evento TechCrunch Disrupt, a San Francisco nel 2019. Foto: Wikimedia Commons.

La comunicazione di Sam Altman ha delle modalità ricorrenti. Innanzitutto, è raro che si presti a interviste con i giornali, ma preferisce che siano loro a riprendere le sue dichiarazioni fatte altrove.

Sapere cosa pensa il cofondatore e amministratore delegato di OpenAI è semplice, se si sa dove cercarlo.

Lo schema è riconoscibile e costringe i giornalisti a rincorrere le sue apparizioni sui canali di streaming o gli eventi in presenza.

 

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Comunicazione di OpenAI

Il profilo Instagram di OpenAI è variegato: un paese delle meraviglie abitato da cani volanti e manga, che si alternano a video tutorial di influencer e kiwi al posto degli occhi.

Eppure, a fronte di oltre tre milioni di follower, le interazioni sono relativamente basse.

Non è chiara la strategia social di Hannah Wong, dal 2024 responsabile della comunicazione dell’azienda tech, ma sui social c’è del lavoro da fare, anche secondo Altman.

Prima del suo ruolo attuale, Wong lavorava ad Apple. Oggi gestisce un team di oltre cinquanta persone che chiama “T-shaped”. Chiede quindi ai suoi dipendenti di avere una panoramica del contesto globale, ma esige anche una profonda conoscenza specifica sulla propria area di competenza.

Il suo compito non è facile.

OpenAI si trova a dover spiegare le nuove tecnologie anche per i non specialisti, mentre deve anche accontentare gli esperti tech, oltre a quelli legali, i filosofi e gli investitori.

Di recente, l’azienda ha spinto molto sulla narrazione di ChatGpt come di un alleato, ad esempio con la pubblicità in diretta al Super Bowl.

La notizia di agosto è la partnership con Omnicom Media Group’s Phd, a cui ha fatto seguito nello stesso mese una campagna pubblicitaria, gestita invece dall’agenzia Isle of Any, che si è distinta per la sua emotività.

Nonostante il lavoro di Wong, è impossibile scindere OpenAI dal volto del suo ad. Per questo, la strategia scelta è stata quella di mandare Altman fuori nel mondo a raccontare e difendere la sua creazione.

Sul canale di OpenAI, in estate, è iniziata la promozione del podcast ufficiale dell’azienda e il lancio è stato affidato proprio ad Altman.

La frequenza di uscita del podcast, che ha visto ospite anche il Chief Operation Officer di OpenAI, Brad Lightcap, si è già ridotta.

Non è scesa, invece, la frequenza con cui Altman interviene in altri show su YouTube e su altre piattaforme.

Appassionato di podcast

Cercare Altman su Google Notizie è infruttuoso: si susseguono articoli che riportano quello che l’ad ha detto in altri posti.

Occorre invece scandagliare i podcast, generalisti e di settore.

Infatti, se nella ricerca si cambia alla categoria Video, l’elenco si allunga.

Conferenze, conversazioni in studio, momenti in cui Altman si dedica per oltre mezz’ora a parlare del futuro dell’IA, ma anche di temi più alti, come filosofia e società, lasciandosi andare anche alle emozioni.

La sua conversazione con Tucker Carlson è stata ripresa dalle maggiori testate e le sue apparizioni hanno centinaia di migliaia di visualizzazioni.

È improbabile vedere Altman negli studi di qualche canale televisivo tradizionale, dove anche i suoi collegamenti sono sporadici e generalmente legati a nuovi lanci, come per il programma Mornings with Maria di Fox Business.

Neanche al Time, che lo ha eletto tra le 100 persone più influenti del mondo nel 2025, Altman ha rilasciato dichiarazioni.

Altman e i giornali

A una prima lettura, questo sembrerebbe segnalare un’ostilità verso i giornali, ma in realtà non è così.

A un’analisi più accurata, si possono evidenziare due caratteristiche della sua esposizione mediatica.

Innanzitutto, sceglie soprattutto testate di settore. Risponde ai cronisti di The Verge, Bloomberg, Business Insider, Axios e la sezione Hard Fork del New York Times.

Di recente, la video intervista rilasciata a Mathias Döpfner, ad di Axel Springer – gruppo editoriale tedesco che con l’IA sta costruendo un rapporto di collaborazione e innovazione – ha fatto il giro del mondo ed è stata ripresa da diverse testate.

Perché la seconda caratteristica della comunicazione di Sam Altman è, in realtà, uno spirito molto vintage.

la comunicazione di Sam altman

Sam Altman al TechCrunch Disrupt NY 2014. Foto: Flickr.

One-man show

Uno dei padri dell’IA non usa i social.

L'”epicentro dello zeitgeist della Silicon Valley”, così definito da Peter Thiel, è riservato sulla sua vita personale e privata.

Infatti, sarebbe stato Oliver Mulherin, marito di Altman, a far trapelare qualche immagine del loro matrimonio sui social lo scorso anno.

Per questo, ci sono molte aspettative sul libro in uscita di Keach Hagen, giornalista del Wall Street Journal – una di quelle testate con cui Altman di solito non parla. È una biografia non autorizzata dal titolo Sam Altman l’ottimista. OpenAI e l’invenzione del futuro.

Altman ha però un suo blog, un diario online, il formato più vintage di Internet, su cui ha il pieno controllo e può usare le parole che preferisce.

Nonostante l’apparente distanza tra le frequenti apparizioni in video e uno strumento obsoleto come il podcast, il suo utilizzo è coerente con la strategia della comunicazione di Sam Altman e dell’azienda che dirige.

Infatti, optando per il video, il leader di OpenAI sceglie l’incontro, il faccia a faccia di persona.

Sembra essere lo strumento espressivo che è capace di gestire meglio: due poltrone, un tavolino e un ambiente spesso accogliente.

Nei podcast, come nel suo blog, Altman vuole avere tempo.

Una dinamica simile accade agli eventi in cui partecipa, tra cui anche l’Italian Tech Week del 2024. In queste occasioni ha infatti a disposizione molto spazio per spiegarsi e avere la possibilità di rettifica.

Non da ultimo, conta anche la componente fisica ed espressiva.

Attraverso il video, Altman fa leva su un certo physique du rôle che lo ritrae pensoso e assorto, con un’estetica comunicativa riconoscibile anche nelle sue scelte d’abito e nella palette che valorizza gli occhi cerulei.

In una strana mistura di futurismo e tradizione, per la sua comunicazione Altman ha fatto delle scelte ben precise, che dalla carta stampata virano sul mondo della conversazione salottiera, in un Idra dandy-tech-nerd che funziona.

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Ludovica Taurisano
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Ludovica Taurisano è dottoranda di ricerca in Global History and Governance per la Scuola Superiore Meridionale di Napoli, con un progetto di ricerca sull’editoria popolare e l’informazione politica negli anni Sessanta e Settanta. Con una formazione in teoria e comunicazione politica, si è occupata di processi di costruzione dell’opinione pubblica; ha collaborato con l’Osservatorio sulla Democrazia e l’Osservatorio sul Futuro dell’Editoria di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli. Oggi è Program Manager per The European House – Ambrosetti. Scrive di politica e arti performative per Birdmen Magazine, Maremosso, Triennale Milano, il Foglio, Altre Velocità e chiunque glielo chieda. Ogni tanto fa anche cose sul palco.