Da Search ad answer, l’IA di Google fa calare il traffico sui siti dei giornali

Di il 11 Giugno, 2025
google canva
Scendono le visite online verso i siti di notizie a partire da ricerche organiche sui motori di ricerca. L'intelligenza artificiale sta cambiando il modo in cui gli utenti cercano le informazioni in rete

Il Wall Street Journal ha reso noti i primi dati disponibili sui cambiamenti del traffico sui siti di giornali e testate.

Da queste informazioni sembra che i timori degli editori fossero fondati.

Come previsto, l’intelligenza artificiale – per ora più di Google che ChatGpt – ha trasformato il modo in cui le persone si informano online, creando un nuovo problema per i media tradizionali.

Quando è stato lanciato AI Mode di Google, non tutti puntavano che potesse avere successo in maniera così rapida.

Molti hanno inizialmente criticato l’azienda di Mountain View, sottolineando i difetti e le limitazioni del nuovo servizio, spesso considerato non adatto per l’utilizzo su larga scala da parte del pubblico.

I dati forniti da Similarweb hanno però smentito le aspettative e aperto una nuova stagione di crisi per gli editori online.

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La sede del New York Times a Manhattan. Foto: Wikimedia Commons.

Contavo su di te

Inizialmente si pensava che i chatbot avessero la capacità di aumentare il flusso di visite verso siti esterni. Credenza che però è stata sconfessata presto.

Negli ultimi tre anni – da aprile 2022 ad aprile 2025 – sia l’Huffington Post sia il Washington Post hanno perso circa il 50% del traffico proveniente dai motori di ricerca.

In un lasso di tempo simile, Business Insider ha perso più della metà dei visitatori, obbligando l’editore a tagliare il 21% della forza lavoro, in una stagione di licenziamenti e stagnazione del mercato del lavoro nel mondo dei media.

Anche colossi dell’informazione come il Wall Street Journal e il New York Times non sono immuni da questo trend.

Il quotidiano di New York infatti ha visto scendere la quota del suo traffico online proveniente da motori di ricerca dal 44% nel 2022 al 36%.

Secondo l’amministratore delegato di The Atlantic, Nicholas Thompson, il suo quotidiano online vedrà una costante decrescita delle visite, fino a raggiungere lo zero.

Uno per tutti

Questa crisi è data dal fatto che ormai, nonostante gli iniziali problemi nel comunicare le notizie, i chatbot hanno sviluppato una capacità notevole nel raccogliere informazioni e fornire riassunti efficaci e dettagliati.

In questo modo, gli utenti della rete non hanno più bisogno di visitare diverse pagine e fare ricerche approfondite su Google, ma trovano tutto ciò di cui hanno bisogno in una singola pagina: quella dell’assistente IA.

Questo ha portato la stessa Google a prendere una decisione fondamentale: reinventarsi e trasformarsi da motore di ricerca a fornitore di risposte, scavalcando gli editori e i giornali.

Google AI with magnifying glass

Immagine: Wikimedia Commons.

Peccato originale

Negli ultimi anni il gruppo di Mountain View ha riconosciuto una sempre più alta competizione proveniente dalle aziende di intelligenza artificiale e nuovi social media come Tik Tok.

Gli inserzionisti pubblicitari hanno cominciato a puntare forte sulla piattaforma di ByteDance, provocando un esodo dal motore di ricerca che ha visto i propri profitti abbassarsi.

In più sempre più utenti di Google preferiscono utilizzare i chatbot per cercare informazioni e notizie, facendo decrescere il traffico online e le ricerche sul motore di ricerca.

Fra tutti, il rivale maggiore al momento è Perplexity, motore di ricerca fondato da Jeff Bezos e basato sull’IA che sta aumentando la quantità di pubblicità sulla propria piattaforma.

Dopo alcune sfide e difetti iniziali, l’azienda guidata da Sundar Pichai, amministratore delegato di Alphabet, ha deciso di puntare forte sull’ottimizzazione di ricerca, AI Overviews e poi AI Mode.

Passando dall’essere custode dell’informazione online a produttore di contenuti.

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La sede di Le Monde a Parigi. Foto: Wikimedia Commons.

Nuovo modello di business

Per rispondere a questo problema, gli editori hanno bisogno di costruire una strategia di vendita per ottenere nuove entrate, con cui rimediare al crollo del traffico online.

Molti giornali, tra cui, in Europa, il Financial Times, il Guardian, Le Monde e, in Italia, il gruppo Gedi, stanno costruendo partnership ed accordi con OpenAI e altre aziende di IA.

Tuttavia potrebbe non essere sufficiente, poiché servirebbe creare un vero e proprio nuovo modello di business per far sopravvivere i media tradizionali.

In questo, il quotidiano statunitense Politico si è posizionato bene.

A settembre ha annunciato la creazione di un nuovo servizio per usufruire dei propri prodotti editoriali.

Gli abbonati alla piattaforma premium, Politico Pro, hanno la possibilità di sfruttare un innovativo sistema di ricerca e sintesi di notizie creato in collaborazione con Capitol AI, start-up dietro alla quale c’è Y Combinator.

La cosa interessante dietro questa partnership è che Politico ha deciso di non fermarsi a fornire i propri testi ai chatbot per allenarsi e creare risposte.

Ha deciso di integrare l’intelligenza artificiale all’interno del proprio sito, per ottimizzare i contenuti e valorizzare l’abbonamento alla piattaforma.

Il futuro dell’editoria potrebbe passare anche da accordi simili.

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