L’ennesima proroga sul ban di TikTok in vista di un accordo con Pechino (e Oracle)

Di il 17 Settembre, 2025
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Il nuovo ordine esecutivo di Trump per evitare il divieto della piattaforma nel Paese fino a dicembre potrebbe coincidere con un'intesa definitiva con Pechino. Ma restano i dubbi sull'algoritmo dell'app
Foto copertina: Pexels.

Il quarto ordine esecutivo firmato dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump per evitare la chiusura di TikTok nel Paese potrebbe essere l’ultimo.

L’ennesima proroga garantisce al social media cinese di restare attivo fino al 16 dicembre e sembra preparare il terreno a finalizzare l’accordo con Pechino sul futuro dell’app per gli utenti americani.

L’intesa fra le due controparti, sottolinea il Wall Street Journal, appare vicina e prevede la creazione di una nuova società le cui quote sarebbero detenute all’80% da un consorzio di investitori statunitensi.

Tra questi spicca, in primo luogo, Oracle – attuale fornitore dei servizi cloud per i dati dei circa 170 milioni di utenti statunitensi –, insieme al fondo di private equity Silver Lake e alla società di venture capital Andreessen Horowitz, oltre agli azionisti americani in ByteDance, come Susquehanna International, KKR e General Atlantic.

Il restante 20% resterebbe in mano a ByteDance e ad altri soci di minoranza cinesi.

Questo assetto si rispecchierebbe anche nella composizione del consiglio di amministrazione, che dovrebbe essere in maggioranza statunitense, con un membro designato dalla Casa Bianca.

Free Flickr_President Trump at the G20President Donald J. Trump joins Xi Jinping, President of the People’s Republic of China, at the start of their bilateral meeting Saturday, June 29, 2019, at the G20 Japan Summit in Osaka, Japan. ( Official White House Photo by Shealah Craighead)

Donald Trump, 45esimo e 47esimo presidente degli Stati Uniti, e Xi Jinping, presidente della Repubblica Popolare Cinese, durante un incontro bilaterale al G20 di Osaka, in Giappone, nel 2019. Foto: Flickr.

Questione algoritmo

I primi dettagli sul possibile accordo – quasi raggiunto, secondo Trump – sono il frutto delle discussioni avvenute negli ultimi giorni a Madrid, nell’ambito di negoziazioni commerciali più ampie tra Stati Uniti e Cina.

Tra i volti noti dell’amministrazione Trump figurano Scott Bessent, segretario del Tesoro, e Jamieson Greer, rappresentante al Commercio di Washington, mentre presiede la delegazione di Pechino il vicepresidente cinese He Lifeng, insieme a Li Chenggang, capo negoziatore del commercio internazionale, e Wang Jintao vicedirettore dell’autorità per il cyberspazio.

È stato proprio Wang Jintao, scrive il Wall Street Journal, a chiarire il tema più spinoso sull’intesa per il ramo statunitense di TikTok.

L’utilizzo e la cessione agli americani dell’algoritmo dell’app, considerato tra i più efficienti nel panorama social per la capacità di offrire video scelti su misura per ogni utente, restano infatti al centro della contesa.

Il delegato cinese ha dichiarato che Pechino sarebbe aperta a “concedere in licenza l’utilizzo dell’algoritmo di TikTok e di altri diritti di proprietà intellettuale”.

Il ramo statunitense del social media varrebbe circa 50 miliardi di dollari senza l’algoritmo, mentre aumenterebbe di oltre quattro volte includendolo nel pacchetto.

La situazione, però, è meno definita e trasparente di quanto sembri.

Secondo il Wall Street Journal, infatti, la legge statunitense prevede che gli algoritmi siano creati e gestiti da ingegneri statunitensi, per evitare l’influenza cinese.

Eppure, evidenzia il Financial Times, non è chiaro se e in che misura un accordo di licenza consentirebbe a ByteDance, la società sviluppatrice di TikTok, di mantenere il controllo dell’algoritmo negli Stati Uniti.

Un investitore di ByteDance, rimasto anonimo e interpellato dal quotidiano londinese, ha affermato che la nuova entità statunitense del social utilizzerebbe almeno in parte il modello cinese, addestrandolo sui dati degli utenti americani.

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Foto: Canva.

Per la gente

A molti utenti statunitensi di TikTok i termini commerciali, legali e tecnologici del possibile accordo interessano poco.

Quello che conta per loro è continuare a usare la piattaforma che ha fatto la fortuna di migliaia di content creator.

ByteDance sostiene di aver contribuito per 24,2 miliardi di dollari al Pil degli Stati Uniti nel 2023, attraverso pubblicità, marketing e traffico organico, aiutando soprattutto piccole e medie imprese a crescere.

A questi si aggiungerebbero altri 8,5 miliardi di dollari generati dalle operazioni di TikTok nel Paese.

Se l’intesa di massima raggiunta a Pechino venisse confermata venerdì 19 settembre – giorno in cui Trump dovrebbe parlare con il presidente cinese Xi Jinping per formalizzare l’accordo –, gli utenti americani dovranno comunque abituarsi a una serie di cambiamenti.

Il primo, il più evidente, riguarderebbe il passaggio a una nuova app.

In più, in attesa di conoscere se la TikTok americana utilizzerà ancora l’algoritmo di proprietà di ByteDance, è noto che, secondo i negoziati, le informazioni personali degli iscritti statunitensi sarebbero gestite da Oracle nelle proprie infrastrutture in Texas.

Queste sono le indicazioni disponibili al momento ma, come insegnano i precedenti episodi della vicenda, tutto potrebbe cambiare di nuovo da un momento all’altro.

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Francesco Puggioni
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Journalist writing on European politics, tech, and music. Bylines in StartupItalia, La Stampa, and La Repubblica. From Bologna to Milan, now drumming and writing in London.

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