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Monique Hinton, youtuber da oltre un milione di follower, ha mostrato come sia possibile creare video con pochissimo sforzo: testi di canzoncine generati da ChatGPT, animazioni colorate prodotte da software di intelligenza artificiale, e un risultato pronto per monetizzare. “Devi fare solo il 5% del lavoro, perché l’AI fa il resto”, ha dichiarato in un articolo su Bloomberg.
Questi contenuti, definiti “AI slop” — ovvero video di bassa qualità, ripetitivi e privi di reale valore educativo — stanno invadendo YouTube e YouTube Kids, rivolgendosi a un pubblico sempre più giovane.
Secondo una ricerca del Pew Research Center di ottobre 2025, il 60% dei genitori statunitensi con figli sotto i 2 anni dichiara che i bambini guardano YouTube e oltre un terzo lo fa quotidianamente mentre l’American Academy of Pediatrics sconsiglia fortemente l’esposizione ai media sotto i 18 mesi, salvo videochiamate, e di limitarla fortemente fino ai 2 anni.
Un gap che, almeno per il momento, sembra essere incolmabile. Ma quali sono gli effetti reali che l’esposizione a video di questo tipo hanno sul cervello dei più piccoli?
Gli effetti indesiderati sui bambini
Non sono pochi gli studi condotti da medici e ricercatori che sollevano una serie di allarmi, più o meno gravi, sugli effetti che l’esposizione a questo tipo di contenuti hanno nello sviluppo dei più piccoli.
Secondo un’analisi recente diffusa da Daily Dot, gli esperti temono che l’AI slop possa “alterare la percezione della realtà” nei bambini, che non distinguono tra ciò che è reale e ciò che è artificiale. Leggendo il Men’s Journal, emerge che l’esposizione precoce a contenuti generati dall’intelligenza artificiale può “riscrivere le connessioni cerebrali” e distorcere la comprensione del vero e del falso.
Ma i creator non si lasciano scappare alcuna occasione e, da un articolo pubblicato sull’Indian Express, sfruttano il pubblico dei più piccoli per guadagni facili, producendo video a basso costo e, allo stesso tempo, ad alto profitto. L’Osservatorio OECD.AI segnala il fenomeno come “incidente” di rischio sociale, con potenziali danni allo sviluppo infantile.

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La replica di YouTube
Intanto YouTube, piattaforma “incriminata” come la più seguita dai bambini piccoli, si difende e afferma che i suoi algoritmi penalizzano contenuti di bassa qualità e che non tutti i video generati dall’intelligenza artificiale sono di scarsa qualità.
Secondo Nicole Bell, portavoce di YouTube, l’azienda punta a far emergere contenuti di qualità e a rafforzare i controlli su YouTube Kids.
Tuttavia, la realtà mostra che molti video “junk” continuano a circolare, sfruttando le falle del sistema.
Insomma, l’AI slop è diventato un caso di studio per chi lavora nel campo della comunicazione.
In particolare, si indaga sulle strategie di monetizzazione e su come i creator insegnino a guadagnare con contenuti AI per bambini, trasformando l’educazione in business.
Presentare un video come “educativo” quando non lo è trae in inganno e la cosa peggiore è che a farne le spese sono proprio i più piccoli.
Intanto, il ruolo dei genitori diventa fondamentale mentre la difficoltà nel distinguere contenuti autentici da quelli generati dall’AI rende la supervisione e il controllo sempre più complesso.




