L’impatto, ancora lieve, dell’IA sul giornalismo

Di il 15 Maggio, 2025
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Uno studio dell'Università di Copenhagen e Chicago ha rilevato che, al momento, gli effetti sul tempo guadagnato e sulla remunerazione sono ancora irrilevanti per le redazioni danesi

Secondo uno studio dell’Università di Chicago e Copenhagen, l’impatto dell’intelligenza artificiale sul giornalismo potrebbe essere meno profondo di quanto pronosticato fino ad ora.

Lo studio, intitolato Large Language Models, Small Labor Market Effects, ha analizzato gli impatti dell’introduzione dell’IA generativa su alcuni settori di mercato, intervistando circa 25mila persone in Danimarca tra il 2023 e il 2024, diffuse tra settemila luoghi di lavoro.

La ricerca si è focalizzata sui settori che potrebbero essere più esposti alla nuova tecnologia: tra analisti finanziari e professionisti delle risorse umane, sviluppatori ed esperti legati, ci sono anche i giornalisti.

Anders Humlum, professore associato di Economia all’Università di Chicago, ha confermato la diffusa adozione dell’IA nel giornalismo in Danimarca.

Ha dichiarato a Press Gazette che sono proprio le redazioni a incoraggiare questi utilizzi, provvedendo anche alla formazione e a un investimento su versioni a pagamento.

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Foto: Flickr.

IA danese

Ma qual è il punto di vista sull’IA nel giornalismo in Danimarca?

La ricerca ha confermato che i giornalisti stanno già adottando gli strumenti dell’IA nelle redazioni, anche su incoraggiamento delle testate stesse.

Oltre la metà ha raccontato che la redazione investe in modelli di chatbot interni e più del 40% ha confermato di aver ricevuto una formazione specifica.

Circa il 10% ha dichiarato di essere soddisfatto e aver visto dei miglioramenti nello svolgere la professione con il supporto dell’IA – una percentuale che cresce all’aumentare dell’investimento sugli strumenti di intelligenza artificiale da parte dei datori di lavoro.

I giornalisti usano l’IA soprattutto per una fase di ricognizione delle idee, quindi per stilare una prima bozza di articoli – soprattutto sintesi o notizie dell’ultima ora – oppure per sintetizzare del materiale e trascrivere interviste.

Il tempo guadagnato, però, è di pochi minuti al giorno, cioè poco meno del 3% del totale delle ore lavorate.

L’80% degli intervistati usa quei minuti recuperati per svolgere nuovi compiti, mentre il resto lo usa per migliorare il progetto stesso su cui sta lavorando.

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Grafici: Large Language Models, Small Labor Market Effects, University of Chicago, Becker Friedman Institute for Economics Working Paper No. 2025-56.

Meglio astenersi

Non tutti sono daccordo con questi esiti.

Un’altra ricerca di Pressat su duemila giornalisti da vari Paesi ha registrato che oltre il 50% di questi teme che l’IA generativa possa soppiantare il loro lavoro.

Ma per la ricerca delle due università danese e statunitense, basata sulla raccolta delle esperienze sull’introduzione dell’IA nel giornalismo in Danimarca, questa narrazione sulla trasformazione del mercato sembra esagerata, almeno per ora.

Al momento, l’impatto economico è quasi pari a zero, secondo l’indagine.

Con questo, si intende che anche gli incrementi in produttività rilevati non si sono quasi mai tradotti in aumenti remunerativi.

Si tratta, in ogni caso, di un ritratto molto specifico nel tempo e nello spazio.

L’IA si sta sviluppando a ritmi molto accelerati e occorrerà ancora qualche tempo affinché anche i lavoratori possano integrarla efficacemente nel proprio lavoro.

Questo adattamento dipende in larga misura dalla cultura aziendale e dalle risorse dei diversi paesi.

Se questa rivoluzione tecnologica sarà anche antropologica, lo si vedrà tra molto tempo. Nel frattempo, monitorare la situazione con i dati è un’ottima scelta.

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Ludovica Taurisano è dottoranda di ricerca in Global History and Governance per la Scuola Superiore Meridionale di Napoli, con un progetto di ricerca sull’editoria popolare e l’informazione politica negli anni Sessanta e Settanta. Con una formazione in teoria e comunicazione politica, si è occupata di processi di costruzione dell’opinione pubblica; ha collaborato con l’Osservatorio sulla Democrazia e l’Osservatorio sul Futuro dell’Editoria di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli. Oggi è Program Manager per The European House – Ambrosetti. Scrive di politica e arti performative per Birdmen Magazine, Maremosso, Triennale Milano, il Foglio, Altre Velocità e chiunque glielo chieda. Ogni tanto fa anche cose sul palco.