Papa Leone IV è pop

Di il 06 Dicembre, 2025
Dal toto-conclave al Giubileo dei Giovani, la comunicazione della Chiesa si sta trasformando, correndo anche il rischio di ricevere delle critiche.
Foto copertina: Papa Leone XIV davanti ai giornalisti poco dopo la sua elezione. Fonte: Flickr.

La comunicazione della Chiesa si rinnova ancora.

Come riporta il Financial Times, in Slovacchia, davanti alla cattedrale di Košice, migliaia di giovani hanno ricevuto la benedizione da parte di Papa Leo XIV.

Il rituale è avvenuto tramite videomessaggio e ha consentito al papa di rivolgersi direttamente ai più giovani, un target che già il suo predecessore, papa Francesco, aveva privilegiato.

Ma non finisce qui.

Pezzi della benedizione sono diventati un vero e proprio dj set.

La svolta comunicativa del Vaticano

Lo scorso maggio, alla morte di Papa Francesco, le interazioni social hanno superato i 139 milioni, mentre si svolgeva un toto-conclave su X, fatto di scommesse e analisi del “sentiment” sui candidati.

Anche se né il cardinale ungherese Péter Erdő, né l’arcivescovo di Marsiglia Jean Marc Aveline, i più seguiti e attivi sui social, sono stati eletti, il fenomeno è indicativo del fatto che esistono dei momenti più “pop” anche per un’istituzione come la Chiesa cattolica.

Le ricerche su Google e le interazioni sui social della Chiesa sono aumentate considerevolmente, seppure per un appuntamento molto raro come quello dell’elezione di un nuovo pontefice.

Contestualmente, anche il Giubileo è stata un’occasione per potenziare la comunicazione della Chiesa su un target diverso.

Definito infatti la “Woodstock del Papa”, il Giubileo dei Giovani è stato il momento di svolta in cui il Vaticano ha legittimato gli influencer cattolici come mezzo di comunicazione.

C’è stato persino un momento dedicato a missionari digitali e influencer cattolici, durante il quale il cardinale Pietro Parolin ha incontrato – tra gli altri – gli influencer Nicola Campo, Michael Mattarucco e Pietro Calore, conosciuto su Instagram come @fantascienza_cattolica.

In modo audace, il Telegraph ha persino titolato: “Il Vaticano si rivolge ai preti hot per diffondere la fede”.

“Credo che non abbiate bisogno di incoraggiamento. Siete molto motivati”, ha detto il cardinale in un contenuto social.

Quest’estate, il Vaticano ha riunito 1.000 “missionari digitali e influencer cattolici” internazionali, molti ventenni, per discutere del proselitismo online.

 

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Una Chiesa per i giovani

In realtà, la comunicazione della Chiesa è inserita in un progetto ben più ambizioso, che è quello di avvicinare i giovani alla fede.

Ma, si spera, questi non sono soltanto sui social, ma anche in contesti pubblici e di condivisione, come una piazza.

Infatti, Papa Leo XIV ha inviato un videomessaggio i cui frammento sono poi stati mixati da Padre Guilherme Peixoto, sacerdote portoghese diventato DJ.

Le scene dei fedeli che ballavano sono diventate poi virali sui social.

I giornali internazionali parlano di un Pop(e) Leo, un papa-pop, che a quanto pare sta suscitando consenso per via di una miscela di tradizione e modernità, di Apple Watch e sacre letture, e di un sorriso particolarmente affabile.

Come si legge sul Financial Times,  Miles Pattenden, storico dell’Università di Oxford che studia la Chiesa cattolica, ha affermato che “La Gen Z è molto più aperta alla religione” delle generazioni precedenti, perché “cercano ordine e significato, non semplicemente materialismo”.

Giovani che pregano in Chiesa. Fonte: Pexels.

Qualche rischio in più

La strategia di comunicazione della Chiesa sta, secondo alcuni, correndo dei rischi.

C’è chi ha parlato di una benedizione in stile rave, riferendosi più ampiamente ai fenomeni delle cosiddette discoteche silenziose nel Regno Unito, dove le persone si sono riunite per ballare con la musica in cuffia.

Sarebbe però riduttivo pensare al videomessaggio di Papa Leone XIV in Slovacchia esclusivamente come a un ben architettato momento social.

Sebbene i video abbiano poi fatto impazzire gli algoritmi, la loro forza sta nel fatto che riprendevano persone insieme in un momento di condivisione gioiosa e profonda.

In questa ottica, i social smettono di essere il fine e tornano a essere uno strumento.

Accettando di riunire, in questi tempi ibridi, una benedizione sacra e un rituale laico e altrettanto antico come la danza.

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Ludovica Taurisano
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Ludovica Taurisano è dottoranda di ricerca in Global History and Governance per la Scuola Superiore Meridionale di Napoli, con un progetto di ricerca sull’editoria popolare e l’informazione politica negli anni Sessanta e Settanta. Con una formazione in teoria e comunicazione politica, si è occupata di processi di costruzione dell’opinione pubblica; ha collaborato con l’Osservatorio sulla Democrazia e l’Osservatorio sul Futuro dell’Editoria di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli. Oggi è Program Manager per The European House – Ambrosetti. Scrive di politica e arti performative per Birdmen Magazine, Maremosso, Triennale Milano, il Foglio, Altre Velocità e chiunque glielo chieda. Ogni tanto fa anche cose sul palco.